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mercoledì 22 febbraio 2012

Franco Cardini: le radici cristiane dell'Europa.

di  A. Lalomia


Come ho ricordato qualche giorno fa, il 21 gennaio 2012 Franco Cardini ha preso parte, con un intervento di due h che si può ascoltare qui, al corso multidisciplinare "Perché non possiamo non dirci cristiani. Radici cristiane e destino laico dell'Europa." promosso dalla Diocesi di Como.
La lezione di Cardini, dal titolo  "Le radici cristiane della civiltà europea", era stata preceduta, il giorno prima, da un'intervista  al  "Settimanale", periodico della stessa Diocesi.
Due occasioni straordinarie per venire a contatto con una figura che onora la cultura italiana, per la
straordinaria erudizione, la logica serrata, la chiarezza del linguaggio e la sincerità con cui esprime il suo pensiero anche su vicende di attualità  (un elemento, quest'ultimo, non comune rispetto ad una parte almeno del mondo accademico).
Nell'intervista, Cardini parla non soltanto del tema citato nel titolo di questo post 1, ma anche dell' Europa di oggi e del futuro 2 ; dell'assenza di una politica scolastica comune che formi dei veri cittadini europei, uniti tra loro dagli stessi principi ed interessi 3 ; della 'primavera araba' e degli imponenti fenomeni migratori che interessano anche il nostro Paese e che secondo alcuni minacciano la nostra identità 4 ; del dialogo tra cattolici e musulmani 5 ; del suo ultimo libro "Il Turco a Vienna" 6 .
Vorrei concludere questo post proponendo una lezione dello storico fiorentino, svolta nell'ambito delle Vacances de l'Esprit, sui rapporti tra il mondo cristiano e l'Islam, con ricche annotazioni di carattere lessicale su termini che in genere si ritiene di conoscere, ma che invece, come Cardini dimostra, vanno specificati e interpretati nel loro giusto significato.



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Note
 1  "[...] è forse scorretto affermare restrittivamente che “le radici culturali d’Europa sono cristiane”: si dovrebbe dire che “tra le radici culturali d’Europa, quelle cristiane (e oggi bisogna guardare non solo alla tradizione occidentale, latina, ma anche a quella orientale, ortodossa: i “due polmoni d’Europa, li ha definiti il grande Giovanni Paolo II)  sono essenziali, primarie e irrinunziabili”. In questo senso, oggi, va riletto il “manifesto romantico” Christenheit oder Europa di Novalis.  Negare tutto ciò è irragionevole e fazioso: irragionevolezza e faziosità, sovente d’origine anticlericale-anticattolica, che si è purtroppo affermata in quanti hanno impedito che la menzione delle “radici cristiane d’Europa” figurasse nella Carta Europea."


2   "Oggi constato il fallimento dell’Eurolandia, che ci ha dato una moneta comune (obiettivo in sé ottimo, ma che non era primario rispetto all’unità politica e all’indipendenza continentale) ma non ci ha dotati di una coscienza civile comunitaria, di un “patriottismo europeo. [...]  La “casa comune europea” è stata costruita cominciando dal tetto, la moneta unica gestita da una Banca Centrale che è privata, non pubblica, sottratta quindi al controllo del popolo europeo e in balìa di forze economico-finanziarie incontrollate e in parte perfino sconosciute. Ecco perché, lo dico con rabbia e con dolore, l’Europa “unita” nata negli Anni Cinquanta è stata una falsa partenza." 

3  "L’Unione Europea attuale è un’unione di stati, non di popoli né di nazioni; essa è subordinata alla gestione dell’euro, la moneta unica pilotata da un organo a conduzione privata, la Banca Centrale Europea. Si è detto che l’Europa è un gigante economico-finanziario e un nano politico;  non possiede né una politica estera, né un’indipendenza militare (il territorio europeo è controllato non solo dalle basi NATO, ma addirittura da quelle direttamente ed esclusivamente statunitensi: quindi, da forse extraeuropee). La cartina di tornasole di questa Eurolandia, che non è ancora – e che di questo passo non sarà mai  - l’Europa unita, è la mancata nascita di una base didattico-educativa comune nei paesi aderenti all’Unione: i giovanissimi europei non studiano una storia europea comune, conoscono una bandiera e un inno (che però non accompagna alle note beethoveniane dell’Ode alla Gioia di Schiller un testo che esprima comuni valori condivisi e adatti alla situazione contemporanea"


4  "Ai fautori della “identità ad ogni costo”, bisogna ricordare che le identità sono sempre relative, imperfette e dinamiche: e che pertanto debbono generazionalmente rinnovarsi puntando sulla tradizione e sulla continuità che sono essenziali, ma che vanno coniugate con il “cambiamento sostenibile”. Ai “tradizionalisti”, bisogna ricordare che “tradizione” e “conservazione” non sono valori  simili, bensì incompatibili. La tradizione è un valore vivo e dinamico: implica il cambiamento, ne ha bisogno. Altrimenti muore. Ai “progressisti-innovatori” ad ogni costo va ricordato che una memoria disordinata (cioè non ricondotta a valori sotrico-culturali) non serve a nulla, ma che senza memoria non esistiamo." 


 "Oggi nell’Islam esiste un nuovo, inedito anticristianesimo che si va diffondendo con caratteri anche di violenza, come si vede in Asia e in Africa: ma non bisogna dimenticare che in gran parte tale atteggiamento è determinato dal fatto che i propagandisti fondamentalisti hanno fatto credere a molta gente che i cristiani siano obiettivamente solidali con “l’Occidente”, cioè con gli eserciti che invadono i loro paesi e le lobbies che ne sfruttano materie prime ed economia.  Quanto a molti “occidentali”, il loro antislamismo fatto d’ignoranza e di pregiudizio si nasconde dietro il fantasma della “reciprocità”. Si dice: i musulmani saranno liberi di costruire le loro moschee in paese cristiano (o formalmente tale) quando i cristiani saranno liberi di costruire chiese nei paesi musulmani."


6  "Questo libro è quindi anche la storia della complessità sia del mondo cristiano sia di quello musulmano, in sé e nei loro reciproci rapporti, al di là degli schemi troppo facili  e strumentali dello “scontro di civiltà”. E’ anche una storia di come si giunse a quell’autentica “fase critica” della Modernità – una “crisi di coscienza”, è stato detto – che si verificò nella cultura europea tra fine Seicento e primi anni del Settecento e che fu una pagina fondamentale della svolta che accelerò il “processo di secolarizzazione”. E’ un paradosso che tale processo abbia preso l’avvìo proprio da una “crociata”. "
Sul  "Turco a Vienna", cfr. la pagina  "Libri consigliati"  di questo blog.