di A. Lalomia
Non vorrei sembrare polemico nei confronti dell'attuale esecutivo, ma mi sembra che il comunicato stampa pubblicato il 13 gennaio 2014 sul portale del governo lasci un po' a desiderare, sotto il profilo della chiarezza, al di là, quindi, delle ampie assicurazioni che sono state fatte nei giorni scorsi ai docenti di non voler ledere i loro diritti, introducendo una norma con carattere retroattivo (una mostruosità che purtroppo sta diventando sempre più frequente in Italia). Possibile, viene da chiedersi che su una questione di tale importanza non si sia riusciti a trovare una forma più semplice, più snella, più leggibile, di facile comprensione ?
Possibile che anche le decisioni più elementari debbano essere espresse in un linguaggio criptico, da iniziati, con buona pace di tutte le promesse che sono state fatte (e che continuano a piovere), di maggior rispetto verso i cittadini ?
O l'obiettivo è forse proprio quello di non far capire un bel nulla ?
A volte si ha l'impressione che le cose stiano proprio in questi termini.
Certamente, comunque, il disprezzo di troppi dei nostri politici per la lingua nazionale 1 si manifesta anche in altri modi, oltre a quello di produrre testi come quello segnalato sopra. Cito soltanto la decisione di chiudere altri sei dei nostri istituti italiani all'estero (formidabili centri, in primo luogo, di promozione della lingua italiana), alcuni in sedi prestigiose come Francoforte, Lione, Stoccarda, Vancouver. 2 Tutto per risparmiare poche centinaia di migliaia di € l'anno, ossia l'equivalente di quanto guadagna una decina di amministratori locali.
Vorrei chiudere questo post con alcuni video che consiglio vivamente a quei politici i quali manifestano ben poco rispetto per la lingua italiana e che non mostrano il minimo interesse per la promozione della loro lingua e della cultura nazionale, sia in Italia che nel mondo.
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Note
1 Tra le personalità che riescono ancora ad indignarsi per la sciatteria, la farraginosità e la nebulosità di troppi dei testi prodotti dai nostri politici, vorrei citare almeno il Sen. Pietro Ichino. V. ad esempio quanto riportato qualche tempo fa sul suo blog, unitamente ad una precedente denuncia. Ichino ha più volte denunciato il fatto che alcuni provvedimenti sono illeggibili per gli stessi esponenti del governo e per gran parte dei parlamentari. sottolineando con forza che questo modo di legiferare,
oltre a creare un vulnus molto grave nel rapporto (già abbastanza precario, come dimostrano le
percentuali, sempre più basse, di votanti)
tra partiti e cittadini (e quindi, vorrei
aggiungere, incrinando alla base uno dei pilastri del regime democratico), ci
espone alle critiche e alle ammonizioni
-ripetute- da parte dell’Unione
Europea (Decalogue for Smart Regulation del 2009). Unione Europea che a quanto pare, come lo stesso senatore ha ricordato, ritiene “inutile tradurre i nostri testi
legislativi, perché, anche se tradotti, essi non sono in grado di capirne
minimamente il significato. ”
2 Sul tema, cfr. il post del 13-01-14 di Franco Cardini, A proposito di difesa della cultura ... ("Minima Cardiniana n, 4) .