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giovedì 29 agosto 2013

Il Terzo Reich a colori e Franz Jägerstätter.



di  A. Lalomia

Immagini a colori inedite e straordinariamente nitide sulla Germania nazista, con le sue adunate oceaniche, le sue idolatrie, le sue mistificazioni storiche, i suoi progetti di dominio planetario che prevedevano lo sterminio di interi popoli  (progetti che però ebbero, purtroppo, un consenso difficilmente contestabile):




Come antidoto, ritengo opportuno far seguire un filmato e delle foto su una delle vittime del nazismo, proclamato beato nel 2007 e ammesso nella lista dei martiri della fede, Franz Jägerstätter (1907-43), terziario francescano che si rifiutò di indossare l'uniforme e preferì il martirio, piuttosto che obbedire a un regime criminale come quello nazista.
“Non si può essere contemporaneamente cristiani e seguire il nazionalsocialismo: ci sono dei momenti in cui bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”:  sono le parole che Jägerstätter scrisse il 2 marzo 1943, poco prima di presentarsi alla caserma con la cartolina del richiamo alle armi.  Al rifiuto di combattere per il Terzo Reich, venne incarcerato e condannato alla pena capitale, eseguita il 9 agosto 1943. 
D'altronde, già in passato questo coraggioso e devoto contadino cattolico austriaco aveva dimostrato di avere una sua precisa visione del mondo: per esempio, quando votò contro l' Anschluss, unico caso nel villaggio in cui viveva con la famiglia.  Lo stesso villaggio in cui oggi è venerato quasi come un santo, a riscatto delle calunnie e della discriminazione di cui lui e la sua famiglia furono vittime, quando egli, seguendo la sua fede, diventò obiettore di coscienza.


 


Sotto, due momenti della cerimonia di beatificazione di Franz, svoltasi nell'ottore 2007 nella cattedrale di Linz  (nella prima, appare la vedova, Franziska, con la scatola contenente le reliquie del marito):




 

mercoledì 28 agosto 2013

Finalmente la prima traduzione integrale in inglese dello "Zibaldone".



di  A.  Lalomia

Ci hanno messo setti anni, ma alla fine, i traduttori inglesi e gli esperti di Giacomo Leopardi, sono riusciti in un'impresa che appariva impossibile: tradurre integralmente lo  Zibaldone, la fucina, il laboratorio, la miniera di pensieri, di appunti, di aforismi, di riflessioni, di abbozzi di opere, di testimonianze, di aneddoti, di idee, di testi, di progetti, di annotazioni; lo scrigno, insomma, di uno dei nostri padri della letteratura  (il più amato, a quanto risulta dai sondaggi, dagli Italiani).
In realtà, più che una traduzione  -ancorché epocale-  l'opera rappresenta una vera e propria edizione in inglese, frutto di uno studio approfondito in particolare sulle citazioni che arricchiscono lo  Zibaldone e sulla collocazione dello stesso nella storia dell'estetica romantica e post-romantica.
Un lavoro ciclopico, di 2.500 pagine.
Il solo "Editoriali Index" consta di 120 pagine circa.
Piuttosto contenuta, invece, la bibliografia: una dozzina di pagine.
Imponente lo spazio riservato alle note editoriali: 2111-2365.
Indice di Leopardi: 2073-2110.
La parte visibile gratis su Amazon è di un centinaio di pagine  (1-105, ma con interruzioni).
Cinque pagine (LXXXI-LXXXVI) sono di note relative ai criteri di traduzione.
Da pag.68 a pag. 80:  "Editorial criteria".
Introduzione sullo Zibaldone: XXX-LXXXVIII.
Introduzione relativa alla biografia:  XXII - XXX .
Introduzione generale  ("A manuscipt found in a Bottle") : XI - XXII .
Prima decina di pagine: copyrighted material  e ringraziamenti. 
Di seguito, una serie di video su Leopardi  (l'ultimo si riferisce a un singolare documentario sulla traslazione della salma di Giacomo nel 1937, una testimonianza poco nota dell'attenzione che il regime fascista prestò al poeta):





















sabato 24 agosto 2013

Una raccolta di video di un regista argentino 'futurista' dei giorni nostri.


di  A. Lalomia

Il regista argentino, Fernando Livschitzha realizzato una serie di video con effetti speciali a non finire.  Aerei che atterrano nel centro di Buenos Aires  (con successivo decollo dalla stessa area); New York e altre città all'acceleratore;  giostre che ne combinano di tutti i colori.  
Surreale e garbatamente ammiccante.
Sotto, un piccolo campionario:








giovedì 22 agosto 2013

Un consiglio contro la disoccupazione da parte del sindaco di New York.


Michael R. Bloomberg

di  A. Lalomia



Il sindaco di New York, Michael R. Bloomberg, qualche tempo fa ha consigliato ai giovani di medie capacità ma senza molta voglia di studiare, di lasciar perdere l’università e di entrare subito nel mercato del lavoro, soprattutto come idraulici. 
Il suo invito è stato accolto, negli Stati Uniti e soprattutto in Italia, come una provocazione, uno dei tanti esempi dell'arroganza dei ricchi  -“di chi dalla vita ha avuto tutto”-   verso il resto della popolazione e in particolare delle categorie più disagiate.
Io ritengo invece che il 108 ° sindaco di New York abbia espresso un concetto molto razionale e di estrema attualità.  Se si considera lo studio una noia e si frequenta l'università soltanto per superare a stento gli esami, per mettere in tasca il pezzo di carta  (che in Italia, soprattutto per alcune lauree, vale ben poco, per cui a quarant'anni si dipende ancora dai genitori)  e ritenere poi concluso il ciclo di apprendimento, è assai più ragionevole rimboccarsi le maniche e mettersi a riparare rubinetti o, aggiungo io, diventare tassisti  -attività altrettanto lucrosa di quella dell’idraulico e, al pari di quest’ultima, con modesti prelievi fiscali, con buona pace di quanti continuano a promettere controlli  “severissimi”  in materia). 
A ben vedere, come d'altronde ho avuto già modo di esprimere, io andrei oltre ciò che ha suggerito Bloomberg.  Credo che sia arrivato il momento di riconoscere con grande onestà che l'idea del prolungamento dell'obbligo scolastico oltre i quindici anni ha sconvolto ancora di più il già dissestato mondo della scuola, provocando una flessione paurosa della qualità dell’insegnamento, alimentando tra gli studenti frustrazione, rancore verso i genitori, ostilità per i docenti e il 'sistema'  in generale, e spingendoli a compiere azioni classificabili come delinquenziali.  Bisogna avere il coraggio di affermare che se molte scuole  (soprattutto superiori)  oggi sono diventate delle squallide passerelle di ‘studenti’  in tenuta da spiaggia
o conciati da zombie, devastati dal piercing  (anelli al naso, sulle sopracciglia, sulla lingua; e via dicendo); dei ritrovi per giovani stralunati (a causa dell’alcool, degli psicofarmaci o di altre sostanze), che escono alle aule e rimangono a parlare senza senso per ore nei corridoi o nel giardino dell’istituto  (senza che le autorità scolastiche li facciano rientrare in classe); dei campi di battaglia dove i docenti e il resto del personale devono difendersi dagli insulti e dalle aggressioni di  'allievi’ che non hanno niente da invidiare ai teppisti che infestano gli stadi (altro che didattica); dei diplomifici dove bisogna promuovere  (“altrimenti, capisci, nessuno si iscrive più a questa scuola”);  se sono diventate tutto ciò  (ed altro ancora), la responsabilità di questo risiede anche nella pervicace e ottusa convinzione che tutti i ragazzi amino apprendere (in particolare sui libri)  e siano convinti del valore etico e sociale dell'istruzione, capiscano cioè che l’istruzione rappresenta un valido strumento di affinamento della personalità e di promozione sociale.  Niente di più lontano dalla realtà, come Paola Mastrocola ha messo in evidenza  nel suo brillante saggio  Togliamo il disturbo,  e come io stesso mi sono permesso di ricordare in varie occasioni, per esempio recensendo il libro della scrittrice piemontese.
Quanto a Bloomberg   -che viene considerato dai nostri benpensanti un cinico-  il fatto che sia al suo terzo mandato consecutivo come Mayor della più importante città statunitense, credo che voglia dire qualcosa.  Così come vorrà dire qualcosa   -sempre con buona pace dei nostri benpensanti-  la circostanza che parecchi istituti educativi e centri di cultura privati statunitensi  (ma non solo) si rivolgano a lui per ricevere donazioni, in diversi casi ottenendole.  L’amore per la cultura di Bloomberg, insomma, si evidenzia non solo attraverso i discorsi che pronuncia nelle università e nelle scuole superiori (discorsi che peraltro meriterebbero di essere divulgati), ma da iniziative concrete ed encomiabili attuate attraverso la sua fondazione. Quante cose avrebbero da imparare, da lui, parecchi dei nostri miliardari  (e forse anche qualche intellettuale che, pur dichiarandosi di sinistra, ritiene di dover stabilire che l’università sia un luogo riservato alle élite)