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domenica 30 novembre 2014

La buona integrazione ? A volte esiste.

«Vengo da una cultura basata sulla tradizione orale e posso testimoniare sulla mia pelle che quando un anziano muore è davvero una biblioteca che brucia: ciò che voglio fare è salvare questa biblioteca». Ha le radici ben salde nel sue origini senegalesi e uno spiccato accento sardo che racchiude l’essenza dei suoi ultimi 20 anni Cheick Tidiane Diagne, immigrato in Italia nel ’92 con una laurea in Economia e commercio e una gran voglia di fare. Prima Roma, poi Brescia e infine la Sardegna, alla ricerca di una cittadina non troppo grande per potersi sentire una persona e non un semplice numero. Ed è proprio fuori dalla stazione di Nuoro, appena arrivato, che la sua vita prende una svolta inattesa e poetica. «Ehi Babbo, sai indicarmi la strada? Con tutto il rispetto che provo per chi è più anziano di me ho chiesto un’informazione alla prima persona che ho visto: lui mi ha preso per mano e mi ha accompagnato. Lì è nata la nostra amicizia».  
L’uomo incontrato per caso era Tziu Antoni Cuccu, editore indipendente che con la sua Bianchina girava per i paesi più sperduti dell’isola alla ricerca di gare poetiche sarde. Per poi trascrivere, tradurre e stampare i versi ascoltati. «Grazie alla generosità di un maestro di Nuoro in pensione in sei mesi ho imparato l’italiano, e appena potevo andavo da Tziu Antoni, che mi declamava i versi più belli, mi parlava dei suoi libri, mi immergeva nella cultura sarda». Nel 1996 Tidiane realizza il suo sogno, e anche lui con la sua automobile inizia a vendere libri per i mercatini. E nel 2003, quando Tziu Antoni muore, sceglie di prendere in eredità la sua missione: acquista dalla famiglia tutti i volumi rimasti, continua nella raccolta di poesie locali e con il suo banchetto e il suo sorriso diventa un baluardo della lingua sarda. La storia del «Afro-barbaricino», come ama definirsi, è ora diventata un cortometraggio grazie ad un progetto chiamato «FOQS», che ha lanciato anche un crowdfunding per permettere al librario itinerante di ristampare i libri di Tziu Antoni. «Quello che lui ha trasmesso a me, io voglio trasmetterlo agli altri: non c’è integrazione più bella di questa».  

Federico Taddia, B come Babbo, "La Stampa", 30-11-14.