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mercoledì 12 dicembre 2018

Banche centrali. Flagello dell'umanità ?

Stephen Mitford Goodson, Storia delle Banche Centrali e dell’asservimento del genere umano, traduzione di Isabella PellegriniGingko Editore, Verona 2018, pp. 282, 15,00 €.  

Recensione di Tim Sunic. 


Nella coscienza popolare europea, il denaro viene tradizionalmente associato a qualcosa di sporco, di criminale, qualcosa di non degno dell’uomo europeo, qualcosa che, si dice, solo gli stranieri e gli alieni lontani possono assaporare e concretizzare ai massimi livelli. Dall’antichità alla post-modernità sono stati scritti innumerevoli libri sullo sporco denaro e l’oro maledetto. Si pensi all’antico re greco Creso, all’oro maledetto di Mida, o alla strage di massa nella saga medievale dei Nibelunghi, la cui storia ruota attorno all’oro nascosto nel Reno e alla sofferenza da esso causata.

Come Stephen Goodson ci ricorda nel suo libro, né l’ossessione per il denaro astratto, né la pratica dell’usura o l’idea dell’oro hanno perso molta della loro connotazione letale. Anzi, tante delle moderne transazioni commerciali e delle pratiche finanziarie illecite, mosse proprio dall’avidità per l’oro, sono diventate ancora più letali, minacciando questa volta non solo la sopravvivenza della civiltà occidentale, ma l’intera umanità.
Anzitutto bisogna chiarire che Goodson non è un adepto di teorie cospiratorie e neanche un autore contro gli ebrei la cui prosa fa spesso più male che bene a un lettore che voglia far luce sul tema del denaro fittizio e sui suoi artefici, che invece tanto fittizi non sono. A tal proposito, Goodson vanta ottime referenze sull’argomento da lui analizzato nel libro; è stato membro del Consiglio di Amministrazione della SARB (South African Reserve Bank) e vanta una lunga esperienza nel settore bancario o, per dirla meno moralisticamente, era un diretto osservatore del business dell’insider trading. Com’è possibile che nel nostro cosiddetto migliore dei mondi democratici, un mondo che vanta trasparenza e un sistema giudiziario indipendente, la maggioranza dei cittadini non abbia la benché minima idea di chi sono gli azionisti delle principali banche centrali, come la Federal Reserve negli Stati Uniti e molte altre banche sparse per il mondo? Goodson dimostra come in realtà la celebre Federal Reserve non abbia niente a che fare con i beni dello stato o con il significato di democrazia negli Stati Uniti, ma rappresenti invece una società anonima, un’associazione a delinquere di potenti motori e agitatori finanziari. Non è certo un caso se dallo scoppio della cosiddetta bolla immobiliare degli Stati Uniti, nel 2008, nessuno dei principali banchieri, che sia della Goldman Sachs o della JP Morgan, è stato chiamato in causa per aver stampato denaro falso o concesso prestiti surreali. Come per dire, una mano lava l’altra.
Nel libro di Goodson traspare una profonda conoscenza della situazione socio-politica dell’antica Roma, dell’Inghilterra di Cromwell e della Germania di Weimar. Pertanto, quest’opera non può essere considerata l’ennesimo noioso tassello nel mosaico della ridicola letteratura cospiratoria e antisemita, come invece succede spesso con i testi di molti estremisti di destra. È proprio la narrazione imparziale di Goodson, ben inserita nei diversi contesti storici, a rendere il libro non solo un saggio informativo e colto, ma anche una lettura piacevole per un principiante desideroso si saperne di più sul mistero che ruota attorno al denaro.

Da sempre l’usura sembra essere al centro di guerre e disordini sociali. Gli antichi Romani sperimentarono più volte i suoi effetti negativi, che alla fine condussero alla caduta di Roma. Goodson descrive le riforme economiche e sociali di Cesare, tra cui l’introduzione del primo sistema previdenziale, la cancellazione del canone di affitto per molti cittadini indigenti e il divieto di applicare ulteriori interessi agli interessi sul credito. L’Impero Romano prosperò rapidamente. Ciononostante, molti aristocratici non potevano tollerare la magnanimità di Cesare nei confronti dei poveri e decisero quindi di ucciderlo. Sembra che gli usurai, molti dei quali stranieri di origine ebraica, e i loro servili lacchè non ebrei siano stati la principale cinghia di trasmissione nello sviluppo della corruzione e nel declino della civiltà occidentale.
Simili cicli economici di alti e bassi si ritrovano nell’Inghilterra medievale durante la stesura e l’adozione della celebre Magna Carta, il cui primo obiettivo era cancellare le obbligazioni dei precedenti prestatori di denaro ebrei e abolire l’usura. In effetti, alcuni decenni dopo, nel 1290, all’adozione della Magna Carta fece seguito l’espulsione degli ebrei dal paese. Un lettore attento potrebbe giustamente chiedersi perché, nel corso dei secoli, così tanti autori classici, per non parlare dei comuni cittadini europei senza la dovuta preparazione, abbiano incolpato gli ebrei per qualunque crisi economica e sociale e perché gli stessi siano stati così spesso vittime di dure persecuzioni. Lontano dall’intraprendere discorsi di incitamento all’odio o di denigrazione, l’autore riporta in modo esatto l’enorme percentuale di ebrei attivi come prestatori di denaro, dettaglio questo che storicamente ha contribuito alla loro tragica sorte.
L’autore non scansa neanche il tema del potere di nuove idee politiche e teologiche, in particolare l’ascesa del primo calvinismo e la nascita di una nuova mentalità fra i politici e gli opinionisti europei e americani del XVI e XVII secolo. Gli insegnamenti di Calvino sulla predestinazione e l’importante modello di comportamento sociale da lui attribuito ai mercanti ebbero un forte impatto sulla vita politica europea e nell’America appena scoperta. Il mercante e l’usuraio divennero, per così dire, i nuovi modelli nell’alta politica e nella finanza, esempi da emulare, da usare come super-ego dai non ebrei. Questa emulazione degli ebrei attraverso il primo calvinismo e il puritanesimo si diffuse rapidamente, prima di tutto nell’America capitalista dei primi tempi e poi, soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, nell’Europa continentale. Goodson osserva come Oliver Cromwell, il fanatico calvinista e rivoluzionario inglese del XVI secolo, si identificasse come un “prescelto” e non come un semplice Shabbat goy. Poco dopo la decapitazione di Carlo I, Cromwell diede un caloroso benvenuto agli ebrei riaprendo le porte dell’Inghilterra.
L’autore getta anche una luce interessante sul tenore di vita dei cittadini dell’Inghilterra tardo-medioevale, un paese in cui, per molti aspetti, la qualità della vita era superiore a quella delle nostre società moderne. Nel XIV e XV secolo, infatti, gli inglesi lavoravano meno di 14 settimane all’anno. Se valutiamo la felicità e la qualità della vita solo in base a quanti elettrodomestici o conti in banca disponiamo, non saremo mai in grado di comprendere il vero significato del termine. In molti casi, tuttavia, i cosiddetti secoli bui in Inghilterra e nell’Europa continentale sembravano molto più luminosi dei momenti difficili della nostra epoca buia. Buona parte dell’architettura religiosa di quell’epoca era l’espressione diretta della gioia popolare, dove la ricerca della trascendenza spirituale era molto più forte dell’effimera beatitudine del sistema moderno, in cui l’accumulo di denaro è diventato una nuova religione secolare.
Il momento peggiore arrivò più tardi. Nel 1694 fu fondata la Banca d’Inghilterra, sul cui modello vennero poi modellate tutte le banche centrali d’Europa e, più tardi, degli Stati Uniti. Poco dopo iniziò quella che gli accademici dei giorni nostri chiamano la “modernità”, che in realtà significava ridurre le persone in schiavitù. Ai grandi finanzieri inglesi non piaceva il fatto che le prime colonie americane emettessero la propria moneta e fossero ostili verso la Banca d’Inghilterra. Il tentativo degli inglesi di abolire la moneta statunitense fu anche la principale causa della rivoluzione americana. L’America del XIX secolo riuscì a prosperare in gran parte proprio perché non aveva una banca centrale. Non si deve dimenticare, come afferma l’autore, che lo slogan della campagna presidenziale di Andrew Jackson era “VOTATE ANDREW JACKSON – NIENTE BANCA” L’anno infausto per gli Stati Uniti, così come per il mondo intero, fu il 1913, quando fu istituita la Federal Reserve Bank, che indirettamente fece precipitare l’Occidente in due guerre mondiali e in generale il mondo intero in centinaia di guerre locali.
La situazione non era delle più semplici neanche per i cittadini americani. Sebbene molto invidiati in quanto parte di una superpotenza mondiale, dal 1919 al 2014 il debito nazionale statunitense ha subito un’impennata, da 2,6 miliardi a 17,5 trilioni di dollari. Nessuno vuole ammetterlo pubblicamente, ma la maggior parte dei cittadini americani e occidentali non vive a credito, ma piuttosto cresce e vegeta con i sistemi di pagamento rateali. L’ora del grande tracollo e la fine della razza bianca potrebbero essere dietro l’angolo.
L’autore descrive vari tipi di moneta fiat e diversi sistemi bancari, gli intrallazzi in altre parti d’Europa come pure la nascita della Russia bolscevica, largamente finanziata dai banchieri ebrei di New York. Il merito del libro è che Goodson non ha posizioni estreme sul mondo bancario, ma cerca sempre una via di mezzo. È lodevole che menzioni anche l’economista tedesco Gottfried Feder, uno dei critici più diretti dell’usura e degli interessi composti nella Germania di Weimar. Tuttavia, il problema quando si cita Feder è che questo famoso economista era da tempo affiliato con il nazionalsocialismo, cosa che indiscutibilmente può far nascere qualche sospetto e protesta anche fra i più spassionati lettori di questo testo. Come si può oggi, nel nostro ambiente accademico politicamente corretto, un ambiente che si autocensura, trarre qualcosa di positivo da uno dei primi studiosi nazionalsocialisti? Il nazionalsocialismo, oggi ufficialmente raffigurato come il simbolo del male assoluto, non può in nessun caso avere in sé qualcosa di buono, neppure in campi apolitici come lo sport o l’ecologia, figuriamoci nell’economia. Partendo dal suo studio sulle ingenti riparazioni di guerra che la Germania di Weimar dovette pagare alle potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale, Feder era giunto alla conclusione che il pagamento degli interessi composti avrebbe impoverito i cittadini e portato alla disoccupazione di massa. Il suo insegnamento potrebbe essere messo in pratica ai giorni nostri, soprattutto per far fronte all’enorme debito di stato sovrano di tutti i paesi occidentali messi insieme.
In una nota un po’ meno pessimistica, Goodson ricorda la grande impresa del Nord Dakota, che grazie alla sua banca è diventato lo stato più dinamico e con il tasso di disoccupazione più basso degli Stati Uniti. Staremo a vedere in che modo supererà le crisi future. Finché il mondo accademico tradizionale e i media non si decideranno ad affrontare le cause principali del caos finanziario che ci attende, probabilmente gli Stati Uniti e i loro paesi satelliti in occidente salteranno da un disastro all’altro.