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mercoledì 25 aprile 2012

Dopo Tolosa: l'impegno di tutti per contrastare l'antisemitismo. Intervista al Sen. Roberto Della Seta.

di  A. Lalomia

Ha assunto un particolare valore simbolico, dopo la strage di Tolosa, l’ordine del Ministro Profumo di rispettare in tutte le scuole italiane un minuto di silenzio in memoria delle vittime trucidate dal terrorista franco-algerino Mohamed Merah.
Altrettanto significativo è stato lo scambio di lettere che il Ministro ha avuto con il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia, Renzo Gattegna, in cui esprimeva il cordoglio personale e assicurava il suo impegno a fare quanto nei suoi poteri per prevenire situazioni del genere, così come la visita che il Responsabile del MIUR ha effettuato il 27 marzo 2012 nelle scuole ebraiche di Roma, in un incontro denso di stima reciproca, di simpatia, e di calore umano.
Diversi commentatori si sono chiesti però se tutto questo basti, per impedire che anche in Italia si verifichino casi atroci come quello di Tolosa, e soprattutto se sia sufficiente per ‘vaccinare’  i giovani contro i germi dell’odio, della discriminazione e dell’antisemitismo.
La recrudescenza del razzismo e dell’antisemitismo nel nostro Paese  (così come per la verità in Francia, la nazione dell’Affaire Dreyfus, e della  ‘caccia all’ebreo’  nella Repubblica di Vichy, non dimentichiamolo)  e nel resto d’Europa  (basti pensare a quanto accade in Ungheria 1)  e del mondo è un dato di fatto, come conferma il rapporto bipartisan del Comitato d'Indagine Conoscitiva sull'Antisemitismo presentato di recente alla Camera dei Deputati  (v. oltre). 
In un contesto del genere, è indubbio che la scuola, in quanto luogo deputato alla formazione di coscienze critiche, individuali e collettive, in grado di respingere con fermezza ogni suggestione razzista e antisemita  (tanto più micidiale quando si assiste alla saldatura tra antisemitismo di vecchio stampo e quello che affonda le sue radici in certi settori oltranzisti del fondamentalismo islamico), assuma un’importanza vitale e rappresenti  il versante a cui si debba prestare la massima attenzione e su cui concentrare ogni sforzo, ‘il fronte’ su cui si vince, o si perde, la battaglia contro l’antisemitismo, nelle diverse forme in cui si manifesta.  
Ho avuto l’onore di discutere sull’argomento con il Sen. Roberto Della Seta, che da anni si batte proprio per denunciare i casi in cui, appunto dalle scuole  (ma non solo), partono messaggi che fomentano la xenofobia, il razzismo, l’antisemitismo, l’antisionismo, l’odio per Israele e comunque che impediscono, per citare le parole del Presidente Gattegna  “la costruzione di una società consapevole, inclusiva e immune al morbo sempre strisciante del razzismo”. 
Chi vuole approfondire la conoscenza del Sen. Della Seta, può visitare le pagine a lui riservate sul portale del Senatosu OpenpolisOpenparlamento  -dove scoprirà tra l’altro che il parlamentare del PD ha un numero di presenze in aula invidiabile e in più può vantare un indice di produttività decisamente lusinghiero-, sul portale del PDnonché il suo blog
Vale forse la pena precisare che il Sen. Della Seta, anche se è contrario all’introduzione in Italia del reato di negazionismo, è un fermissimo sostenitore della necessità di mantenere sempre vivo il ricordo della Shoah, anche con iniziative come quella del  "Treno della memoria", su cui il 1° febbraio 2012 (seduta n. 668)  ha presentato un’interrogazione a risposta scritta  (Atto S n. 4/06747)ed estende il suo impegno, nella denuncia di affermazioni e di episodi antisemiti, anche a quelli che avvengono all'esterno dell'ambiente scolastico  (V. ad esempio l'interrogazione a risposta scritta del 19-05-10, seduta n. 382, Atto S n. 4/03177).
Circa l’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982, di cui si parla nell’intervista, vorrei ricordare che, oltre ad uccidere il piccolo Tachè  (di appena due anni), i terroristi palestinesi ferirono quaranta persone  (tra cui il fratellino Gadiel, di quattro anni), seminando il terrore tra i fedeli che uscivano dal Tempio.  Le vittime aspettano ancora oggi giustizia
Alla docente citata nel testo, che tuona contro il  “razzismo sionista”, ma che poi pubblica frasi come  “Il simpatico negretto Obama”, vorrei consigliare il video, relativo al brano musicale  “When we die as martyrs” 2, della band  Birds of Paradise, per indurla a riflettere, prima di assumere certe posizioni oltranziste e incompatibili con il ruolo di docente.
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Note

1   Al riguardo, vorrei ricordare un solo dato: il 18 marzo 2012 hanno giurato in una piazza di Budapest centinaia di nuovi affiliati alla Guardia nazionale, un corpo paramilitare razzista e dichiaratamente filonazista, dichiarato illegale nel 2009 e risorto sotto il governo ultranazionalista di Viktor Orban.  

2  Se ha un po’ di tempo, la docente può dare un’occhiata anche a  questo portale. 
La medesima forse dimentica che nel nostro Paese l’incitamento all’odio razziale costituisce reato penale.  E dimentica altresì   -pur manifestando idee antifasciste-   che alla liberazione dell’Italia, durante il secondo conflitto mondiale, partecipò anche  -pagando un duro prezzo in termini di perdite umane-  una brigata ebraicacome contingente aggregato alle truppe britanniche. Se la docente oggi può permettersi di scrivere quello che vuole sul suo blog, lo deve anche a quegli ebrei che hanno perso la vita o sono rimasti feriti combattendo sul suolo italiano contro i nazi-fascisti, mentre i palestinesi, che lei difende a spada tratta, si erano arruolati nelle truppe del Terzo Reich.  La stessa docente dovrebbe seguire con maggiore attenzione gli accordi che vengono stipulati tra il nostro Paese e Israele  -come quello firmato a Roma il 13-06-11-, perché altrimenti rischia di essere quantomeno sgridata per inadempienza. Infine, cerchi la professoressa di non dimenticare che lo studio della Shoah rappresenta un obbligo per i docenti   (v. ad esempio la nota del MIUR del 23-06-11) .  

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1.   Secondo lei, cosa c’è alla base dell’attentato alla scuola ebraica Hozar Hatorah di Tolosa compiuto il 19 marzo 2012 da Mohamed Merah ?  Il gesto folle di un delinquente comune, di un esaltato o di un ‘lupo solitario’  (come lo hanno definito le autorità francesi)  -di un soggetto cioè che, per riprendere le parole usate da Franco Cardini nei confronti di Anders Behring Breivik-  era afflitto dal ‘complesso di Erostrato’ , il mitomane che nel 356 a.C. incendiò il tempio di Artemide in Efeso con lo scopo di passare alla storia, sia pure come criminale ?
La volontà precisa di organizzazioni terroristiche legate al fondamentalismo islamico di colpire ovunque e in modo indiscriminato cittadini di religione ebraica, anche se si tratta di innocenti di tre anni  (come la piccola Miriam)  ?  
Oscure manovre dei servizi segreti francesi, che avrebbero impiegato il terrorista per scopi ancora non del tutto chiari ?  Con riferimento a quest’ultima domanda, qualcuno ha trovato singolare il fatto che la polizia e i servizi segreti francesi conoscessero da mesi  (se non da anni)  il personaggio e non lo avessero sottoposto quantomeno agli arresti domiciliari. Mohamed Merah era schedato e seguito da tempo dall'antiterrorismo d’Oltralpe. Secondo il Wall Street Journal, il killer franco-algerino era noto anche all’ FBI: il suo nome figurava dal 2010 nell'elenco delle persone  (circa 4.000)  non ammesse a bordo degli aerei diretti negli Stati Uniti. D’altra parte, proprio le informazioni di cui disponevano, hanno permesso alle forze francesi di sicurezza di individuare il suo nascondiglio in breve tempo.

Dietro l'attentato di Tolosa c'è sicuramente, prima di tutto, il gesto di un fanatico esaltato. Non so dire se con le informazioni di cui da tempo disponevano su Mohamed Merah, certamente non uno "sconosciuto" per i servizi antiterrorismo, le autorità francesi avrebbero potuto o meno prevenire questo crimine orrendo. So invece che il collegamento stabilito dalla sua mente malata - voglio il bene dell'Islam e dunque colpisco i bambini di una scuola ebraica - sta dentro i codici, i linguaggi, la propaganda del fondamentalismo islamico e non solo di quello "al-qaedista". Buona parte del radicalismo islamico già da tempo ha varcato la soglia 
che separa l'ostilità verso Israele da un sentimento generale antiebraico: basti vedere i continui riferimenti del presidente iraniano Ahmadinejad alla "invenzione" dell'Olocausto. Del resto non è la prima volta che nel nome ieri della causa palestinese, oggi dell'Islam, gruppi più o meno isolati attaccano luoghi e simboli dell'ebraismo: per esempio, sono passati trent'anni da quando a Roma una bomba fatta scoppiare nella sinagoga uccise un bambino, Stefano Tachè. 


La Sinagoga di Roma
 La lapide alle vittime
dell'attentato del 9-10-82


















2.  Ritiene che la crisi di Tolosa sia stata gestita nel migliore del modi ?  Mi riferisco soprattutto al fatto che il Presidente Sarkozy aveva dato ordine di catturare il terrorista vivo  (evidentemente anche per capire se faceva parte di una rete o se la sua era un’azione isolata), mentre invece, a quanto si sa, è stato ucciso durante il blitz delle teste di cuoio. 
Quando ho appreso la notizia della soppressione di Merah, mi sono venute in mente le brillanti operazioni con cui i servizi segreti israeliani, nel corso dei decenni, hanno individuato i criminali nazisti che si erano rifugiati in varie parti del mondo, li hanno prelevati e li hanno portati in Israele, dove sono stati processati e condannati, sotto gli occhi delle telecamere. Per dire: se Eichmann fosse stato giustiziato subito dopo essere stato preso dai servizi israeliani, il mondo non avrebbe avuto la possibilità di formarsi un’idea precisa dell'individuo e dei crimini che aveva commesso, nonché di quegli aspetti della sua personalità grigia, meschina e squallida che rappresentavano delle componenti fondamentali del soggetto e che hanno ispirato Hannah Arendt.  

 Adolf Eichmann durante il processo
Prendere vivo un criminale, per poi condurlo in giudizio, è molto importante, perché attraverso il suo processo, al cospetto del mondo intero, si scrivono pagine di storia che rimarranno in eterno, a perenne monito per chi proverà la tentazione di seguirne l’esempio e a schiacciante smentita, limitandoci alla Shoah, di chi si permetterà di sostenere tesi negazioniste, visto che in sede giudiziaria le informazioni agghiaccianti sui numeri e sulle modalità dello sterminio di milioni di ebrei sono state fornite proprio dagli accusati, cioè dai nazisti  (i quali naturalmente sono sempre stati pronti a dichiarare che hanno dovuto eseguire degli ordini e quindi si sentivano la coscienza a posto). 
Lo stesso discorso, ovviamente, si può fare per i dittatori che vengono soppressi o in un colpo di stato, durante una rivoluzione, o in una guerra civile.  Al riguardo, l’esempio di Gheddafi è particolarmente emblematico.  Ma si potrebbero citare altri nomi, come Ceausescu  (il processo che gli hanno fatto è stato un farsa)  e Mussolini.

Non so rispondere. Mi pare comunque che dopo l'attentato, l'azione delle forze di polizia sia stata rapida ed efficace. Semmai sorge la stessa domanda di cui sopra: se è bastato così poco tempo, dopo l'attentato, per individuare l'attentatore, forse si poteva fermare anche prima... 




3.   Alcuni commentatori hanno osservato che la strage di ebrei in una scuola assume un valore simbolico, e comunque diverso da quello che potrebbe avere se l’eccidio fosse avvenuto in un altro luogo. Nella lettera inviata al Presidente Gattegna, il Ministro Profumo è stato chiaro: parlando del massacro, ha affermato che è tanto più orrendo in quanto “[…] commesso per di più dinanzi al luogo deputato all’insegnamento dei valori di una cittadinanza integrata: il rispetto dell’altro, l’impegno sociale, le regole del vivere civile”.  Vuole aggiungere qualcosa, con particolare riguardo al valore simbolico del luogo, la scuola appunto, in cui è avvenuto l’atto terroristico e al fatto che il 28 marzo, a nove giorni dall’attentato, un bambino ebreo che stava uscendo dalla scuola  Ozar Hatorah, omonima di quella di Tolosa, ma nel  XIII arrondissement di Parigi, sia stato aggredito da coetanei che gli hanno rivolto insulti a sfondo antisemita, passando poi alle vie di fatto, per fortuna senza gravi conseguenze per la vittima ?  Per non parlare delle e-mail di minaccia che sono arrivate a Tolosa dopo la strage, in cui si dichiara che quanto accaduto non è che l’inizio.  Per inciso, il Ministro Profumo, per la forte sensibilità dimostrata verso la comunità ebraica italiana, è stato attaccato violentemente e minacciato dai circoli filo-nazisti. 

Colpire una scuola, ebrea o non ebrea, è sempre un fatto particolarmente orrendo, il segno di un irreparabile abisso di umanità.



4.   Un fatto come quello di Tolosa potrebbe verificarsi anche in Italia ?   Mi riferisco soprattutto all’arresto, avvenuto qualche settimana fa a Brescia da parte della Digos, di Mohamed Jarmoune, il ventenne marocchino accusato di progettare un attentato contro la sinagoga di Milano.  D’altronde, lo stesso Ministro Profumo, in un passo della già citata lettera al Presidente Gattegna, ha osservato: “Mi accorgo una volta di più, in un momento tragico e triste come questo, di quanto il solenne “che non avvenga mai più” sia appeso alla fragilità degli eventi e quanto forte e continuo debba essere da parte nostra l’impegno affinché non divenga una semplice frase di maniera”.


Come ho detto, quanto accaduto a Tolosa in Italia era già avvenuto: nell'ottobre 1982 alla sinagoga di Roma. Credo che quello sia stato, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il primo attentato in Europa contro un luogo ebraico. 



5.   Con riferimento alla domanda precedente, come spiega che in Italia siano ancora attivi siti e profili di social network violentemente antisemiti  -in qualche caso gestiti da docenti-  siti che, in base alla normativa vigente, dovrebbero essere oscurati ?  Penso ad esempio a R. P.  (già titolare presso un prestigioso liceo torinese, lo stesso che ha avuto allievi del calibro di Norberto Bobbio, Luigi Firpo, Leone Ginzburg, Vittorio Messori, Cesare Pavese e Primo Levi),  su cui  lei il 10 gennaio 2012  (seduta n. 642)  ha presentato un’interrogazione a risposta scritta  (Atto S  n. 4-06524), e a B. A. .  Su quest'ultima docente lei, il 18 aprile 2011  (seduta n. 542), aveva già depositato un’interrogazione scritta  (Atto S n. 4-05045), con cui chiedeva al MIUR di indagare sulle affermazioni della professoressa e sul suo sito.  Ad un anno di distanza, ancora non è stata fornita alcuna risposta. 
Anche Mohamed Jarmoune aveva creato delle pagine su Facebook, attraverso cui reclutava nuovi adepti alla jihad.   
Circa la docente milanese, non può non suscitare qualche preoccupazione il fatto che su Facebook la stessa abbia più di 3.800 ‘fan’ e che il suo sito sia supportato da uno dei più virulenti portali ultranegazionisti.  Eppure, quello della docente di Milano, è un sito che si qualifica per l’odio non soltanto per gli ebrei e Israele, ma anche contro i cristiani e in definitiva nei confronti della civiltà occidentale.  Inoltre, si fa uso di un linguaggio squallido, sguaiato, trivialevolgare, a mio avviso incompatibile con la funzione insegnante. In realtà, si calcola che in Italia i siti antisemiti siano più di 1.500 e alcuni di loro pubblicano le famigerate liste di proscrizione di figure particolarmente autorevoli, per il ruolo che esercitano in diversi ambiti della società  (p.e.: giornalismo, mondo universitario)  o rilanciano quelle stilate da Holy war e Stormfront.  Un incitamento all’odio che è penalmente perseguibile, ed è strano che non ci si ricordi di questo ‘dettaglio’.  In particolare, è sorprendente che le sue iniziative parlamentari volte ad accertare la reale portata di questi comportamenti non abbiano ricevuto ancora risposta.  

L'antisemitismo è una bestia che non muore. Può assumere forme più leggere - il pregiudizio contro gli ebrei ancora molto diffuso nelle nostre società - e di volta in volta può cambiare pelle, ma non muore. Oggi si saldano, in particolare, un antisemitismo classico, di destra, quello che nelle espressioni più estreme è propagandato dai siti neonazisti, e un antisemitismo che usa come pretesto il problema mediorientale, l'ostilità contro Israele, e che purtroppo ha messo radici anche nella sinistra più radicale.



6.  All’interno del PD esiste una linea unitaria sulle questioni dell’antisemitismo e dell’antisionismo, oppure non mancano posizioni diverse e comunque non coincidenti ed omologabili ?  Mi riferisco per esempio al fatto che la sua iniziativa di presentare un’interrogazione parlamentare sulla docente responsabile del sito negazionista  (il cui nome è tutto un programma, un becero slogan da Anni Settanta)  sia stata accolta, all’interno del suo partito, da qualche voce critica, che personalmente considero non necessariaLa diversità di opinioni è sempre benvenuta, ma forse sarebbe il caso, su temi particolarmente delicati come questi, una maggiore sintonia di voci e di comportamenti.

Direi che per fortuna almeno su un tema così sensibile  -opporsi senza riserve ad ogni manifestazione anche mascherata di antisemitismo-  il Pd è totalmente compatto. Quanto all'antisionismo, lo ritengo un dibattito oggi privo di senso: il sionismo è un movimento storico che nella prima metà del Novecento ha portato all'emigrazione in Palestina di centinaia di migliaia di ebrei  e poi alla nascita dello Stato di Israele. Certo se ne può fare oggetto di critica storica, ma dichiararsi oggi "antisionisti" non ha senso.


7.   La sua interrogazione su B. A. è andata di pari passo ad un’analoga iniziativa del suo collega di partito, il deputato E. Fiano, che il 18-04-11  (seduta n. 465)  ha depositato un’interrogazione sul medesimo caso  (Atto C n. 5-04627VII Commissione).  Al riguardo vorrei chiederle se in ambito parlamentare esiste un intergruppo, sia pure informale, di deputati e senatori di religione ebraica i quali, indipendentemente dall’appartenenza politica, si propongono di vigilare con particolare attenzione a tutto ciò che rientra nelle categorie dell’antisemitismo e dell’antisionismo, per adottare tempestivamente le opportune strategie di contrasto.  

Esiste un intergruppo di "amici di Israele". Anch'io ne faccio parte, anche se mi pare gestito secondo criteri molto più legati all'obiettivo di sostenere le scelte dei governi israeliani - obiettivo che personalmente non m'interessa - che all'esigenza di denunciare e combattere l'antisemitismo travestito da polemica anti-israeliana.


Una seduta del Comitato d'Indagine
Conoscitiva sull'Antisemitismo
8.  Secondo lei, la scuola italiana fa abbastanza per educare i giovani alla Shoah e in generale ai crimini compiuti dal nazismo ?  In base a quanto emerso da un’ indagine conoscitiva avviata dalla Camera dei Deputati il 27 gennaio 2010, in occasione del Giorno della Memoria della Shoah, e conclusasi dopo due anni di lavoriil 22 % dei giovani italiani ha un atteggiamento ostile nei confronti degli ebrei, percentuale che raddoppia -raggiungendo quindi il 44 %-  se si considerano gli Italiani che dichiarano di non provare simpatia per gli ebrei. Di questo 44 %, il 12%  manifesta atteggiamenti manifestamente antisemiti.  Sono cifre allarmanti, direi, a cui la stessa ricerca aggiunge l’enorme numero di siti web e social network antisemiti che esiste in Italia, in cui l'odio verso lo Stato di Israele travalica la critica legittima per auspicarne la distruzione.
D’altra parte, il pregiudizio antiebraico affonda spesso le sue radici nel campo di coltura dell’antisionismo e dell’odio per Israele, alimentato da non pochi organi di informazione, schierati talvolta in modo sottile, ma non per questo meno devastante, al fianco di quei paesi che negano ad Israele persino il diritto di esistere.  E i frutti di questi atteggiamenti si sono visti: per limitarci soltanto agli ultimi mesi, si è verificato un incremento di episodi antisemiti sia in Italia che in altri paesi, episodi che in genere vengono classificati come risposta alla giusta decisione del governo guidato da Netanyahu di neutralizzare le postazioni della striscia di Gaza da cui vengono lanciati ogni giorno missili, razzi e altri ordigni contro la popolazione israeliana, che da decenni ormai vive in uno stato di guerra continua.
Una postazione di razzi pronti
per essere lanciati contro Israele
 Manifestanti turchi bruciano
bandiere di Israele e degli Stati Uniti
Per il Presidente Gattegna, l'antisemitismo e il pregiudizio, diffusi in diversi strati e in molteplici aspetti nella società italiana, possono essere combattuti solo con la cultura e con la conoscenza.   Ha perfettamente ragione, ma il problema è che non tutti, anche tra i docenti  (soprattutto quelli filo-palestinesi)  sono convinti che il fenomeno dell’antisemitismo  -e quello dell’antisionismo, a cui è spesso collegato-  siano realmente preoccupanti e che vadano contrastati.
Per quanto riguarda la scuola, quali strategie riterrebbe prioritarie per scongiurare un ritorno, anche tra i banchi, dell’antisemitismo ?  Non sarebbe utile, ad esempio, promuovere progetti volti ad illustrare i risultati dell'indagine citata sopra, sconosciuta anche a parecchi docenti  (integrandola magari con ulteriore materiale ancora più aggiornato) ?  Proporre filmati sul Processo di Norimberga, su quello ad Eichmann e ad altri criminali di guerra ?  Far conoscere la vera realtà su Israele, troppo spesso alterata dai nostri media, navigando nei siti della comunità ebraica ?  (Quanti sanno, ad esempio, che dal 1948 ad oggi gli israeliani  -militari e civili-  vittime di azioni belliche o di attentati terroristici, sono stati almeno 25.000 ?)   Presentare libri come Laboratorio Israele, il saggio che Dan Senor e Saul Singer, profondi conoscitori dell’area mediorientale, dedicano al miracolo economico della nazione ebraica ?  Organizzare corsi, conferenze e altre iniziative con esperti di storia dell’ebraismo, come io stesso ho indicato più volte ?
Oppure, ancora, il MIUR potrebbe farsi carico di fornire, attraverso il suo portale, informazioni funzionali allo scopo.  A questo proposito, vorrei ricordare che fino a qualche anno fa, proprio sul portale del Ministero, esisteva un’area con dei link ai siti più importanti che si occupano della Shoah, con la possibilità di effettuare ‘visite virtuali’ all’interno dei lagerOggi questo materiale non sembra più disponibile e ritengo che la sua ripubblicazione costituirebbe un esempio concreto dell’impegno che il Ministero si è assunto, dopo la strage di Tolosa, con la comunità ebraica italiana.

La scuola italiana potrebbe fare molto di più per educare i ragazzi, come di più potrebbero fare i media e in genere il mondo culturale. Anche perché l'antisemitismo è una specie di spia più sensibile di un clima più generale di intolleranza, di odio per chi è diverso. Gli italiani pensano di essere immuni dal razzismo, ma non è così, anzi questa illusione è perniciosa: quando capita sappiamo essere molto, molto intolleranti verso gli ebrei, come verso i rom, come verso gli immigrati, come verso gli omosessuali...


9.  Lei si è sempre dimostrato contrario ad introdurre in Italia il reato di negazionismo, che esiste
Fotografia aerea del campo di Birkenau
in altri paesi  (ne sanno qualcosa Robert Faurisson e soprattutto David Irving, processato più volte e finito in carcere proprio per le sue tesi  ‘revisioniste’  -guai a chiamarlo negazionista-, esperienza che però non gli è servita molto, visto quanto ha fatto in seguito).  Dopo la strage di Tolosa, è ancora della stessa idea ?  Tanto più che lo stesso giorno in cui è stato commesso l’eccidio, il sito neonazista Holy War pubblicava una lista di 163 personalità di origini ebraica o vicine ad ambienti ebraici, tra cui alcuni professori di 26 atenei italiani e altri intellettuali. Un ennesimo elenco, dopo quelli dei mesi precedenti.  Peraltro, come sa, l’idea di condannare chi nega la Shoah, è sostenuta da un ampio schieramento parlamentare bipartisan, costituito in gran parte da non ebrei.

Resto contrario a introdurre il reato di negazionismo. Chi decide quale "negazione" sia da vietare e quale da ammettere? È una via troppo scivolosa...



10.  Come giudica l’infelice accostamento dell’Alto Commissario UE Catherine Ashton tra la strage di Tolosa e le doverose nonché legittime azioni anti-terroristiche che Israele è costretto a compiere per impedire che il paese venga letteralmente polverizzato da tempeste di missili, razzi  e bombe  (che da tempo immemorabile, comunque, piovono a migliaia ogni anno su uno stato che può vantare l’unico regime democratico di tutto il Medio Oriente  -e non solo-, provocando vittime e distruzioni) ?

Ho un'opinione molto severa verso la politiche dell'attuale governo israeliano, ma l'accostamento proposto dalla Ashton è del tutto improprio: quelle azioni possono essere giudicate illegittime, persino criminali, ma non c'entrano con la follia di chi, ripeto, per colpire Israele uccide dei bambini ebrei.   



11Il rabbino capo di Francia, Gilles Bernheim, dopo l’eccidio di Tolosa, ha rivolto, in un discorso alla comunità ebraica francese, l’invito a non votare per la candidata alle presidenziali Marine Le Pen.  Ma ce n’era bisogno ?  Può un ebreo dare il suo voto ad una candidata espressione di un ambiente che fa della xenofobia e del razzismo dei cavalli di battaglia ?  Secondo lei si è trattato di un’iniziativa superflua, oppure la questione è più sottile di quanto si pensi ?

Capisco l'ammonimento del rabbino capo di Francia. Non per fare paragoni forzati, ma a Roma molti ebrei hanno votato per un sindaco, quello attuale, che certo non è un antisemita ma che resta molto legato a tradizioni, a persone, a gruppi che l'antisemitismo ce l'hanno nel sangue.


12. Cristianesimo ed ebraismo. Come giudica gli attuali rapporti tra queste due religioni ?  Ritiene che siano già ottimi, oppure è del parere che, per far fronte all’emergenza antisemita  (ma anche anticristiana in alcuni paesi islamici, con uccisioni di fedeli colpevoli soltanto di professare una religione diversa da quella maggioritaria nel paese),  sia necessario rafforzare ancora di più i vincoli di amicizia e di sostegno reciproci ?
Benedetto XVI in visita
alla Sinagoga di Roma  (17 gennaio2010)

Il dialogo tra le religioni, tra tutte le religioni, è una necessità primaria, è uno dei principali anticorpi rispetto ai rischi che la religione, come accaduto innumerevoli volte nella storia, diventi un fattore di odio e d'intolleranza.



13.   La sua appartenenza alla comunità ebraica le ha causato o le causa qualche problema, sul piano della sicurezza personale ?


Francamente no.


14.   Che cosa, secondo lei, può insegnare Israele all’Italia, sul piano soprattutto della gestione della cosa pubblica e della sicurezza, nonché sotto il profilo dello sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili ?  E che cosa, eventualmente, l’Italia può offrire come esempi di buone pratiche ad Israele perché ne faccia tesoro ?

Israele è un Paese che partendo da zero, in pochi decenni ha costruito grandi risultati sociali ed economici. Oggi però è ad un bivio: deve decidere se vuole rimanere ciò che malgrado tutto è stato finora, una nazione democratica, ma allora deve smetterla di pensarsi come uno Stato confessionale; oppure, temo, il suo futuro come democrazia sarà segnato.


15.   In base ai sondaggi, la stragrande maggioranza della popolazione israeliana è favorevole all’adesione del Paese alla UE. Qual è la sua opinione al riguardo ?

Sono da sempre favorevole all'idea che Israele aderisca all'Unione europea. Naturalmente è un processo difficile, che potrà compiersi solo quando sarà risolto il problema palestinese.