Michael R. Bloomberg |
di A. Lalomia
Il sindaco di New York, Michael R.
Bloomberg, qualche tempo fa ha consigliato ai giovani
di medie capacità ma senza molta voglia di studiare, di lasciar perdere l’università e
di entrare subito nel mercato del lavoro, soprattutto come idraulici.
Il suo invito è stato accolto,
negli Stati Uniti e soprattutto in Italia, come una provocazione, uno dei tanti esempi
dell'arroganza dei ricchi -“di chi dalla vita ha avuto tutto”- verso il
resto della popolazione e in particolare delle categorie più disagiate.
Io ritengo invece che il 108 ° sindaco di
New York abbia espresso un concetto molto razionale e di estrema attualità. Se
si considera lo studio una noia e si frequenta l'università soltanto per
superare a stento gli esami, per mettere in tasca il pezzo di carta (che in Italia, soprattutto
per alcune lauree, vale ben poco, per cui a
quarant'anni si dipende ancora dai genitori)
e ritenere poi concluso il ciclo di apprendimento, è assai più ragionevole
rimboccarsi le maniche e mettersi a riparare rubinetti o, aggiungo io, diventare
tassisti -attività altrettanto lucrosa di quella dell’idraulico e, al pari di
quest’ultima, con modesti prelievi fiscali, con buona pace di quanti continuano a
promettere controlli “severissimi” in materia).
A ben vedere, come d'altronde ho avuto già
modo di esprimere, io andrei oltre ciò che ha suggerito Bloomberg. Credo
che sia arrivato il momento di riconoscere con grande onestà che l'idea del prolungamento
dell'obbligo scolastico oltre i quindici anni ha sconvolto ancora di più
il già dissestato mondo della scuola, provocando una flessione paurosa della qualità
dell’insegnamento, alimentando
tra gli studenti frustrazione, rancore verso i genitori, ostilità per i docenti
e il 'sistema' in generale, e spingendoli a compiere azioni
classificabili come delinquenziali. Bisogna avere il coraggio di affermare che
se molte scuole (soprattutto superiori) oggi sono diventate delle squallide
passerelle di ‘studenti’ in tenuta da
spiaggia
o conciati da zombie, devastati dal piercing
(anelli al naso, sulle sopracciglia, sulla lingua; e via dicendo); dei ritrovi
per giovani stralunati (a causa dell’alcool, degli
psicofarmaci o di altre sostanze), che escono alle aule e rimangono a parlare senza senso per ore nei corridoi o nel
giardino dell’istituto (senza che le
autorità scolastiche li facciano rientrare in classe); dei campi di battaglia
dove i docenti e il resto del personale devono difendersi dagli insulti e dalle
aggressioni di 'allievi’ che non hanno niente da invidiare ai teppisti che infestano gli stadi (altro che didattica); dei diplomifici dove
bisogna promuovere (“altrimenti,
capisci, nessuno si iscrive più a questa scuola”); se sono diventate tutto ciò (ed altro ancora), la responsabilità di
questo risiede anche nella pervicace e ottusa convinzione che tutti i ragazzi
amino apprendere (in particolare sui libri) e siano convinti del valore etico e sociale dell'istruzione,
capiscano cioè che l’istruzione rappresenta un valido strumento di affinamento
della personalità e di promozione sociale.
Niente di più lontano dalla realtà, come
Paola Mastrocola ha messo in evidenza nel
suo brillante saggio Togliamo il disturbo,
e come io stesso mi sono permesso di ricordare in varie
occasioni, per esempio recensendo il
libro della scrittrice piemontese.
Quanto a Bloomberg -che viene considerato dai nostri
benpensanti un cinico- il fatto che sia
al suo terzo mandato consecutivo come Mayor
della più importante città statunitense, credo che voglia dire qualcosa. Così come vorrà dire qualcosa -sempre
con buona pace dei nostri benpensanti-
la circostanza che parecchi istituti educativi e centri di
cultura privati statunitensi (ma non
solo) si rivolgano a lui per ricevere donazioni, in diversi casi ottenendole. L’amore per la cultura di Bloomberg, insomma, si evidenzia non solo attraverso i discorsi
che pronuncia nelle università e nelle scuole superiori (discorsi che peraltro meriterebbero
di essere divulgati), ma da
iniziative concrete ed encomiabili attuate attraverso la sua fondazione. Quante cose avrebbero da
imparare, da lui, parecchi dei nostri miliardari (e forse anche qualche intellettuale che, pur dichiarandosi di sinistra, ritiene di dover
stabilire che l’università sia un luogo riservato alle élite).