A Morden – un quartiere nel sud di Londra, in Inghilterra – c’è una scuola in cui non sono ammessi smartphone, tablet o internet: è la London Acorn School e il Guardian le ha recentemente dedicato un articolo chiamandola “la scuola senza tecnologia” e raccontando di come, fondandosi sulla psicologia steineriana, abbia sviluppato un metodo di insegnamento che si rivolge a quei genitori che sono preoccupati dall’impatto che le nuove tecnologie potrebbero avere sui loro figli. La scuola ha aperto nel 2013 e il Guardian spiega che ha regole molto severe: oltre a vietare internet, dispostivi elettronici, computer e film durante le lezioni, chiede che anche i genitori facciano lo stesso quando i loro figli sono a casa, anche durante le vacanze. La London Acorn School può accogliere fino a 84 studenti, ma al momento è frequentata da 42 ragazzi e i più grandi tra loro hanno 14 anni.
Nell’atto costitutivo della London Acorn School, la cui retta annuale è di quasi 15mila euro per studente, c’è scritto: «Siamo contro ogni tipo di tecnologia per i bambini e crediamo solo in una sua graduale introduzione durante l’adolescenza. Questo include anche internet. Nello scegliere questa scuola avete scelto di aderire a questa idea, a prescindere da cosa crediate personalmente». Storie come questa si inseriscono e arricchiscono un recente e fiorente dibattito sul ruolo che la tecnologia – internet, gli e-reader, eccetera – sta avendo, tra le moltissime altre cose, anche nell’istruzione e nella didattica.
Alla London Acorn School, fino ai 12 anni la televisione è completamente vietata agli studenti. Dai 12 anni in poi sono concessi solo documentari, a patto che siano stati prima approvati dai genitori. Sia a scuola che a casa, inoltre, i film sono vietati fino ai 14 anni e internet fino ai 16 anni. Dai 14 anni si possono usare i computer, ma solo per attività legate alle lezioni scolastiche: nella scuola, quindi, non si usano lavagne interattive o proiettori, ma solo strumenti che avremmo potuto trovare in una scuola di 30 o 40 anni fa. In classe i bambini preparano loro stessi i libri per gli esercizi, si dedicano spesso a passeggiate nella natura (visto che la scuola si trova in un parco), imparano a cucinare e cucire e contribuiscono attivamente alla manutenzione della scuola: i bambini più grandi, per esempio, costruiscono piccoli oggetti in legno – appendiabiti, per esempio – per le classi di quelli più piccoli.
Le regole della London Acorn School, spiega il Guardian, trovano un fondamento teorico in alcuni recenti studi che hanno analizzato l’impatto potenzialmente negativo che i social media hanno sui ragazzi e le cattive conseguenze associate all’uso di smartphone e tablet nelle classi, e si basano sulla pedagogia Waldorf, ideata nei primi decenni del Novecento dal filosofo e pedagogo Rudolf Steiner (e quindi anche nota come “steineriana”). Il metodo steineriano si basa sul principio dell’antroposofia di Steiner (la credenza che sia necessario compiere un percorso metafisico e spirituale per arrivare a una piena conoscenza di sé) e nelle scuole steineriane si chiede ai bambini di “fare delle danze espressive di gruppo in cui, vestiti con delle toghe, possano sviluppare il loro spirito nella loro nuova vita” e si vietano gli strumenti elettronici fino ai 12 anni. Due dei fondatori della London Acorn School – Andrew Thorne e sua moglie Sarah Fanconi Thorne – hanno spiegato di aver mandato i loro figli a una scuola steineriana, rimanendo però delusi da alcune idee di quella scuola (per esempio il suo misticismo) e di aver deciso allora di fondare una loro scuola. Fanconi Thorne, che è la direttrice della Acorn School, ha spiegato di amare i computer e quello che fanno, ma di non ritenerli adatti ai bambini: quando riuscirà a organizzare la prima classe per bambini con più di 14 anni, ha spiegato al Guardian, proporrà come primo progetto la costruzione di un computer.
Il Guardian ha intervistato alcuni studenti della scuola e alcuni genitori. Kevin Burchell, padre di una ragazzina di 12 anni trasferitasi da poco alla Acorn School, ha spiegato che per sua figlia è stato un po’ difficile adattarsi alle nuove regole e rispettarle quando è in compagnia di amici di altre scuole che la invitano a giocare con l’iPad, ma ha anche detto che da quando sua figlia frequenta la nuova scuola ha smesso di avere quei comportamenti di imitazione di personaggi e situazioni che vedeva in televisione. Janice Moore, madre di una due bambini – di otto e tre anni – iscritte alla scuola ha detto: «Troppa tecnologia troppo presto risulta dannosa. Non siamo paranoici, abbiamo iPhone e iPad e la nostra figlia di otto anni sa rispondere al telefono dall’iPhone: ma giocarci, quello mai. Può giocare all’aria aperta per ore. Le basta così poco per essere assorbita da un gioco». Moore ha anche spiegato di non pensare che così facendo rischia di pregiudicare il futuro digitale delle sue figlie: «Per niente. Considerando il ritmo cui cambia e cresce la tecnologia, qualsiasi cosa gli insegnano ora sarà superata e obsoleta in futuro». Il Guardian però ha anche chiesto agli studenti della scuola cosa ne pensano: in un gruppo di 6 ragazzini di 12 e 14 anni 4 hanno detto di volere più tecnologia.