Siccome questo è il governo del “cambiamento”, nel secondo week-end d’aprile il governo Renzi ha pensato bene di “cambiare” in materia di “pesce d’aprile”. Come è noto la tradizione vuole che lo si celebri al principiare del mese. Quest’anno, per la prima volta nella storia, invece che un giorno il “pesce” s’è preso tutto il mese e ancora sta sguazzando nelle pieghe della comunicazione. Infatti, cosa vorrà significare il Corriere della Sera, col suo titolo messo in pagina la vigilia del 25 aprile? «Le manovre sul bilancio dello Stato e il governo scongela il “tesoretto”». Mi pare che in lingua italiana si possa tradurre così, o per lo meno un lettore capisce così: stiamo lavorando sul bilancio dello Stato, tranquilli, il governo “scongela”, cioè è pronto per cuocere e servire sul piatto dei cittadini i famosi 1,6 miliardi di “tesoretto”.
Questa storia del “tesoretto” è stata messa in circolo da Renzi a cominciare, appunto, dal secondo weekend del mese. Tutti i giornali ci hanno fatto le prime pagine. Tutti i filogovernativi ci hanno visto il buon governo di questo sveltone di Matteo, tutti quelli dell’opposizione ci hanno visto l’ennesimo fumo. Per dire. Repubblica per tre giorni consecutivi ha titolato in prima pagina così: «Via libera al Def “C’è un tesoretto da 1,6 miliardi”» (sabato 11). Poi il giorno 12 ha saltato il titolo in prima (c’era da celebrare la storica stretta di mano tra Obama e Raul Castro) però poi a pagina 7 la notizia è celebrata col titolone «Da maggio un bonus tra i 20 e i 50 euro. Nel 2015 giù le tasse. Il tesoretto da 1,6 miliardi favorirà gli “incapienti”». Infine (lunedì 13 aprile) Rep ribadisce nella titolazione di prima pagina che il tesoretto c’è e «Il bonus sarà per 7 milioni di italiani».
La notizia è andata poi affievolendosi. Si è incartata nelle discussioni degli esperti e nella ridente perplessità di articoletti leggeri.
Tempi, però, già nella settimana in cui la grande informazione si gingillava euforia e sospetto, scriveva senza tema di smentita: «Non “abbiamo una banca” ma – dice il compagno Matteo Renzi – abbiamo un “tesoretto” da 1,6 miliardi. Sono risparmi di un buon padre di famiglia che ha tirato la cinghia (spending review) e messo da parte un gruzzolo per l’istruzione dei figli (disoccupati) piuttosto che per la nuova moglie (divorzio breve) o la nuova automobile (consumi)? Insomma, sono soldi freschi come pare di capire leggendo i giornali? Dove starebbe il giochino? Beh, basta alzare l’asticella del deficit 2015 (rapporto debito/Pil). Fai i conti e capisci che ogni 0,1 per cento in più vale 1,6 miliardi. Già. Finanzi la spesa pubblica in disavanzo ed emetti titoli di Stato (cioè seguiti a indebitarti)». Eravamo in edicola con questa non notizia del “tesoretto” da prestigiatori fin da giovedì 16 aprile.
Oggi, Corriere della Sera di venerdì 24 aprile, a pagina 13, sotto un titolo che, come da citazione sopra, sembra nascondere invece che pungere e far scoppiare la bolla del “tesoretto”, leggiamo: «Non c’è niente di più politico di un artificio tecnico. E quello trovato ieri per consentire al governo di usare il “tesoretto” da 1,6 miliardi, prima di quando potrebbe farlo, appare tale. Il “tesoretto“ altro non è che la differenza tra l’obiettivo programmatico del rapporto deficit-Pil al 2,6% e quello tendenziale, che è stimato nel 2015 al 2,5%». Appunto uno 0,1% di deficit gonfiato. Ci vuole un genio a definire “tesoretto” 1,6 miliardi di deficit in più. Però il governo dice che è così e anche se un po’ nascondendo la notizia, dieci giorni dopo Tempi il Corrierone ammette “l’artificio”. C’è motivo per criticare il prestigiatore e denunciare la superballa? Figurati. «Il governo lo scongela» e «Non c’è niente di più politico di un artificio tecnico». Insomma. Dalla notizia dei soldi freschi agli “incapienti”. All’artificio tecnico scongelato come sopraffina pietanza politica per gli allocchi.
Luigi Amicone, Non era un tesoretto. Era un pesce d'aprile, "Tempi", 24-04-15,