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lunedì 11 agosto 2014

Chi ha paura dell'ISTAT e dei dati sull'economia italiana ?


di  A. Lalomia

In un post di qualche giorno fa sottolineavo il fatto che l'attuale esecutivo, anziché preoccuparsi dei problemi più urgenti del Paese si sta impuntando su progetti di riforme peraltro discutibili e che quasi sicuramente saranno dichiarati incostituzionali.  Accennavo anche al calo del PIL e in generale alla situazione economica molto pesante, su cui, evidentemente, dovrebbero concentrarsi gli sforzi dell'intera compagine governativa (magari con intese bipartisan).
I dati diffusi dall'ISTAT, le bacchettate di Draghi e l'impietoso giudizio odierno di Moody's sulle previsioni di crescita dell'economia italiana confermano purtroppo quanto avevo scritto.  L'Italia si trova di nuovo in una fase di recessione e a nulla valgono le battute spiritose o le iniziative elettorali di giovanotti che con garruli cinguettii vogliono far credere al Paese che si sta procedendo nel verso giusto e che il superamento della crisi è dietro l'angolo.
Tra i commenti alla forbice che si può constatare tra le promesse che continuano sistematicamente a piovere sugli Italiani e la dura realtà dei fatti, con un disagio sociale che cresce ogni giorno di più, vorrei citare almeno quelli di Giuliano Cazzola, autore di memorabili pezzi sulla realtà politica italiana (e non solo) e del sen. Mario Mauro, già componente del Gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali voluto dal Presidente della Repubblica. Grazie alle sue competenze e al suo equilibrio, Mauro è diventato leader di quei parlamentari  (e non solo)  i quali non accettano uno sconfinamento di tale portata dei poteri dell'esecutivo determinato dalla riforma del Senato e da altri progetti in cantiere. Uno sconfinamento, è bene ricordarlo, che è destinato a produrre una concentrazione di poteri inaccettabile in un sistema democratico, privando i cittadini di alcuni dei diritti sanciti dalla Costituzione.
Troverà il premier il tempo per ascoltare queste ed altre autorevoli voci ?
C'è da augurarglielo, perché quel consenso, di cui tanto si vanta, lentamente sta venendo meno.  Ma sta venendo meno anche la maggioranza, visto il numero dei voti con cui è passato al Senato il progetto di riforma dello stesso.  
Cfr. anche, sull'argomento, altri articoli pubblicati sull'ottima testata  "Formiche"  e sul "Fatto quotidiano"  e in particolare questo.