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giovedì 30 giugno 2016

La Norvegia si arma contro la Russia.

Il dispiegamento di una nuova compagnia di ranger al confine con la Federazione Russa rientra nel vasto piano di riarmo con cui la Norvegia intende preparare il proprio apparato militare a fronteggiare un contesto regionale che il primo ministro Solberg vede in via di deterioramento.
Nel caso di un improbabile conflitto con Mosca, il rafforzamento della guarnigione di Sør-Varanger, chiamata a difendere i 200 chilometri di frontiera terrestre con la Russia, potrebbe non bastare per sigillare completamente il confine: piuttosto, il suo scopo è di ritardare le eventuali operazioni nemiche e chiarire al proprio temuto vicino la risoluzione con cui Oslo intende approcciarsi al nuovo contesto strategico.
Se il parlamento approverà il piano (sarebbe il terzo incremento nel bilancio della Difesa consecutivo), nei prossimi vent’anni la Norvegia arriverà a spendere quasi 18 miliardi di euro: il più vasto sforzo di riarmo messo in campo nel paese dalla fine della guerra fredda.
L’esecutivo Solberg intende migliorare la velocità di reazione delle Forze armate alle crisi e potenziare il proprio dispositivo aeronavale tramite l’acquisto di cacciabombardieri F-35, aerei per il pattugliamento marittimo P-3C Orion e nuovi sottomarini.
In quest’ultimo campo potrebbe contare sulla collaborazione della Germania, con cui la Norvegia intrattiene importanti relazioni nel campo della costruzione navale. Gli attuali 6 sottomarini di classe-Ula in forza nella Marina norvegese, ad esempio, sono il frutto del design tedesco mentre i primi 4 sottomarini classe-212 A della Deutsche Marine montavano un sistema di combattimento norvegese. ThyssenKrupp Marine Systems è in lizza assieme ad altri produttori internazionali per costruire la futura classe di sottomarini diesel della Norvegia nello stesso frangente in cui Berlino sta considerando l’acquisto di nuovi battelli.
I due paesi potrebbero convergere sullo stesso progetto – il ministero della Difesa tedesco ha già dato il proprio benestare, a patto che la costruzione avvenga in Germania. Questa soluzione garantirebbe a Oslo alcuni fra i sottomarini convenzionali più avanzati al mondo e a Berlino di salvaguardare l’attività dei propri cantieri navali e di centrare un obiettivo strategico della dirigenza tedesca.
Nuovi e più avanzati sottomarini sono cruciali per chi deve fare i conti con forze subacquee capaci come quelle che schiera fra l’Artico e l’Atlantico settentrionale la Russia, soprattutto se la loro attività è tornata ai livelli della guerra fredda. Ma non solo.
Per contrastare in mare il dispositivo militare di Mosca, la Marina norvegese ha appena immesso in servizio una nuova nave spia chiamata a incrociare nelle acque a Nord della penisola scandinava per monitorare gli spostamenti dei mezzi subacquei russi.
Dal palco della ventottesima edizione della Undersea Defence Technology (evento internazionale dedicato alla difesa e sicurezza subacquea che quest’anno si è svolto proprio in Norvegia), il ministro della Difesa norvegese evidenziava la necessità di rivitalizzare il concetto di difesa in mare della Nato, invocando al contempo un aumento della presenza aeronavale alleata proprio nei mari dell’Europa settentrionale.
Per approfondirePartita al polo