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sabato 25 gennaio 2014

Uccidere Hitler per cambiare il corso della Storia.


di  A. Lalomia

Che cosa sarebbe successo se Hitler fosse stato assassinato ?
Molte cose, ovviamente.
Ma quanti sono stati i tentativi per ucciderlo ?  Secondo gli autori citati nel primo video riportato in basso, almeno 42, tutti falliti, anche se alcuni erano stati organizzati da professionisti, da militari di carriera con una grande esperienza.
Perché allora il dittatore tedesco è riuscito sempre a farla franca ?
È una domanda che molti, ancora oggi, si pongono, al di là delle farneticazioni dello stesso Hitler di essere scampato agli attentati grazie ad una forza superiore  (da identificare con una divinità pagana, visto il suo odio per il Cristianesimo).
Roger Moorhouse
Il primo filmato  che si propone, e che si basa in gran parte sul lavoro dello storico britannico Roger Moorhouse  (autore di  Killing Hitler)  dimostra l'incredibile fortuna che accompagnò Hitler per tutta la sua vita di tiranno.  In particolare, l'attentato n. 41, quello del luglio 1944 nella "Tana del lupo", non riuscì ad eliminarlo, pur avendo provocato una devastazione immane del locale in cui si trovava, nonché il ferimento e il decesso di alcuni presenti, soltanto perché egli fu protetto dal piede massiccio del tavolo su cui era chino per osservare le carte dei teatri di battaglia.  Ma l'attentato non riuscì  -e i congiurati, a partire da von Stauffenberg, furono arrestati e trucidati-, anche perché quest'ultimo non era riuscito, per un contrattempo, a inserire nella borsa la seconda carica di esplosivo che aveva portato con sè. Come dimostrano gli esperti che hanno ricostruito l'attentato, con quella seconda carica l'esplosione sarebbe stata così potente che Hitler non sarebbe riuscito a sopravvivere.
Soprattutto dopo questo episodio, Hitler si convinse sempre di più di essere invulnerabile, proprio perché protetto da una potenza superiore, e lo diceva apertamente.
A questo attentato sono dedicati altri video riportati sotto, appunto perché esso rappresenta forse il più clamoroso e il più micidiale tra tutti quelli che Hitler ha subito.  E rappresenta anche la testimonianza più clamorosa che l'odio per Hitler non era soltanto da parte di civili, di ebrei, di oppositori politici o di vittime delle sue conquiste militari, ma anche da parte di quegli stessi soldati  -ufficiali di altissimo rango, soprattutto se sostenuti da una salda fede religiosa-  che, dopo i primi entusiasmi, si resero ben presto conto che Hitler, se non proprio l'antiCristo come si pensava negli ambienti religiosi, certamente avrebbe portato alla distruzione completa della Germania.  Hitler, insomma, veniva considerato da costoro come il più grande nemico della Germania e proprio per questo motivo andava eliminato.  
Vorrei ribadire il fatto che von Stauffenberg  -così come altri coraggiosi congiurati-  erano animati da profondo spirito religioso, da una fede che traeva alimento, per quanto riguarda i cattolici, dalle prese di posizione della Chiesa cattolica tedesca  -a cominciare dal  'Leone di Muenster', von Galen.  Ma lo stesso Vaticano, con l'enciclica "Mit Brennender Sorge", denunciò il profondo odio anticristiano e la deriva neopagana del nazismo, nonché le persecuzioni dei cattolici tedeschi e di altri paesi.  Per questo motivo mi è sembrato utile aggiungere anche dei video sulla lotta della Chiesa contro il nazismo.
In un mondo in cui tutti sembravano ipnotizzati dai deliranti discorsi di Hitler, ci furono non pochi tedeschi  -anche all'interno dei massimi vertici del regime-  che seguirono la loro coscienza, per evitare di essere coinvolti in una spirale di violenza senza riscatto che alla fine li avrebbe esposti alla condanna della Storia.  
























































sabato 18 gennaio 2014

Modi di dire in inglese.


di  A. Lalomia

Una breve rassegna di video  -relativi a  modi di dire in inglese-  proposta da Aldo Mencaraglia, ideatore e responsabile del sito  Italiansinfuga, prezioso punto di riferimento per chiunque decida di lasciare l'Italia.  
Notizie anche sulle aziende che offrono migliori opportunità di lavoro e riflessioni sul degrado civile e morale del nostro Paese.

 

















giovedì 16 gennaio 2014

In ricordo della "Rosa Bianca".



di  A. Lalomia

Vorrei ricordare ai lettori che ho aggiornato la cartella del cinema d'autore aggiungendo tra l'altro alcuni filmati (e frammenti tratti da film)  relativi alla "Rosa Bianca", il gruppo di giovani tedeschi animati da una profonda fede religiosa che organizzarono una rete di resistenza clandestina al nazismo, pagando con la vita la loro scelta. 
Ritengo di straordinaria importanza, in tal senso, il film che Marc Rothemund ha dedicato qualche anno fa al gruppo, e in particolare a Sophie Scholl, una splendida figura di eroina che dovrebbe essere presa come esempio da tutti, a partire dai giovani.
Un'interpretazione magistrale, quella di Julia Jentsch, soprattutto nell'eccezionale, lunga sequenza dell'interrogatorio con l'ispettore Mohr.
È quantomeno sorprendente che l'edizione integrale italiana di un film di così alto valore morale e storico non sia reperibile gratis in rete, dove si può invece acquisire liberamente la versione originale in tedesco  (che ho inserito nella cartella e che riporto in basso). 
Ed è altrettanto deplorevole che questo film non venga proiettato nelle scuole del nostro Paese, quantomeno in occasione della "Giornata della Memoria".  Una lacuna che la dice lunga sul modo di concepire l'educazione alla libertà degli studenti da parte di molti dei responsabili della politica scolastica italiana.
D'altronde, il fatto che precedenti pellicole sulla "Rosa Bianca"  -come ad esempio Die weisse Rose, 1981-2,  di Michael Verhoeven e Fünf letzte Tage,  1982, di Percy Adlon-  non siano ancora tradotte in italiano, dimostra quanto veramente conti, almeno per una parte del mondo cinematografico italiano, l'impegno a proporre opere di un certo livello, capaci di rispondere ad ogni tentativo di revisionismo e di negazionismo .















Di seguito vorrei fornire dei riferimenti bibliografici sull'argomento, e più in generale sulla resistenza di tedeschi e austriaci al nazismo, riservandomi di tornare sul tema:
La Rosa Bianca, di Marc Rothemund.
La rosa bianca. Sophie Scholl.
Ricordi della Rosa Bianca
La Rosa Bianca (1982).
Die Weisse Rose.
Una testimonianza per l’oggi: Sophie Scholl e la Rosa bianca.
La Rosa Bianca di Lillian Groag in prima nazionale al TSB Teatro Studio di Bolzano, regia di Carmelo Rifici.
La resistenza tedesca contro Hitler.
Storie di persone comuni nella resistenza tedesca.
La resistenza austriaca contro Hitler.

mercoledì 15 gennaio 2014

Che lingua è mai questa ?


di  A. Lalomia

Non vorrei sembrare polemico nei confronti dell'attuale esecutivo, ma mi sembra che il comunicato stampa  pubblicato il 13 gennaio 2014 sul portale del governo lasci un po' a desiderare, sotto il profilo della chiarezza,  al di là, quindi, delle ampie assicurazioni che sono state fatte nei giorni scorsi ai docenti di non voler ledere i loro diritti, introducendo una norma con carattere retroattivo  (una mostruosità che purtroppo sta diventando sempre più frequente in Italia).                                                                                                                                             Possibile, viene da chiedersi che su una questione di tale importanza non si sia riusciti a trovare una forma più semplice, più snella, più leggibile, di facile comprensione ?  
Possibile che anche le decisioni più elementari debbano essere espresse in un linguaggio criptico, da iniziati, con buona pace di tutte le promesse che sono state fatte  (e che continuano a piovere), di maggior rispetto verso i cittadini ?
O l'obiettivo è forse proprio quello di non far capire un bel nulla  ?
A volte si ha l'impressione che le cose stiano proprio in questi termini.
Certamente, comunque, il disprezzo di troppi dei nostri politici per la lingua nazionale 1 si manifesta anche in altri modi, oltre a quello di produrre testi come quello segnalato sopra.  Cito soltanto la decisione di chiudere altri sei dei nostri istituti italiani all'estero  (formidabili centri, in primo luogo, di promozione della lingua italiana), alcuni in sedi prestigiose come Francoforte, Lione, Stoccarda, Vancouver. 2  Tutto per risparmiare poche centinaia di migliaia di € l'anno, ossia l'equivalente di quanto guadagna una decina di amministratori locali. 
Vorrei chiudere questo post con alcuni video che consiglio vivamente a quei politici i quali manifestano ben poco rispetto per la lingua italiana e che non mostrano il minimo interesse per la promozione della loro lingua e della cultura nazionale, sia in Italia che nel mondo.






































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Note

1  Tra le personalità che riescono ancora ad indignarsi per la sciatteria, la farraginosità e la nebulosità di troppi dei testi prodotti dai nostri politici, vorrei citare almeno il Sen. Pietro Ichino.  V. ad esempio quanto riportato qualche tempo fa sul suo blog, unitamente ad una precedente denuncia.  Ichino ha più volte denunciato il fatto che alcuni provvedimenti sono illeggibili per gli stessi esponenti del governo e per gran parte dei parlamentari. sottolineando con forza che questo modo di legiferare, oltre a creare un vulnus molto grave nel rapporto  (già abbastanza precario, come dimostrano le percentuali, sempre più basse, di votanti)  tra partiti e cittadini  (e quindi, vorrei aggiungere, incrinando alla base uno dei pilastri del regime democratico), ci espone alle critiche e alle ammonizioni  -ripetute-  da parte dell’Unione Europea  (Decalogue for Smart Regulation del 2009). Unione Europea che a quanto pare, come lo stesso senatore ha ricordato, ritiene “inutile tradurre i nostri testi legislativi, perché, anche se tradotti, essi non sono in grado di capirne minimamente il significato. ”        


2  Sul tema, cfr. il post del 13-01-14 di Franco Cardini, A proposito di difesa della cultura ...  ("Minima Cardiniana n, 4) .

giovedì 9 gennaio 2014

Gli studenti italiani non conoscono la Storia. Ancora una conferma.


di  A. Lalomia

I ragazzi italiani non conoscono la Storia: è un dato che emerge puntualmente anche durante trasmissioni televisive di giochi a premi.
Una delle ultime conferme, in ordine di tempo, è quella del programma  "L'Eredità"  su RAI Uno, in cui il conduttore, dopo aver posto delle domande da scuola elementare agli studenti presenti (alcuni anche grandicelli), ha ottenuto risposte al limite della demenza.
Tra le tante:  Hitler diventa cancelliere nel ... 1948, nel 1964, nel 1979.
E poi: Mussolini riceve a Palazzo Venezia Ezra Pound nel ... 1964.
Se non ci fosse la macchina da ripresa che registra fedelmente immagini e risposte, verrebbe da pensare a uno spettacolo di varietà, a una farsa, a battute tra comici.
Eppure è tutto vero, tutto terribilmente vero.
E d'altronde, in rete si trovano altri esempi della spaventosa ignoranza degli studenti su argomenti di enorme significato come la Shoah, l'antisemitismo, le leggi razziali, l' olocausto.
Lo dimostra  (tanto per sceglierne uno)  il secondo video in basso, dove peraltro vengono intervistati allievi presumibilmente liceali, in cui la Storia dovrebbe costituire una delle materie di riferimento.  
Questi episodi  (ed altri che si potrebbero citare)  confermano ancora una volta, l'ennesima, che per gli Italiani la Storia  (come d'altronde diceva Montanelli)  rappresenta qualcosa di sconosciuto, di tenebroso, quando non addirittura di ostile, da rifiutare e da combattere  1.  A certi studenti, soprattutto  (anche a quelli che vengono magnificati per le loro, tutte da dimostrare, capacità), non interessa niente che milioni di ebrei siano stati massacrati dai nazisti, non provano la minima compassione per le barbarie compiute dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale, sono totalmente insensibili di fronte ad un fatto che non ha precedenti nella storia dell'uomo. Di più: disprezzano la libertà, sono attratti da regimi dittatoriali, dall'uso criminale del potere, dall'uomo forte, dal leader con il pugno di ferro. Rappresentano degli esemplari da museo, per il loro cinismo agghiacciante, per il disprezzo verso la democrazia; per la propensione verso modelli di tirannia pura.  Se uno psicopatico si presentasse sulla scena politica con idee simili a quelle di Hitler (magari aggiornate tecnologicamente), lo seguirebbero entusiasti in massa, ne diverrebbero i più fanatici e isterici fan, sarebbero disposti ad immolarsi per lui  2
Per il resto, somigliano sempre di più ad amebe glassate: per loro contano solo gli SMS (ovviamente sgrammaticati e senza senso)  che si spediscono in continuazione; i social network (in cui scambiano messaggi di una stupidità terrificante e linguisticamente sgangherati);  il fumo, ovviamente non delle sigarette  3 . 
Ma lo studio superficiale, svogliato, sommario, episodico, lacunoso, acritico, è anche il risultato del permissivismo che esiste a livello disciplinare, nei costumi, negli atteggiamenti, nel modo di affrontare l'impegno scolastico da parte di molti allievi. L'ignoranza degli studenti dipende anche dal fatto che non esistono sanzioni esemplari per le infrazioni ai regolamenti scolastici, esposti bellamente nei corridoi degli istituti, ma che sono sempre più spesso ricoperti di polvere e di muffa.
Ordine, disciplina, rispetto per la gerarchia, decenza nel modo di presentarsi a scuola, periodo di prova, repressione immediata e durissima per tutti gli studenti che infrangono il regolamento disciplinare: queste devono essere le linee guida di una scuola veramente seria, in grado di preparare dei cittadini provvisti, quantomeno, di cultura da scuola elementare.  
La scuola è un diritto soltanto per chi dimostra di possedere i requisiti per saper vivere in una comunità di persone civili, per chi ha intenzione di affinare se stesso, per chi vuole contribuire alla costruzione di un futuro migliore per sé e per il Paese.  È a questi allievi che si devono riservare quelle risorse, quelle energie, quelle attenzioni, quegli sforzi che oggi vengono inutilmente sprecati per dare una cultura a soggetti che dovrebbero essere cacciati via dalle aule senza esitazioni. 4






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Note


1  Si veda anche l'intervista a Franco Cardini .


Timur Vermes con una copia del suo romanzo.

2  D'altronde, lo scrittore tedesco Timur Vermes, autore del bestseller  Er ist wieder da  (traduzione italiana di Francesca Gabelli: Lui è tornato, Bompiani 2013),  ha spiegato più volte che a spingerlo a scrivere l'opera è stata la volontà di far capire  -in primo luogo ai suoi connazionali-  che anche oggi un Hitler redivivo  -in versione tecnologica, come ricordo sopra- riscuoterebbe un successo enorme.  Grazie alla rete  -e in particolare a youtube- il suo delirante egocentrismo, la sua demagogia compulsiva, il suo populismo, la sua verbosità aggressiva, la sua teatralità convulsa, gli permetterebbero di raccogliere milioni di consensi, in una platea di spettatori rimbambiti dal consumismo, dall'omologazione, dalle insolenze di una società che ha perso ogni senso religioso, ogni gerarchia di valori.
Sotto un paio di video su Vermes  (il primo si riferisce alla presentazione del libro al Salone del Libro di Torino 2013).






3  Un fumo che, di fatto, è ormai legalizzato, con buona pace di quanti continuano ad interrogarsi sulla necessità di togliere qualunque divieto in materia, soprattutto dopo la scelta di alcuni paesi di liberalizzarne il commercio e l'uso.




4  È evidente che i comportamenti irrispettosi, violenti, delinquenziali sono anche la conseguenza di atteggiamenti come quelli che vengono suggeriti attraverso certe circolari scolastiche, che invitano ogni docente a porsi sempre "in atteggiamento di ascolto e di dialogo, ed evitare qualsiasi forma di intimidazione e di punizione ... è più saggio un costruttivo dialogo con le famiglie, nei tempi e nelle sedi opportune"; "... inoltre non va dimenticato che la gestione dei casi più “difficili” è una sfida alla professionalità docente, che deve ripensare metodi e contenuti, intervenendo in maniera realmente personalizzata.".  Quando si pensi all'assenza di dignità e di senso di vergogna, all'assoluta mancanza di ideali, alla sfrontatezza, alla villania, alla tracotanza, alla volgarità, agli atti intimidatori, alle aggressioni di certi personaggi che si continuano ancora a chiamare studenti, queste parole sembrano quasi un insulto.

domenica 5 gennaio 2014

Una buona notizia per chi chiede più disciplina nelle scuole.


di  A. Lalomia


Dalla Gran Bretagna arriva una notizia che non può che trovare consenso tra tutti coloro i quali credono nella necessità di restaurare nelle scuole un clima di ordine, di rispetto delle regole, di pulizia morale e di osservanza della gerarchia.
Con buona pace di quanti hanno gridato alla violazione dei diritti costituzionali, la decisione delle autorità britanniche di creare un archivio con le impronte digitali degli allievi mi sembra un ottimo deterrente per cercare di contrastare gli innumerevoli atti di bullismo, di teppismo, di violenza, di aggressione, di totale disprezzo delle norme disciplinari più elementari da parte di soggetti che non hanno alcun diritto di essere chiamati studenti, viste le loro prodezze.
Oltretutto, una scelta del genere permette ai genitori di tenere sempre sotto contro controllo le attività dei loro figli, monitorando in particolare le assenze.
Auspico vivamente che tale iniziativa serva da esempio per i responsabili delle nostra politica scolastica, che la facciano propria e introducano anche nel nostro Paese questa procedura, facendola seguire dall'adozione del periodo di prova  (esattamente come in ambito lavorativo) e di altri provvedimenti, come la sospensione immediata del teppista per intere settimane anche su semplice proposta di un docente  (senza le pastoie burocratiche di oggi), e la possibilità di usare pistole Taser modificate per uso scolastico.  Per i casi più gravi, occorre pensare a misure restrittive della libertà personale, anche per i minorenni. La galera deve rappresentare un luogo di espiazione non solo per i genitori che aggrediscono i docenti perché hanno ripreso i loro pargoletti, ma anche per questi ultimi.
In materia di disciplina studentesca, le scuole hanno bisogno del pugno di ferro, non della melassa buonista e delle sviolinate giustificazioniste che da anni si riversano come un fiume inarrestabile da Viale Trastevere e che non tengono in alcun conto, tra l'altro, delle innumerevoli richieste di maggior rigore da parte degli allievi che si comportano in modo civile e che entrano in classe per apprendere.  
Sotto, alcuni video sul bullismo e altre forme di violenza studentesca, filmati che si aggiungono ad altri proposti qualche tempo fa.














sabato 4 gennaio 2014

Mario Avagliano e Marco Palmieri: "Di pura razza italiana", un libro che invita a riflettere.


di  A. Lalomia


M. Palmieri e M. Avagliano  (secondo e terzo
da sinistra)  ad una presentazione del libro.

























Come annunciato nel titolo, il libro induce a riflettere su una delle pagine più drammatiche del nostro passato, ricostruita con mano sicura da due studiosi che hanno già dato prova del loro talento e della profonda conoscenza del periodo pubblicando, pochi anni fa, sempre su questo tema, un'opera accolta con favore dalla critica e dal pubblico,  Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia. Diari e lettere 1938-1945,  Einaudi 2011.
Mario Avagliano, poi, ha dedicato all'argomento (e più in generale alla Shoah) numerosi articoli, quasi tutti reperibili sul suo blog.
Il volume che si presenta in questa sede rappresenta un'occasione, anche, per cercare di capire se la reazione degli Italiani alle leggi del 1938 sia stata compatta e soprattutto se sia nata da una reale convinzione, dall'indottrinamento e dal plagio esercitato dalla propaganda, in particolare sui giovani, o, più semplicemente  (e sommessamente), si sia trattato del prezzo da pagare per non avere noie dal regime.  Un prezzo caro, certo, ma in linea con l'insegnamento di Torquato Accetto e comunque in sintonia con i tempi e le circostanze.  Adeguarsi (o fingere di adeguarsi) per non perire e in ogni caso per non finire nel mirino della repressione. Forse l'accusa di  viltà in diversi casi è eccessiva, visto il contesto in cui si era costretti a vivere. Naturalmente, non mancarono i complici, i profittatori, gli sciacalli, i delatori, gli opportunisti, ma più spesso, ad un'esplicita presa di posizione contro le leggi, ad una collaborazione attiva e zelante, ad un consenso esibito ed urlato per compiacere i vertici del fascismo e avanzare di carriera, si preferì la strada della dissimulazione onesta, appunto, del silenzio operoso, con cui ci si proteggeva dalle ritorsioni del regime e nello stesso tempo si potevano aiutare gli ebrei. Fu in fondo l'atteggiamento che mantenne anche la Chiesa durante la guerra, proprio perché era ben consapevole che, se avesse alzato i toni oltre una certa misura, la reazione dei nazisti sarebbe stata ancora più spietata contro gli ebrei  (e non solo), impedendole di proseguire nella sua azione di salvataggio dei perseguitati  (migliaia di ebrei trovarono rifugio proprio nelle sedi ecclesiastiche). Inoltre, non mancarono certo coloro i quali, sia pure a bassa voce (ma non tanto bassa da non essere percepita dagli informatori dell'OVRA), manifestarono incredulità, sgomento, sdegno  (specie se ci si ricordava del discorso contro il razzismo nazista che Mussolini aveva tenuto a Bari nel 1934), fino a restituire la tessera del partito. A ben vedere, meritano senz'altro più biasimo quegli studenti che nel quinquennio in cui le leggi furono applicate dimostrarono una particolare solerzia nel rispettarle, una solerzia di cui poi, nel dopoguerra, una volta divenuti stimati rappresentanti del mondo culturale italiano, persero ogni ricordo.
D'altronde, come gli stessi autori sottolineano, accanto ai fanatici, ai profittatori, innumerevoli furono gli Italiani che, al di là delle dichiarazioni ufficiali di circostanza o mantenendo un dignitoso silenzio, si prodigarono in ogni modo per proteggere e salvare gli ebrei e quanti, comunque, erano perseguitati dal fascismo.  A conferma di questo 'scudo protettivo'  verso gli ebrei viene citato il fatto che degli oltre 24.000 riconoscimenti di  "Giusti tra le nazioni" assegnati dallo Yad Vashem di Gerusalemme, quasi seicento sono andati a cittadini italiani per la loro opera di aiuto verso i loro connazionali di fede ebraica.  E non poche di queste figure che hanno riscattato l'onore dell'Italia  -e che meriterebbero di entrare a pieno titolo nei programmi scolastici-  pagarono duramente per il loro coraggio.  Basti pensare a Michele Bolgia, L'angelo del Tiburtino, finito alle Fosse Ardeatine per la sua intrepida azione di aiuto verso gli ebrei.  
Testimonianze di questa solidarietà, si trovano anche nei filmati proposti oltre.
C'è un aspetto, forse, che merita di essere sottolineato con forza, e riguarda la stupidità di provvedimenti di tipo discriminatorio nei confronti di minoranze etniche e religiose, soprattutto se queste minoranze rappresentano una parte importante per l'economia e la cultura del paese.  In tal senso, il fascismo  -così come il nazismo, lo stalinismo e ogni altra dittatura-  non capirono che, perseguitando prestigiosi intellettuali, tecnici e professionisti di eccellenza, brillanti uomini d'affari, militari di talento, costringendoli ad espatriare in altri paesi o a tacere, si privavano di un apporto prezioso per l'intero sviluppo nazionale.  Insomma, in Italia, nel 1938 e negli anni immediatamente successivi, accadde ciò che la stolida presunzione di Luigi XIV aveva provocato nel 1685, con la revoca dell'Editto di Nantes, revoca che costrinse circa 300.000 ugonotti ad abbandonare il paese e a rifugiarsi soprattutto nei territori di lingua tedesca, contribuendo a renderli ancora più potenti e minacciosi nei confronti della Francia.  
E d'altronde, il fascismo si rese conto ben presto che non poteva fare a meno degli italiani di fede ebraica, visto che erano insostituibili.  Un solo esempio: dopo averlo congedato per motivi razziali, il regime fu costretto a richiamare precipitosamente in servizio il generale del genio navale Roberto (Isacco) Pugliese, perché era l'unico in grado di rimediare ai danni che gli inglesi avevano causato alle nostre navi nell'attacco al golfo di Taranto del 1940. Vale la pena ricordare che Pugliese  (il quale avrebbe potuto tranquillamente rifiutare l'offerta, visto il modo in cui era stato trattato), accettò senza risentimenti, chiedendo, come unica condizione, di poter indossare nuovamente la divisa militare. Chissà se i mentecatti che lo avevano liquidato si resero conto di quanto alta fosse la tempra morale di questo soldato che ancora oggi rappresenta una delle figure più illustri della storia della marina militare italiana.             Per la lettura dell'introduzione del libro di Avagliano-Palmieri  (di cui auspico la presenza nelle biblioteche scolastiche)  andare qui .
Sotto, una serie di video sulla svolta razziale del fascismo, a partire da quello in cui Mussolini, in visita a Trieste, annuncia le leggi  (18 settembre 1938), sul ruolo della Chiesa in difesa delle vittime, per finire con due dei film che forse meglio rappresentano la situazione degli ebrei italiani nel periodo della persecuzione: "Il giardino dei Finzi-Contini"  e  "L'oro di Roma" (alcune scene).  
Infine, vorrei ricordare che nella cartelle "Video didattici"  e  "Cinema d'autore"  si trovano diversi filmati sulla Shoah,