Quirinale 28-04-13: giuramento del ministro Kyenge. |
di A. Lalomia
Le
affermazioni del ministro dell’Integrazione circa la necessità di introdurre in
Italia lo Ius soli e di
abolire il reato di immigrazione clandestina, hanno sollevato, accanto a qualche consenso, un’ondata
di polemiche, e non soltanto da parte dei soliti circoli xenofobi. Al di là del modo perentorio e impositivo con cui la Kyenge espone le sue idee
(“È così e non si discute”), la sua proposta relativa allo Ius soli non
è stata apprezzata neanche da molti immigrati.
1 Il ministro infatti dimentica che in
alcuni paesi di provenienza dei nostri immigrati, l' ottenimento della
residenza in Italia provoca automaticamente la perdita di validità dei documenti di
riconoscimento con cui erano arrivati, documenti che in alcuni casi devono essere consegnati alle rappresentanze diplomatiche di riferimento. Per riottenere questi documenti gli immigrati,
una volta tornati nei loro paesi di origine, devono affrontare una trafila
burocratica ben più micidiale di quella che sono abituati a superare in
Italia. (Per inciso, il
ministro parla come se tutti gli immigrati fossero davvero ansiosi di
rimanere qui per
sempre. Non è così: la maggioranza di loro, dopo aver fatto un po’ di soldi in Italia, non vede l’ora di
tornarsene a casa. Molti degli allievi stranieri che frequentano le nostre scuole non conoscono neppure la differenza che esiste tra nazionalità e cittadinanza e comunque non si preoccupano minimamente di diventare cittadini italiani, anche perché già ora usufruiscono, spesso gratis, di un'infinità di servizi.) Tranne
che nelle Americhe (ma negli Stati Uniti
con alcuni distinguo), lo Ius soli è
assente nel resto del pianeta. Persino
la Francia, che lo aveva adottato, alla fine è stata costretta a rivederlo e a modificarne quei punti che più si
prestavano ad un uso strumentale da parte degli immigrati. Si è mai chiesta il ministro per quale
motivo nella stragrande maggioranza dei paesi lo Ius soli è considerato una
norma fuori da ogni logica e in
contrasto con gli interessi nazionali ? E visto che il ministro ormai ha acquisito
la cittadinanza italiana, non le sembra che sia doveroso, da parte sua, pensare
prima agli Italiani e poi agli immigrati ? La Kyenge (come d’altronde ha dichiarato
pubblicamente) può anche sentirsi metà congolese e metà italiana; però,
tenuto conto che ha giurato sulla Costituzione italiana di svolgere la sua attività negli interessi esclusivi della Nazione, dovrebbe essere più cauta nelle sue affermazioni e, forse, verificare se il suo modo di pensare coincide con quello degli altri componenti del governo, a partire dal Presidente del Consiglio, e con i suoi compagni di partito. Non sarebbe male, inoltre, se acquisisse dati più completi e recenti sull’immigrazione in Italia.
tenuto conto che ha giurato sulla Costituzione italiana di svolgere la sua attività negli interessi esclusivi della Nazione, dovrebbe essere più cauta nelle sue affermazioni e, forse, verificare se il suo modo di pensare coincide con quello degli altri componenti del governo, a partire dal Presidente del Consiglio, e con i suoi compagni di partito. Non sarebbe male, inoltre, se acquisisse dati più completi e recenti sull’immigrazione in Italia.
Certamente gli immigrati
onesti vanno protetti; ma vanno protetti
soprattutto dallo
sfruttamento da parte dei loro stessi connazionali 2 . Quanto alla proposta di cancellare il reato di immigrazione clandestina, non
vale neppure la pena
parlarne, visto che -per la sua stessa
enormità- non sarà neppure valutata in sede di Consiglio dei Ministri.
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Note
1 Per la verità, alcuni commentatori non hanno apprezzato neanche la sua
nomina, visto che in Italia la stragrande maggioranza degli immigrati arriva dall’Est
europeo (si pensi soltanto al mezzo
milione circa di rumeni) e dall'America Latina. Gli immigrati
provenienti dall’Africa nera forse sono in numero inferiore rispetto a quelli
indiani, pakistani e del Bangladesh. Su
questo tema, cfr. Lorenzo Vignali, La nomina della Kyenge non fa bene all’integrazione. .
2 Chissà se il ministro conosce le reti di sfruttamento -con episodi non lontani dallo
schiavismo-, che esistono dietro i movimenti di centinaia di migliaia di
persone dai paesi
poveri a quelli considerati ricchi. Lo sfruttamento è gestito anche dagli Italiani,
ma credo che la responsabilità di questi ultimi sia
inferiore rispetto a quella praticata dai connazionali di
quelle centinaia di migliaia di immigrati che hanno scelto il nostro Paese come ancora di salvezza contro la povertà e l'emarginazione.