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lunedì 22 aprile 2013

Napolitano bis.


 20 aprile 2013: Giorgio Napolitano subito dopo aver ricevuto
i Presidenti della Camera e del Senato con l'annuncio della sua rielezione.
di   A. Lalomia


Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sabato 20 aprile 2013 è stato rieletto Presidente della Repubblica.
Per la prima volta dal 1948 1, dunque, il Parlamento (riunito in seduta congiunta)  ha attribuito un secondo mandato settennale ad un Presidente già in carica.
Un fatto storico, senza precedenti, e proprio per questo motivo va annotato, sia pure in modo telegrafico.
Ma la rielezione di Napolitano  è un fatto storico anche perché dimostra in modo inequivocabile lo stato di profonda crisi in cui si trova il sistema politico italiano, incapace non solo di trovare un accordo tra schieramenti contrapposti, di superare la logica meschina dei veti incrociati, la perenne conflittualità  tra le parti, il  “perisca la nazione, purché viva e si rafforzi la fazione”, ma addirittura di compattare i propri parlamentari all'interno di uno stesso partito, con il fiorire convulso di franchi tiratori.  Tatticismi e strumentalismi, gelosie e invidie, ansia di protagonismo, forsennata ricerca dell’interesse personale, stavano facendo precipitare nell'abisso il Paese, da troppo tempo, ormai, sull'orlo del baratro.
Napolitano è riuscito ancora una volta ad interpretare in modo puntuale e concreto il suo ruolo, a superare lo stallo in cui si trovava la situazione politica, ad abbattere  la rigidità delle posizioni particolari, dimostrando grande senso di responsabilità e alto senso dello Stato.  E la sua accettazione è tanto più encomiabile, quando si consideri che egli, da mesi, aveva dichiarato la sua indisponibilità al reincarico, aveva detto a chiare lettere che nessuno lo avrebbe convinto a rimanere al Quirinale per altri sette anni.  Una decisione formalizzata  addirittura con una nota ufficiale del Quirinale, in cui si confermava che la sua candidatura non era neppure  "ipotizzabile".  Conoscendo la coerenza del personaggio, credo che il suo passo indietro sia nato dalla consapevolezza che, in caso di un suo rifiuto, il Parlamento, le istituzioni, il Paese intero sarebbero andati allo sbando, con conseguenze imprevedibili soprattutto a livello di mercati finanziari.
L’Italia sarebbe stata considerata all’estero un Paese in preda al caos, ingovernabile, allo stesso livello della Grecia o di qualche repubblichetta sud-americana o africana.
Tanto più che il default dell’elezione presidenziale si accompagnava al ritardo abnorme nella formazione del governo, dopo quasi due mesi dalla chiusura delle urne.
Quella di Napolitano, quindi, è una vittoria delle forze sane e virtuose del Paese, di chi si assume le sue responsabilità fino in fondo, oltre, forse, quanto gli competerebbe e quanto le sue condizioni fisiche sarebbero in grado di sopportare.
Ma è anche la sconfitta di un mondo  -quello politico-  che ormai, nel suo delirio di onnipotenza, nella sua frenetica ricerca di beni materiali e di arricchimenti troppe volte illeciti, sembra aver perso ogni contatto con la realtà e che nella sua rovina rischiava  -senza la decisione del Capo dello Stato di rientrare in campo-  di trascinare con sé il Paese intero.  Ed è a questo mondo politico, incapace, irresponsabile, avido e sordo alle esigenze del Paese, che Napolitano ha rivolto parole dure, giustamente dure, nel discorso di oggi davanti alle Camere riunite, subito dopo il giuramento.
Non per nulla, il blog  "Campagne d'Italie", di Philippe Ridet, corrispondente di  "Le monde" da Roma, ha titolato il pezzo del 20 aprile, subito dopo la rielezione del Capo dello Stato,
Qui il video con il giuramento e il messaggio del Presidente della Repubblica davanti alle Camere riunite.  Un discorso magnifico, commentato da Giorgio Israel sul suo blog con un titolo di grande intensità.

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Note

 Giorgio Napolitano  (29-06-1925-)  è stato riconfermato il 20-04-2013, al sesto scrutinio, con un ampio suffragio  -738 voti su 997 presenti; quorum 504-, terzo miglior risultato nella storia della Repubblica.  Era sostenuto dal PD, PDL Scelta Civica e Lega.  Nella stessa votazione, Stefano Rodotà  -appoggiato da Grillo-  ha ricevuto 217 voti.  
Il 10-05-2006 era stato eletto undicesimo Presidente della Repubblica, al quarto scrutinio, con 543 voti su 1000 presenti  (quorum: 505).  Oltre alla pagina biografica sul portale del Quirinale, v. la scheda sull' "Enciclopedia Treccani".
Sopra ho indicato il 1948  (anno dell'entrata in vigore della Costituzione)  perché in realtà, prima di quella data, si era già assistito ad una rielezione, quella di Enrico De Nicola.  Il 28 giugno 1946 l'Assemblea Costituente elesse, al primo scrutinio, De Nicola Capo provvisorio dello Stato, con 396 voti su 501 votanti.  Egli però si dimise poco meno di un anno dopo, il 25 giugno 1947, adducendo motivi di salute.  Il giorno successivo, e cioè il 26 giugno 1947, venne tuttavia rieletto alla medesima carica, quasi all'unanimità, dalla stessa Assemblea Costituente, con 405 voti su 431 votanti.  Come previsto dalle disposizioni finali e transitorie della Costituzione, De Nicola divenne Presidente della Repubblica a tutti gli effetti il 1° gennaio 1948, conservando tale carica fino all'11 maggio dello stesso anno.
Vedi schede relative a De Nicola sul portale del Quirinale e sul  "Dizionario Biografico degli Italiani"  (vol. 38, 1990) .


2  Riporto un paio di brani particolarmente significativi del post di Ridet:
"Cette réélection – une première dans l'histoire de la République (1) – est d'abord un hommage à l'habileté de cet homme simple et discret qui fêtera ses 88 ans en juin. Élu de justesse en 2006 au quatrième tour de scrutin, il est devenu indispensable. Il avait contre lui d'être ancien communiste (certes réformateur), il est parvenu a faire oublier cette filiation idéologique pour apparaitre comme le président de tous les Italiens. Plus de 90 % d'entre eux apprécient son action. Mais ce second septennat est aussi une défaite, pour ne pas dire un naufrage, de la politique, la manifestation de sa panique, de son absence d’imagination. Incapables de s'entendre sur le nom d'un candidat, les parlementaires italiens ont donné la mesure de leur médiocrité. A commencer par ceux de gauche qui, étant les plus nombreux, devaient au moins s'entendre sur un nom pour espérer l'imposer.".               La nota all'interno dell'articolo si riferisce ad una precisazione di un lettore, il quale sostiene il concetto che la rielezione di Napolitano non è il primo caso "dans l'histoire de l'Italie"  (formula per la verità un po' generica).  E ricorda appunto il precedente di De Nicola. Il lettore aggiunge anche che  "Certes, il n'était pas président, mais seulement chef provisoire de l'Etat (la nouvelle constitution n'étant pas encore approuvée), mais l'Italie était déjà une République..." .  Trovo piuttosto curioso che questo lettore consideri il fatto che l'Italia fosse già una Repubblica più importante del carattere provvisorio della carica attribuita dall'Assemblea Costituente a De Nicola.