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domenica 19 luglio 2015

Ebrei e cristiani uniti contro l'ISIS.

«Avevo un debito da saldare». Arthur George Weidenfeld, 94enne Lord britannico, cofondatore nel 1948 della casa editrice Weidenfeld and Nicolson, ha spiegato così al Times la sua decisione di spendere energie e denaro per aiutare i cristiani siriani e iracheni a salvarsi dai tagliagole dello Stato islamico. Il fatto è che Lord Weidenfeld è ebreo, e come ha raccontato in una intervista pubblicata dal quotidiano londinese martedì 14 luglio, deve la vita proprio ai cristiani, che nel 1938, quando lui era ancora «un ragazzino senza un penny», lo aiutarono a fuggire dall’Austria occupata dai nazisti e a raggiungere l’Inghilterra a bordo di un treno.


«DOBBIAMO ESSERE GRATI». Si chiamava Plymouth Brethren l’organizzazione cristiana che salvò la vita al giovanissimo Weidenfeld. E sono tanti, dice, gli ebrei come lui che all’epoca scamparono allo sterminio nazista grazie ai convogli denominati “Kindertransport”, rimediati da quel gruppo di volonterosi. «Sono stati i quaccheri e altre denominazioni cristiane a portare tutti quei bambini in Inghilterra», ricorda il Lord. «Fu un’operazione davvero nobile, gli ebrei dovrebbero essere grati e fare qualcosa per i cristiani in pericolo».

I PRIMI 150. Da parte sua, Lord Weidenfeld si sdebita finanziando – sia direttamente che con fondi raccolti da altre associazioni benefiche – l’operazione “Safe Havens”, intesa a soccorrere fino a duemila famiglie cristiane in Iraq e in Siria e portarle appunto in un “rifugio sicuro”, lontano dai fucili, dalle lame e dalla sharia dei jihadisti di Al Baghdadi. Venerdì scorso, informa il Times, nella prima fase del progetto «un gruppo di 150 cristiani siriani è stato portato in aereo a Varsavia».

COME SIR WINTON. L’obiettivo primario, sottolinea Lord Weidenfeld, «è portare i cristiani in un rifugio sicuro», offrendo loro i mezzi necessari per il sostentamento nei primi 12-18 mesi. L’anziano sopravvissuto all’Olocausto si augura di riuscire a emulare imprese come quella di Sir Nicholas Winton, scomparso proprio il 1° luglio scorso, il quale – ricorda il Times – «contribuì a organizzare tanti treni del “Kindertransport” da salvare più di 10 mila bambini ebrei dalla persecuzione».

«AMMAZZARE IL DRAGO». Agli occhi di Lord Weidenfeld le violenze perpetrate dallo Stato islamico sono perfino più crudeli di quelle ordinate da Hitler. «Nella sua ferocia primitiva, l’Isis è qualcosa di senza precedenti in confronto ai più sofisticati nazisti. Quanto a puro desiderio di orrore e sadismo, non hanno precedenti. Non si è mai vista una feccia tale». Ma a sconvolgere questo filantropo 94enne è anche «la mancanza di volontà di difendersi» dimostrata dai governi occidentali, una cosa «tremendamente importante per me, membro della generazione che può ancora ricordare l’epoca precedente la Seconda Guerra mondiale». È inconcepibile per Lord Weidenfeld «la mancanza di volontà di sbarazzarsi di quella gente, di combattere il nemico, di ammazzare il drago nella sua tana». Tanto più che a Kobane «i valorosi curdi», praticamente da soli, hanno dimostrato che non sarebbe una missione impossibile.

LE CRITICHE AMERICANE. Safe Havens, però, non è rimasta esente da critiche internazionali, legate soprattutto alla decisione di non includere tra i destinatari degli aiuti i siriani e gli iracheni di religione musulmana. Stando a quanto rivela il Times, il governo degli Stati Uniti avrebbe deciso di non prendere parte all’operazione, ritenendola discriminatoria. «Non posso salvare il mondo, ma esiste una particolare possibilità sul versante ebreo e cristiano», si difende Lord Weidenfeld. «Gli altri facciano quel che vogliono per i musulmani».