La montagna, per ora, ha partorito il topolino. Ha un bel dire il ministro Giannini che “gli edifici sono tutti sicuri, e soprattutto da oggi“, dopo che l’anagrafe per l’edilizia scolastica è ai nastri di partenza. Per quanto sembri ardito affermare che la totalità delle scuole italiane sia a prova di crollo, non è nemmeno del tutto vero che l’anagrafe per l’edilizia scolastica sia operativa.
Prima di tutto qualche dato: l’anagrafe ha censito 42.292 edifici scolastici, di cui 33.825 attivi e 8.450 non attivi, non adibiti cioè ad attività connesse, mentre 17 risultano non attivi per calamità naturali. Il 55% è stato costruito prima del 1976 e il 50% prima del 1971, anno di entrata in vigore dell’obbligo di certificazione del collaudo statico, motivo per cui solo il 49% possiede tale certificato, mentre il 48% degli edifici non ha potuto fornire l’attestato di agibilità, e questo è un dato che deve far riflettere e indurre il ministero a un monitoraggio serrato nei confronti di circa metà degli istituti sul territorio.
Insomma in Italia risultano 8.450 edifici scolastici non in funzione perché in ristrutturazione, dismessi, o in costruzione e ancora poche risultano le scuole con le certificazioni in ordine.
La storia dell’anagrafe per l’edilizia scolastica parte 19 anni fa: legge n. 23 del 1996, verrebbe da dire una delle più disattese della storia repubblicana. “Il ministero – si legge al quinto comma –della Pubblica istruzione realizza e cura l’aggiornamento, nell’ambito del proprio sistema informativo e con la collaborazione degli enti locali interessati, di un’anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del patrimonio edilizio scolastico. Detta anagrafe è articolata per regioni e costituisce lo strumento conoscitivo fondamentale ai fini dei diversi livelli di programmazione degli interventi nel settore“.
Poco più avanti, la spesa complessiva: “20 miliardi per l’anno 1995 e 200 milioni annui a decorrere dal 1996“. Si parla di vecchie lire, il che significa che fino a oggi per il progetto sono stati spesi 23 miliardi e 800 milioni di lire, vale a dire poco più di 10 milioni di euro. Tollerabile, però l’anagrafe fino a ora non è mai stata aperta etrasparente e l’Osservatorio per l’edilizia scolastica si è riunito per la prima volta a gennaio di quest’anno.
Le regioni hanno istituito proprie piattaforme informatiche per il censimento degli istituti scolastici, ma il Sistema Nazionale delle Anagrafi dell’edilizia scolastica (Snaes) ha iniziato a raccogliere le informazioni solo a novembre 2014 su impulso del governo Renzi.
Nel frattempo è stato destinato un miliardo di euro per i programmi #scuolebelle, #scuolesicure e #scuolenuove, pur senza una conoscenza approfondita delle strutture, soprattutto in termini di vulnerabilità sismica e degli elementi non strutturali.
Perché l’anagrafe per l’edilizia scolastica non è soltanto un mero censimento degli edifici a disposizione degli enti, ma deve essere anche uno strumento in grado descrivere nel dettaglio lecondizioni delle scuole italiane: dalla vicinanza di fermate di autobus al numero di piani, fino ai certificati di agibilità e all’indice di vulnerabilità sismica degli edifici.
Da gennaio 2015 è stato un rincorrersi di annunci e presentazioni mancate, l’ultima quella del 22 aprile scorso. Motivazione ufficiale: manca l’invio dei dati da parte di sei regioni. Viene da chiedersi perché, dato che dal 1996 le regioni questi dati avrebbero dovuto collezionarli e aggiornarli di continuo. Dunque fino a oggi le famiglie non hanno modo di sapere quali siano le condizioni di sicurezza degli istituti frequentati dai propri figli.
Insomma, l’anagrafe per l’edilizia scolastica è una cosa ben precisa e soprattutto non deve essere una fotografia, termine che sta girando molto in questi giorni, ma un monitoraggio in continuo aggiornamento e soprattutto in grado di segnalare appunto le debolezze strutturali e i certificati di sicurezza. Quello cioè che è richiesto dalla legge e pure dal Tar che da oltre un anno, accogliendo un ricorso di Cittadinanza Attiva, ha disposto che il ministero apra il suo database all’esterno per trasparenza.
Poco o pochissimo di nuovo sotto il sole dunque, tanto che il sottosegretario Davide Faraone ha pure dichiarato nuovo un progetto che risale addirittura al 2012, cioè Scuola in chiaro, messo in campo dall’ex ministro del governo Monti, Francesco Profumo, che ha gettato le basi per un primo censimento degli istituti.
“Il progetto, che si chiamerà Scuola in chiaro – ha detto Faraone -sarà completato quando tutte le regioni ci invieranno i dati richiesti e crediamo che questo possa accadere entro gennaio 2016“. Per ora su Scuola in Chiaro è possibile consultare la mappa delle scuole con alcuni dati aggiornati tra cui i costi del personale, i numeri di classi e alunni e alcuni servizi offerti dalla scuola. D’altronde lo stesso sottosegretario mette le mani avanti al gennaio 2016, nonostante per tutto l’anno gli annunci hanno promesso partenze entro il 2015.
Nel corso della conferenza stampa di venerdì 7 agosto il ministro Giannini ha sottolineato che ancora mancano circa l’8% dei dati che gli enti locali avrebbero dovuto comunicare, e secondo quanto risulta a Wired l’apertura di quella che dovrebbe essere la vera e propria anagrafe per l’edilizia scolastica non è così vicina: al momento deve ancora essere bandita la gara a cui parteciperanno le società interessate nella costruzione della piattaforma per i dati aperti dell’anagrafe.
Una prima ricognizione come quella che hanno mostrato le immancabili slide durante la conferenza stampa di venerdì scorso è un passo avanti, ma da lì all’anagrafe cha aspettiamo da quasi vent’anni il passo è ancora lungo.