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giovedì 8 febbraio 2018

Jim Carrey dice addio a Facebook e invita gli altri a seguirlo.

L’attore e comico Jim Carrey ha chiuso la sua pagina Facebook, che era seguita da più di 5 milioni di persone, e ha detto di aver venduto tutte le azioni di Facebook che aveva comprato (non si sa quante fossero). Carrey ha scritto su Twitter di averlo fatto perché prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 Facebook «fece soldi grazie alle ingerenze russe» e «continua a non fare niente per fermare la cosa». Carrey ha poi scritto: «Invito tutti gli altri investitori che tengono al nostro futuro a fare come me». Il tweet di Carrey finisce con l’hashtag #unfriendfacebook ed è accompagnato da un suo disegno di Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook, e dal simbolo del “dislike” (col pollice all’ingiù anziché all’insù). Carrey ha detto a SiliconBeat, il blog tecnologico del Mercury News, che «il mondo ha bisogno di un capitalismo con una coscienza».

È stato confermato che, prima delle elezioni del 2016, almeno 126 milioni di utenti di Facebook negli Stati Uniti videro post e altri contenuti creati da account riconducibili al governo russo. Ma a fine 2017 anche Twitter – il social network usato da Carrey – disse di aver identificato circa 200 profili legati alle stesse organizzazioni russe che acquistarono annunci pubblicitari su Facebook con l’obiettivo di condizionare la campagna elettorale del 2016.

Jim Carrey se ne è andato da Facebook e dice che dovremmo farlo anche noi, "Il Post", 8-02-18.

lunedì 5 febbraio 2018

Facebook va a gonfie vele, ma il pubblico lo usa sempre di meno.


Facebook continua a produrre grandi ricavi, anche se il tempo trascorso dagli utenti sul social network è diminuito sensibilmente. Nell’ultimo trimestre la società ha registrato 12,97 miliardi di dollari di ricavi, al di sopra delle previsioni degli analisti che avevano stimato 12,54 miliardi di dollari. La crescita dei ricavi è stata del 47 per cento rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. In media, un utente rende a Facebook circa 9,72 dollari al giorno. Gli utili netti nell’ultimo trimestre sono stati pari a 4,3 miliardi di dollari, un aumento del 20 per cento su base annua.
Facebook conta 2,13 miliardi di iscritti che utilizzano almeno una volta al mese il suo social network, mentre le persone che si collegano almeno una volta al giorno sono 1,40 miliardi. Il tempo che trascorrono su Facebook è però diminuito negli ultimi mesi. Il CEO della società ha spiegato che nel complesso ogni giorno gli utenti trascorrono 50 milioni di ore in meno su Facebook, un cambiamento dovuto soprattutto alle modifiche effettuate alla sezione Notizie (“News Feed”), quella principale dove si vedono i post dei propri amici e delle Pagine. I dati trimestrali fanno riferimento al periodo prima dell’introduzione di ulteriori modifiche delle ultime settimane, tese a rendere meno frequenti e visibili i post delle Pagine, quindi nei prossimi mesi ci potrebbe essere un’ulteriore riduzione del tempo trascorso giornalmente sul social network da ogni utente.

sabato 3 febbraio 2018

Registro elettronico a scuola. Un flop ?

I docenti usano i loro strumenti per compilare il registro elettronico, strumento che non ha migliorato quasi per niente il rapporto con genitori e alunni e in molte scuole ancora viene affiancato al registro cartaceo. Inoltre, nella maggioranza dei casi, il registro elettronico è stato approvato dagli organi collegiali. Stiamo parlando della sintesi dei dati riferiti alla rilevazione proposta da La Tecnica della Scuola ai propri lettori sul registro elettronico. Complessivamente, hanno risposto al questionario quasi 1500 lettori.


Vediamo nello specifico cosa hanno risposto i docenti ai quattro quesiti.

Alunni e genitori sempre più lontani dai docenti

Per quanto riguarda il primo quesito, il risultato è piuttosto netto e incontrovertibile: per l’81,5% dei docenti il registro elettronico non ha portato alcun miglioramento nel rapporto con alunni e genitori, contro un modesto 18,5%. Questo dato, purtroppo, rileva come lo strumento che avrebbe dovuto avvicinare la scuola e le famiglie in realtà non ha funzionato per niente. Probabilmente, fra le varie motivazioni, si possono collegare le altre problematiche presenti nel questionario, ma bisogna riflettere sul fatto che per i docenti lo strumento al momento è insoddisfacente da questo punto di vista.

Saggia decisione del Consiglio di Stato sui corsi universitari svolti soltanto in lingua inglese.

No ai corsi universitari svolti soltanto in lingua inglese, senza italiano: è questa la decisione giuridica che archivia un contrasto tra il Politecnico di Milano e un nutrito gruppo di professori contrari alla riforma deliberata nel 2012, pensata per favorire gli studenti stranieri e quelli italiani nell'apprendimento dell'inglese, ma finita per essere esclusiva al contrario.                                                                                               -----------------------------------------------------------
No ai corsi universitari svolti soltanto in lingua inglese: la decisione del Consiglio di Stato, che ha confermato una precedente pronuncia del Tar della Lombardia, pone termine ad una diatriba durata circa 6 anni tra il Politecnico di Milano e un gruppo nutrito di professori contrari alla riforma deliberata nel 2012. La materia del contendere non era tanto che venisse utilizzata una lingua straniera (sempre l’inglese) per lo svolgimento di corsi di laurea magistrale e di dottorato, quanto che ciò avvenisse in modo esclusivo, con una totale estromissione dell’italiano nello studio delle materie insegnate.
La pronuncia è riferita solo a questa vicenda, ma ha un significato più generale per le argomentazioni svolte, tutte in linea con altra decisione analoga della Corte Costituzionale nel 2017 sempre sulla stessa materia.

Il rapporto tra lingua nazionale e straniera, la tutela dell’identità della nazione rispetto ai processi di internazionalizzazione sociale e culturale, la connessione tra strumento linguistico e materie insegnate: sono questi i temi principali affrontati nelle decisioni, ispirate ad una interpretazione delle norme in conformità dei principi costituzionali su cui è fondata la Repubblica.