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giovedì 14 gennaio 2016

Chi è veramente la Gioconda ?


di Angelo Paratico

Il chierico Antonio de Beatis tenne un diario durante il suo grande tour europeo, cominciato il 9 maggio 1517 in compagnia del proprio superiore, il cardinale Luigi D’Aragona, un bastardo di sangue reale. I due uomini rientrarono a Roma nel gennaio 1518 e il motivo per una così lunga assenza da parte del ricco e potente porporato va ricercata nel fatto che egli era sospettato d’essere stato a conoscenza d’una congiura, ordita dal cardinale senese Alfonso Petrucci, per assassinare papa Leone X. Il Petrucci fu arrestato assieme ad altri sospetti e poi strangolato in carcere, il 4 luglio 1517.
Antonio De Beatis era un preticello nativo di Molfetta del quale nulla sappiamo, neppure le sue date di nascita e di morte. Sappiamo che nel 1519, alla morte del suo superiore e compagno di viaggio, egli abbandonò Roma, ritornando a Molfetta. Era un uomo semplice e svolgeva funzioni d’assistente personale, una sorta di valletto che mai pensò di pubblicare le proprie note e, proprio per tale motivo, queste furono redatte con grande candore.
Nel 1521 le ricopiò, correggendole e riordinandole e poi inviò entrambe le copie a Roma, al reverendo Antonio Seripando (1494–1539) che era stato a sua volta segretario personale del cardinale D’Aragona, il quale le mise da parte e, forse, neppure le lesse. Il cardinale era stato un grande appassionato d’arte, del buon vivere e delle belle donne e possiamo perciò pensare che i due uomini se la spassarono durante il viaggio, vistando località storiche e artistiche in Austria, Germania, Olanda, Belgio e Francia. Incontrarono l’imperatore Carlo V a Middelburg, Jacob Fugger ad Augusta e il re Francesco I a Rouen. Si trattennero pure con Leonardo Da Vinci ad Amboise e, sulla via del ritorno, fecero sosta a Milano per ammirare il suo Cenacolo che si stava rapidamente deteriorando.
Nel 1873 il diario di De Beatis stava ancora su di uno scaffale della biblioteca Vittorio Emanuele di Napoli, dove fu notato da Ludwig von Pastor (1854-1925) il quale, intuendo la sua grande importanza storica, pubblicò una prima edizione critica nel 1905, facendo una collazione dei manoscritti originali.

Il 10 ottobre 1517 i due viaggiatori incontrarono Leonardo Da Vinci ad Amboise, dentro al suo studio e diligentemente il De Beatis annotò le parole pronunciate da Messer Lunardo Vinci fiorentino…pictore in la età nostra ecc.mo. il quale disse quanto segue al cardinal D’Aragona circa i tre quatri che stavano appesi nel suo studio di Clos Lucé ad Amboise:
…In uno de li borghi, el Sig.re con noi altri andò ad vedere M.r Lunardo Vinci fiorentino, uecchio de più di LX anni, pictore in la età nostra ecellent.mo quale mostrò a s. Ill.ma tre quatri, uno di certa dona fiorentina facta di naturale facto ad istanza del quondam ma.co Jiuliano de Medici. L’altro di San Joane Giovanni Bat.ta giouane et uno de la Madona et del Figliolo che stan posti in grembo di S.ta Anna tucti perfettissimi, e ben vero che da lui per esserli uenuta certa paralisi dextra, non se ne può expectare più cosa buona. Ha ben facto un creato Milanese che lauora assai bene, et benché il p.to M. Lunardo non possa colorir con quella dolceza che solea, pur serve ad far disegni et insegnare ad altri. Questo gentil’omo ha composta de notomia tanto particularmente con la demostrazione de la pictura sí de membri come de muscoli, nervi, vene, giunture, d’intestini tanto di corpi de homini come de done, de modo non è mai facta anchora da altra persona. Il che abbiamo visto oculatamente et già lui ne dixe haver facta notomia de più de XXX corpi tra masculi et femine de ogni età. Ha anche composto la natura de l’acque, le diverse machine et altre cose, secondo ha riferito lui, infinità di volumi et tucti in lingua volgare, quali se vengono in luce saranno proficui et molto dilettevoli.
La donna fiorentina alla quale accenna è certamente il dipinto da noi oggi conosciuto come la Gioconda ma questa affermazione di Leonardo crea grossi problemi: infatti Monna Lisa di Antonio Maria di Noldo Gherardini del Giocondo, nata il 15 giugno 1479 – la Monna Lisa per antonomasia – non aveva nulla a che fare con il quondam Magnifico Giuliano ovvero Giuliano di Medici, duca di Nemours, figlio di Lorenzo de’ Medici, fratello di papa Leone X e patron di Leonardo, morto nel 1516 e che fu esiliato da Firenze dal 19 novembre 1494 al 1 settembre 1512.
L’ipotesi avanzata da Carlo Pedretti prima e sviluppata poi da Roberto Zapperi per cercare di spiegare l’accenno a Giuliano de’ Medici è che la donna ritratta sia Pacifica Brandani, una delle sue amanti. Roberto Zapperi sviluppò questa teoria in un aureo libretto, molto ben documentato, uscito nel 2010 e intitolato “Monna Lisa Addio”. Dato che fu proprio Leonardo Da Vinci a dire al Cardinale Luigi D’Aragona che quella immagine della signora fiorentina la dipinse su incarico di Giuliano de’Medici, Zapperi è certo che il riferimento fu a Pacifica Brandani, anche se non fu una fiorentina ma una urbinate.
Pacifica Brandani, figlia illegittima di Giovanni Antonio Brandani, morì di parto nel 1511, dando alla luce un figlio maschio, il futuro cardinale Ippolito De’ Medici. Secondo Zapperi, Giuliano de’ Medici nel 1515 avrebbe dato a Leonardo l’incarico di dipingere il suo ritratto come ricordo per il figlio e allo stesso tempo chiese a Raffaello di dipingere un ritratto di sé stesso. Il figlio di Pacifica, battezzato con il nome di Ippolito, divenne un potente cardinale ma morì ancor giovane, nel 1535, sicuramente avvelenato.
Vorremmo ora presentare una nuova ipotesi che, stranamente, non è mai stata prima presa in considerazione dai “giocondologi”.
Come possiamo essere sicuri che quando Leonardo Da Vinci dice al Cardinal d’Aragona e ad Antonio De Beatis che il ritratto che stavano ammirando rappresentava una certa donna fiorentina fatta di naturale, ad istantia del quondam ma.co Iuliano de Medici stesse alludendo a Giuliano de’ Medici, duca di Nemours, come tutti danno per scontato? E se invece si stesse riferendo al suo omonimo zio, Giuliano de’Medici, il fratello di Lorenzo de’Medici? Giuliano morì domenica 26 aprile 1478 mentre assisteva alla messa nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, trafitto da diciannove colpi di spada inferti da Franceschino Pazzi e da Bernardo di Bandino Baroncelli.
Questa interpretazione cambierebbe tutti gli scenari a noi conosciuti, aprendone dei nuovi, ancora inesplorati. Lisa Gherardini del Giocondo e Pacifica Brandani non erano ancora nate, quando Giuliano moriva. Dunque chi potrebbe essere questa donna? Esattamente un mese dopo l’assassinio di Giuliano, il 26 maggio 1478, nacque un suo figlio naturale che il giorno successivo fu battezzato con il nome di Giulio, alla presenza d’Antonio da Sangallo, un amico del defunto Giuliano de’Medici e che seguì le istruzioni di Lorenzo de’ Medici. Il neonato fu subito accolto in famiglia ed educato insieme ai figli di Lorenzo. Nel 1523 Giulio de’ Medici verrà eletto papa con il nome di Clemente VII e il Machiavelli gli dedicherà le sue Istorie Fiorentine.
Chi fu la madre di Giulio, che morì nel darlo alla luce? Si dice sia stata la cortigiana Fioretta Gorini (1453-1478) della quale nulla conosciamo. Può essere che quando Giuliano seppe che la sua amante era in dolce attesa chiese al giovane Leonardo di dipingere il suo ritratto? Oppure fu Lorenzo che gli chiese di dipingerla, subito dopo la loro morte? Non lo sappiamo.
Un ulteriore indizio che sposterebbe indietro nel tempo l’origine della Gioconda è che fu dipinta su di una tavola di pioppo, mentre i dipinti successivi alla venuta di Leonardo a Milano furono dipinti su legno di noce. E ora rispondiamo subito a una critica che ci verrà rivolta: l’epiteto di Magnifico fu usato solo per Lorenzo de’Medici e per suo figlio, Giuliano, duca di Nemours una volta diventato signore di Firenze, o fu forse usato anche per Giuliano, il fratello di Lorenzo?
Certamente fu usato anche per il fratello di Lorenzo, infatti possediamo Le Stanze de messer Angelo Poliziano cominciate per la giostra del Magnifico Giuliano di Pietro de’ Medici, un poemetto in ottave, rimasto incompiuto e composto da Angelo Poliziano (1454-1494). Fu pubblicato per la prima volta nel 1484 e poi nel 1498 da Aldo Manuzio. Dunque Leonardo Da Vinci poteva riferirsi a Giuliano senior, parlando ai due visitatori napoletani e non a suo nipote, Giuliano, duca di Nemours e la Gioconda potrebbe essere stata iniziata venticinque anni prima di quanto si è sempre pensato, forse prima ancora della Ginevra de’ Benci conservata alla National Gallery di Washington.

Angelo Paratico, Una nuova ipotesi sull'origine della Gioconda di Leonardo, "Corriere della sera" (blog), 13-01-16.