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mercoledì 12 agosto 2015

"El presente medieval". Intervista a Tommaso di Carpegna Falconieri e Maria Elisa Varela-Rodríguez.

   
di  A. Lalomia

Il 19 maggio di quest’anno, presso il Pati Manning di Barcellona (Catalogna), è stata presentata l’edizione spagnola di Medioevo militante, l’opera di Tommaso  di Carpegna Falconieri su cui questo blog si è soffermato più volte. 1   
Pochi giorni dopo è apparsa l’edizione in lingua turca di un altro libro dello stesso A., L’uomo che si credeva re di Francia, un testo già tradotto in inglese da una delle più prestigiose case editrici statunitensi, la University of Chicago Press (2008).                   Non basta: a conferma dell'eccezionale successo di Medioevo militante e, più in generale, del ruolo che il suo A. occupa ormai nella medievistica mondiale, anche le Publications de la Sorbonne stanno per mandare in libreria l’edizione francese del volume.


Per cercare di fare il punto su queste traduzioni e sulla pervasività del Medioevo –o, più spesso, del medievalismo- all’interno della cultura occidentale, ho chiesto a Carpegna Falconieri di parlarne brevemente. La mia richiesta non solo è stata accolta, ma l’A. ha a sua volta chiesto a Maria Elisa Varela-Rodríguez 2 -docente di Storia medievale presso l’Università di Girona-  di partecipare alla conversazione.
È con grande orgoglio che presento ai lettori le riflessioni di entrambi, che ringrazio per la straordinaria disponibilità che mi hanno mostrato.
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Note

1  V. ad esempio l’intervista concessami dall’A. e pubblicata il 25 febbraio 2012. Cfr. inoltre: Medioevo militante vince il Premio “Italia medievale” (5-09-12) . 
Vorrei ricordare che l’ intervista ha avuto, a tutt’oggi, circa 6.100 visualizzazioni e da anni si mantiene saldamente al vertice dei “Post più letti”.  Per gli altri testi su Carpegna Falconieri, v. la pagina “Libri consigliati” di questo blog.  Infine, vorrei citare il suo bel sito, che l'A. tiene sempre aggiornato, sito attraverso cui si possono acquisire ulteriori dati sulla sua attività. Cfr. anche la sua area su "Academia.edu" .

2  Per un profilo di Maria Elisa Varela-Rodríguez, cfr. Università di Girona (Catalogna)  e la sua area su "Academia.edu" .

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1. Come e quando è nata l’idea della pubblicazione in spagnolo ?

 Tommaso di Carpegna Falconieri
TdCF:
L’idea di pubblicare Medioevo militante in lingua spagnola è nata nel corso di un seminario di studi svoltosi all’Università di Girona nel gennaio 2013 che aveva per oggetto i nessi tra “Medioevo” e “Crisi”. In quella occasione avevo tenuto una relazione intitolata Secoli oscuri e crisi attuali: usi e abusi dei parallelismi tra Medioevo e contemporaneità nelle culture politiche occidentali.

È stata la professoressa Maria Elisa Varela-Rodríguez, che dirige il seminario permanente di Girona, a lanciare l’idea di una traduzione del mio libro. Dopo un primo articolo di giornale pubblicato sull’inserto culturale settimanale de La Vanguardia per presentare l’argomento al largo pubblico, Maria Elisa si è messa in contatto con una casa editrice di Barcellona, la Icaria Editorial, diretta da Anna Monjo. Si tratta di una casa editrice indipendente e dal catalogo stimolante, che pubblica libri attenti alla politica e alla società contemporanee, in una prospettiva progressista. Dopo i primi scambi di vedute, e stipulati gli accordi necessari tra Icaria, il Segretariato europeo per le pubblicazioni scientifiche e l’Università di Urbino, è iniziato il lavoro di traduzione, condotto da Sara Alcina Zayas. Il lavoro è stato meticoloso e ben riuscito. Abbiamo avuto la soddisfazione di vedere pubblicato il libro questa primavera. Poi, lo scorso 19 maggio, il libro è stato presentato con successo a BarcellonaColgo l’occasione di questa intervista per ringraziare Maria Elisa, Anna e Sara per il bel lavoro che abbiamo svolto insieme.

 Maria Elisa Varela-Rodríguez
MEVR:  
L’idea è nata durante una gita dei professori, professoresse e alunni/e del «IX Seminario Internazionale ‘Josepa Arnall Juan’: La storiografia medievale davanti alle crisi» (La historiografia medieval ante las crisis), organizzato da me all’Università di Girona (Catalogna). Eravamo in gita per vedere una bella cittadina medievale dell'interno della Catalogna, nella quale si trova uno dei più importanti monasteri benedettini della cosiddetta “Catalogna Vecchia” (quella conquistata dai carolingi): il monastero di Ripoll, fondato dalla famiglia comitale di Barcellona, che ha un portale con un complesso programma iconografico.  In quella occasione, il collega e professore di storia dell’arte Gerardo Boto ci ha dato una splendida spiegazione del portale e ci ha guidato nel chiostro. 

Conversando con il prof. Tommaso di Carpegna Falconieri, gli ho detto che mi era piaciuto molto il suo libro Medioevo militante, e che avrei voluto proporne la traduzione a una casa editrice barcellonese, Icaria Editorial, che cura molto i titoli che pubblica. Siamo rimasti d’accordo che avrei contattato la casa editrice, suggerendo anche il nome della traduttrice, Sara Alcina Zayas, che nel frattempo avrebbe tradotto un’anticipazione del libro da pubblicarsi nell’inserto Cultura/s del giornale La Vanguardia grazie alla mediazione della giornalista e collega Ingrid Guardiola.


2. C’è qualche motivo particolare per cui la Spagna, più di altri paesi, si interessa a temi come quelli che vengono affrontati in El presente medieval ?

TdCF:
Il medievalismo – cioè il riuso del Medioevo – è una sorta di spazio comune della cultura occidentale, un contenitore di idee, rappresentazioni e sogni che riguarda tutti. Tutti, dalla Spagna agli Stati Uniti alla Polonia, abbiamo nozione del castello, del cavaliere, di Excalibur, del Graal, della crociata, dei monumenti storici o delle feste “medievali” con le quali molti affermano la propria identità. E anche alcuni movimenti nell’Islam, come è ben noto, usano (oggi più che mai) il contenitore “Medioevo” per fare politica. Le contaminazioni fra culture, che conducono al formarsi di una idea comune di Medioevo, sono state e sono ancora continue e scambievoli, e infatti il medievalismo, compreso quello artistico, politico e turistico, si studia oggi secondo una prospettiva comparata che porta il nome di Histoire croisée. Per quanto riguarda il mio libro, l’interesse per la dimensione globalizzante del fenomeno è confermata dal fatto che è in corso di pubblicazione anche l’edizione in lingua francese, curata da Benoît Grévin per i tipi delle Publications de la Sorbonne.

Nel nostro villaggio global-medievale, insomma, le analogie sono più numerose delle differenze, tanto che è facile incontrare, in Spagna, un mercado o una feria medieval, come se stessimo in Umbria

Naturalmente, le peculiarità spagnole nella costruzione della propria cultura contemporanea anche nel segno del Medioevo sono notevoli, dall’architettura neomoresca alla forte costruzione dell’idea di nazione attraverso la Reconquista (che è un concetto storiografico moderno) e attraverso i grandi sovrani, fino al cattolicesimo e al franchismo. Basti ricordare che, nella propaganda franchista, la guerra civile fu promossa come una cruzada.  

Anche oggi che lo Stato centralizzato e unitario si trova – proprio in Spagna - in una fase di crisi, il Medioevo torna per spiegare e fare politica, esprimendosi attraverso di esso la storia delle patrie regionali contro il grande Stato. Proprio su questo argomento, si è tenuto lo scorso 18 giugno presso la Escuela Española de Historia y Arqueología di Roma un seminario intitolato Si è medievalizzata la Storia moderna? Il revisionismo sullo Stato moderno e le sue conseguenze, 1980-oggi . Forse proprio il fatto che nel libro si affronta anche il problema del rapporto tra lo Stato unitario nazionale (emblema del tempo moderno) e lo Stato regionale di ascendenza medievale (come fu la contea di Barcellona) è da ritenersi una fra le ragioni che hanno convinto l’editore catalano a pubblicare il libro.

Sia perché erano passati alcuni anni dall’edizione italiana, sia per fornire anche un punto di vista che tenesse in considerazione la bibliografia e i temi più specificamente spagnoli, questa edizione è stata leggermente rivisitata e ampliata, introducendo in particolare altri esempi di uso politico del Medioevo datati fino al principio del 2015.

MEVR:
La Spagna sta vivendo un momento molto ricco e importante politicamente, e anche molto complesso, con la creazione di nuovi partiti politici, alcuni dei quali sono nati dai movimenti cittadini dell'11 marzo. Questi nuovi partiti vogliono trasformare la vecchia politica di privilegi dei due grandi partiti: il PP – partito popolare di destra, adesso al governo, e il PSOE – partito operaio spagnolo, socialdemocratico.

Entrambi i partiti – molto di più quello di destra, al governo – sono oppressi dalla corruzione, che li vincola alle grandi corporazioni immobiliari e ad altre corporazioni ancora più oscure, nate in quell’ambiente di corruzione conosciuto in Spagna come l’epoca del “pelotazo”, e non hanno niente a che vedere con l'economia produttiva. A questa situazione si aggiunge che in diverse parti della Spagna, specificamente in Catalogna e nei Paesi Baschi, si discute molto sulle tasse che vengono riscosse qui ma favoriscono altre parti del territorio dello Stato spagnolo.

In effetti la Spagna sta vivendo una crisi non solo economica – che è veramente profonda – ma anche dello stato del benessere sociale, del welfare. Inoltre, la Spagna sta vivendo una crisi istituzionale e costituzionale, in quanto si deve ancora fare una riforma della Costituzione uscita dalla transizione politica seguita alla morte del dittatore Francisco Franco. Questa situazione così complessa e la preoccupazione per la crisi attuale, che sta sconvolgendo in modo duro e inusitato la vita dei e delle abitanti di diverse aree dello Stato spagnolo, agiscono come una leva in campo storiografico. Invitano infatti gli storici a osservare e riconsiderare le crisi storiche con prospettive nuove: come accade in El presente medieval, che proprio per questa ragione è un libro molto interessante per gli spagnoli.


3. A conferma dell’attualità -e della fortuna- del Medioevo, a pochi giorni di distanza dalla traduzione in lingua spagnola, è apparsa la versione in lingua turca de L’uomo che si credeva re di Francia. Anche qui: può dire qualcosa su come è nata l’idea di questa traduzione e su quali sono le analogie - e quali, invece, le differenze - nel modo di concepire e di rappresentare il Medioevo nei due paesi ? 

TdCF:
La traduzione in turco della storia di “re Giannino”, che segue di qualche anno l’edizione in inglese, è stata condotta dopo un accordo tra l’editore turco Ithaki e l’editore italiano Laterza. L’editore di Istanbul è un editore generalista che pubblica per il largo pubblico e che ha tradotto anche, per esempio, i romanzi di John Ronald Reuel Tolkien. Direi che probabilmente anche in questo caso ha giocato il fascino per il Medioevo: il fascino per un Medioevo occidentale che, per un lettore turco, si ammanta di esotismo fiabesco esattamente come accade a noi quando sogniamo l’Oriente. Inoltre, la storia che ho studiato e raccontato suscita davvero curiosità.  

Si tratta infatti della vicenda – che pare incredibile ma è autentica – di un mercante senese che, alla metà del Trecento, si convinse di essere il legittimo re di Francia e si mise a girare per l’Europa per tentare di riconquistare il “suo” regno. Tra l’altro, nel libro il re di Francia entra anche in contatto con alcuni emissari del sultano. 

                                   
4. Che accoglienza ha avuto in Spagna El presente medieval ? Media e studiosi se ne sono già occupati ?

MEVR:
L’accoglienza riservata al libro ancora non si può valutare bene perché è passato poco tempo dalla sua uscita e non si tratta di un instant book, ma di un libro meditato. El presente medieval è in vendita nelle grandi librerie e alcuni media se ne sono occupati. Credo però che il suo ambito di interesse e diffusione sarà prevalentemente universitario e che l’impatto si comincerà a vedere con il nuovo anno accademico: di certo vi saranno molti professori e studenti che vorranno discutere i diversi aspetti del libro durante le lezioni. E poi, come sempre, sta andando molto bene il passaparola tra gli storici: molti se lo leggeranno questa estate.

5. Alla luce della vostra esperienza personale, quali sono i maggiori problemi da risolvere quando si deve tradurre un’opera storica ?

TdCF:
I problemi sono di diversa natura. È necessario prima di tutto che il traduttore sia una persona che, senza essere per forza uno specialista, abbia una sensibilità per il vocabolario tecnico che viene adoperato, vocabolario che dovrebbe essere reso nel modo più fedele possibile. Questo deve accadere, però, senza che la lingua di arrivo sia ricalcata su quella di partenza. I concetti devono rimanere identici, ma il giro di frase può essere completamente modificato, pena il rischio di rendere la traduzione disagevole e pesante. Questo problema si pone con evidenza, per esempio, nelle traduzioni dall’italiano all’inglese. Devo dire che la traduzione spagnola di Medioevo militante, eseguita da Sara Alcina Zayas, è magistrale. Senza conoscerci di persona, ci siamo scambiati decine e decine di email, in un contatto che nei periodi di maggiore intensità è stato pressoché quotidiano. Questo ha permesso di raggiungere un feeling che – ritengo – si può avvertire nella traduzione.
 Sara Alcina Zayas

Un secondo problema attiene invece alla sfera economica. Tradurre un libro di storia consente di esportare all’estero la propria cultura nazionale; tuttavia un saggio non è un romanzo, e pertanto non è detto che abbia grandi tirature. Questo è un problema, poiché il costo della traduzione incide notevolmente sul costo complessivo, e non è detto che l’editore straniero, che ovviamente guarda anche al guadagno, se la senta di affrontare il rischio. Fortunatamente esistono delle istituzioni meritorie. Fra queste si distingue il SEPS (Segretariato europeo per le pubblicazioni scientifiche), che ha per obiettivo quello di assegnare contributi economici per la traduzione di opere di saggistica di elevato valore culturale. La traduzione spagnola di Medioevo militante ha potuto giovarsi di questo aiuto economico, e di questo sono grato al SEPS.

MEVR:
Uno dei maggiori problemi da risolvere per un traduttore o una traduttrice quando traduce un'opera storica, è di essere fedele all'idea dello storico o della storica che sta traducendo, mantenendo però la bellezza e l’armonia della scrittura dell’autore. Questo vuol dire che il traduttore deve conoscere molto bene non solo la lingua che sta traducendo, ma anche e soprattutto la propria lingua materna. Nel caso del libro di Tommaso di Carpegna Falconieri, la traduttrice conosce benissimo il castigliano, e così ha avuto la possibilità di non tradirne il senso, trasferendo allo stesso tempo la bellezza della scrittura dall’italiano al castigliano.


6. La fortuna del Medioevo a cui si accenna sopra emerge anche tra gli studenti dell’Università ? Nello specifico: negli ultimi anni avete notato un aumento di interesse e di partecipazione tra i giovani (aumento che si riflette, per esempio, nel chiedervi di preparare la tesi) ?

TdCF:
Direi di sì. Gli studenti di materie umanistiche e, nella fattispecie, di storia medievale, non sono in calo, come troppo spesso si sente dire da parte di persone forse coinvolte nel falso problema di distinguere la cultura scientifica da quella umanistica e di anteporre la prima alla seconda. Il problema specifico della storia medievale è la compresenza di linguaggi diversi tra loro: esiste il Medioevo indagato scientificamente nei suoi processi storici, il Medioevo dell’arte, della letteratura e della musica, il Medioevo della cultura di massa... All’Università si devono mettere in contatto tutte le culture, innestando uno scambio e fra generi che non può non essere proficuo. È quello che tento di fare nei miei corsi ed è quanto ho appena sperimentato anche in una mezza giornata di studi che si è tenuta a Gradara il 17 luglio scorso. L’evento – giunto alla seconda edizione – si è intitolato “Il Medioevo fra noi. La spada nella rocca” 
Nella rocca di Gradara, che ha il pregio di essere al contempo medievale e neo-medievale (cioè di riassumere in se stessa il Medioevo storico e il suo sogno) abbiamo messo in comunicazione studiosi di storia, appassionati di Medioevo, romanzieri e musicisti, insieme a un pubblico (tra cui numerosi studenti) che è stato molto partecipe.

MEVR:
Nelle università spagnole si ha molto interesse per il Medioevo. Gli studenti sono consapevoli che per essere un buon o una buona medievista è necessario conoscere bene il latino e la paleografia (fra altre discipline), e questo a volte li trattiene; tuttavia, mi sembra che il numero di studenti e studentesse che si indirizzano nelle loro ricerche al Medioevo sia aumentato un po’, e così anche le tesi di laurea su temi medievali. La partita, da noi, continua però a essere vinta dagli archeologi (Indiana Jones continua a fomentare passioni), e, subito dopo l’archeologia, molti studenti tendono a scegliere storia contemporanea. Da noi gli studenti e le studentesse che si dedicano al Medioevo lo hanno deciso fin da subito, già da quando si sono iscritti all’Università per la prima volta. Purtroppo la crisi, almeno in Spagna, sta provocando una riduzione, per fortuna ancora limitata, del numero di studenti e studentesse, che non si possono iscrivere perché hanno difficoltà a pagare le tasse. Come medievisti, il problema si nota già adesso al livello dei Máster, cioè dei corsi che portano studenti e studentesse al dottorato.

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