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giovedì 9 gennaio 2014

Gli studenti italiani non conoscono la Storia. Ancora una conferma.


di  A. Lalomia

I ragazzi italiani non conoscono la Storia: è un dato che emerge puntualmente anche durante trasmissioni televisive di giochi a premi.
Una delle ultime conferme, in ordine di tempo, è quella del programma  "L'Eredità"  su RAI Uno, in cui il conduttore, dopo aver posto delle domande da scuola elementare agli studenti presenti (alcuni anche grandicelli), ha ottenuto risposte al limite della demenza.
Tra le tante:  Hitler diventa cancelliere nel ... 1948, nel 1964, nel 1979.
E poi: Mussolini riceve a Palazzo Venezia Ezra Pound nel ... 1964.
Se non ci fosse la macchina da ripresa che registra fedelmente immagini e risposte, verrebbe da pensare a uno spettacolo di varietà, a una farsa, a battute tra comici.
Eppure è tutto vero, tutto terribilmente vero.
E d'altronde, in rete si trovano altri esempi della spaventosa ignoranza degli studenti su argomenti di enorme significato come la Shoah, l'antisemitismo, le leggi razziali, l' olocausto.
Lo dimostra  (tanto per sceglierne uno)  il secondo video in basso, dove peraltro vengono intervistati allievi presumibilmente liceali, in cui la Storia dovrebbe costituire una delle materie di riferimento.  
Questi episodi  (ed altri che si potrebbero citare)  confermano ancora una volta, l'ennesima, che per gli Italiani la Storia  (come d'altronde diceva Montanelli)  rappresenta qualcosa di sconosciuto, di tenebroso, quando non addirittura di ostile, da rifiutare e da combattere  1.  A certi studenti, soprattutto  (anche a quelli che vengono magnificati per le loro, tutte da dimostrare, capacità), non interessa niente che milioni di ebrei siano stati massacrati dai nazisti, non provano la minima compassione per le barbarie compiute dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale, sono totalmente insensibili di fronte ad un fatto che non ha precedenti nella storia dell'uomo. Di più: disprezzano la libertà, sono attratti da regimi dittatoriali, dall'uso criminale del potere, dall'uomo forte, dal leader con il pugno di ferro. Rappresentano degli esemplari da museo, per il loro cinismo agghiacciante, per il disprezzo verso la democrazia; per la propensione verso modelli di tirannia pura.  Se uno psicopatico si presentasse sulla scena politica con idee simili a quelle di Hitler (magari aggiornate tecnologicamente), lo seguirebbero entusiasti in massa, ne diverrebbero i più fanatici e isterici fan, sarebbero disposti ad immolarsi per lui  2
Per il resto, somigliano sempre di più ad amebe glassate: per loro contano solo gli SMS (ovviamente sgrammaticati e senza senso)  che si spediscono in continuazione; i social network (in cui scambiano messaggi di una stupidità terrificante e linguisticamente sgangherati);  il fumo, ovviamente non delle sigarette  3 . 
Ma lo studio superficiale, svogliato, sommario, episodico, lacunoso, acritico, è anche il risultato del permissivismo che esiste a livello disciplinare, nei costumi, negli atteggiamenti, nel modo di affrontare l'impegno scolastico da parte di molti allievi. L'ignoranza degli studenti dipende anche dal fatto che non esistono sanzioni esemplari per le infrazioni ai regolamenti scolastici, esposti bellamente nei corridoi degli istituti, ma che sono sempre più spesso ricoperti di polvere e di muffa.
Ordine, disciplina, rispetto per la gerarchia, decenza nel modo di presentarsi a scuola, periodo di prova, repressione immediata e durissima per tutti gli studenti che infrangono il regolamento disciplinare: queste devono essere le linee guida di una scuola veramente seria, in grado di preparare dei cittadini provvisti, quantomeno, di cultura da scuola elementare.  
La scuola è un diritto soltanto per chi dimostra di possedere i requisiti per saper vivere in una comunità di persone civili, per chi ha intenzione di affinare se stesso, per chi vuole contribuire alla costruzione di un futuro migliore per sé e per il Paese.  È a questi allievi che si devono riservare quelle risorse, quelle energie, quelle attenzioni, quegli sforzi che oggi vengono inutilmente sprecati per dare una cultura a soggetti che dovrebbero essere cacciati via dalle aule senza esitazioni. 4






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Note


1  Si veda anche l'intervista a Franco Cardini .


Timur Vermes con una copia del suo romanzo.

2  D'altronde, lo scrittore tedesco Timur Vermes, autore del bestseller  Er ist wieder da  (traduzione italiana di Francesca Gabelli: Lui è tornato, Bompiani 2013),  ha spiegato più volte che a spingerlo a scrivere l'opera è stata la volontà di far capire  -in primo luogo ai suoi connazionali-  che anche oggi un Hitler redivivo  -in versione tecnologica, come ricordo sopra- riscuoterebbe un successo enorme.  Grazie alla rete  -e in particolare a youtube- il suo delirante egocentrismo, la sua demagogia compulsiva, il suo populismo, la sua verbosità aggressiva, la sua teatralità convulsa, gli permetterebbero di raccogliere milioni di consensi, in una platea di spettatori rimbambiti dal consumismo, dall'omologazione, dalle insolenze di una società che ha perso ogni senso religioso, ogni gerarchia di valori.
Sotto un paio di video su Vermes  (il primo si riferisce alla presentazione del libro al Salone del Libro di Torino 2013).






3  Un fumo che, di fatto, è ormai legalizzato, con buona pace di quanti continuano ad interrogarsi sulla necessità di togliere qualunque divieto in materia, soprattutto dopo la scelta di alcuni paesi di liberalizzarne il commercio e l'uso.




4  È evidente che i comportamenti irrispettosi, violenti, delinquenziali sono anche la conseguenza di atteggiamenti come quelli che vengono suggeriti attraverso certe circolari scolastiche, che invitano ogni docente a porsi sempre "in atteggiamento di ascolto e di dialogo, ed evitare qualsiasi forma di intimidazione e di punizione ... è più saggio un costruttivo dialogo con le famiglie, nei tempi e nelle sedi opportune"; "... inoltre non va dimenticato che la gestione dei casi più “difficili” è una sfida alla professionalità docente, che deve ripensare metodi e contenuti, intervenendo in maniera realmente personalizzata.".  Quando si pensi all'assenza di dignità e di senso di vergogna, all'assoluta mancanza di ideali, alla sfrontatezza, alla villania, alla tracotanza, alla volgarità, agli atti intimidatori, alle aggressioni di certi personaggi che si continuano ancora a chiamare studenti, queste parole sembrano quasi un insulto.