Il 25 marzo 2012 Giorgio Israel ha pubblicato l'appello per le dimissioni di Catherine Ashton, l' Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell' Unione Europea, nonché componente della vicepresidenza della stessa Commissione, che in un incontro organizzato dall’Unrwa a Bruxelles sulla gioventù palestinese ha paragonato la strage di Tolosa con le azioni che le forze armate israeliane conducono per contrastare gli attacchi terroristici provenienti da Gaza.
Le parole della Ashton hanno suscitato una legittima ondata di sdegno in Israele e in altre parti del mondo, anche perché la stessa si è ben guardata dal precisare per quale motivo Gerusalemme sia stata costretta ancora una volta a scegliere l'opzione militare -e cioè i continui lanci di missili, di razzi e di altri ordigni da Gaza, così come da altri territori occupati da terroristi, che minacciano ogni giorno di più la popolazione israeliana-. Si è limitata soltanto, dopo le proteste sollevate dal suo discorso, a condannare, attraverso uno dei suoi portavoce, “le uccisioni alla scuola Ozar HaTorah di Tolosa”, aggiungendo che le sue frasi “sono state gravemente distorte da una delle agenzie stampa”. Un copione che a quanto pare si ripete anche fuori dall’Italia.
Eppure, come i lettori possono constatare in questi due filmati, sia in quello esclusivamente in inglese
che in quello con la traduzione in italiano
la Ashton ha pronunciato frasi su cui non esiste alcuna possibilità di equivoco.
A sua (molto) parziale difesa, va precisato che nel discorso ha fatto cenno anche a Sderot, ma in modo appena percettibile (quasi si vergognasse di pronunciare il nome della cittadina martire), per cui parecchi non hanno neppure sentito. Al resto hanno pensato la superficialità e la fretta di qualche ufficio UE, che ha trascritto le sue parole con l'omissione ad ogni riferimento alle vittime israeliane (Sderot, appunto).
In ogni caso, resta l'accostamento quasi provocatorio tra la doverosa ed equilibrata azione di difesa del territorio nazionale portata avanti dalle IDF, da una parte, e, dall'altra, i crimini efferati che compiono i terroristi di Hamas ed Hezbollah sia contro gli ebrei che contro i loro stessi connazionali (basti pensare all'uso dei bambini come scudi umani, un classico esempio di guerra asimmetrica); gli esaltati paranoici che sparano all'impazzata sulla gente (Breivik); i carnefici che ordinano all'aviazione di bombardare il proprio popolo (Assad).
Non è la prima volta che l’Alto Rappresentante si avventura in confronti quantomeno singolari, per cui comprendo e condivido pienamente l’indignazione di Israel, anche se mi chiedo quanto possano servire le dimissioni della baronessa inglese.
La Ashton, come ha osservato qualcuno, è forse il simbolo estremo di un'Europa in profonda crisi d’identità, guidata da personaggi che troppe volte non si sono dimostrati all'altezza del loro ruolo (nel 2009, quando venne scelta per l'incarico che svolge oggi, secondo la BBC "She expressed 'slight surprise' at her elevation - and that surprise was shared by many observers", soprattutto per la sua scarsa competenza proprio nei settori che le sono stati affidati).
Israel ha ragione quando scrive che l’Alto Rappresentante è la "persona sbagliata al posto sbagliato"; e tuttavia (forse perché siamo sotto Pasqua), invoco le attenuanti. Oltretutto, se si dimettesse, questa signora potrebbe addirittura essere sostituita da una figura ancora più inesperta, grigia, maldestra e faziosa. Resta inteso, comunque, che la baronessa ha l'obbligo di documentarsi e di riflettere un po' di più, prima di fare certe dichiarazioni, che poi è costretta a ritrattare.
Israel ha ragione quando scrive che l’Alto Rappresentante è la "persona sbagliata al posto sbagliato"; e tuttavia (forse perché siamo sotto Pasqua), invoco le attenuanti. Oltretutto, se si dimettesse, questa signora potrebbe addirittura essere sostituita da una figura ancora più inesperta, grigia, maldestra e faziosa. Resta inteso, comunque, che la baronessa ha l'obbligo di documentarsi e di riflettere un po' di più, prima di fare certe dichiarazioni, che poi è costretta a ritrattare.
La vicenda ha assunto un clamore particolare anche perché, negli stessi giorni in cui la Ashton pronunciava quelle parole, un leader di Hamas veniva osannato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra (di cui fanno parte anche la Siria e altri paesi non propriamente campioni delle libertà civili).
Chissà se l'Alto Rappresentante, quando pensa ai bambini palestinesi ‘vittime della furia israeliana’, ha mai visto questo video, della band Birds of Paradise, dove si chiarisce in modo inequivocabile che idea abbiano certi palestinesi dell’infanzia, in quale considerazione tengano i loro bambini, quanto li amino:
Rimanendo sempre in tema di antisemitismo, consiglio alcuni filmati presenti sul blog di Giulio Meotti, il giovane e brillante giornalista che dalle pagine del Foglio cerca di far capire ad un'opinione pubblica italiana spesso distratta e prevenuta la verità su Israele e sui pericoli che l'unica oasi di vera democrazia nella vastissima area dominata da paesi a maggioranza araba e musulmana sta correndo da decenni.
Vorrei proporre anche la pagina del Foglio che permette di vedere The last day, il drammatico cortometraggio del regista israeliano Ronen Barany relativo ad un attacco nucleare contro Israele, di cui fornisco sotto una presentazione in italiano molto eloquente:
Una pellicola terribile, che, come osserva Meotti, "ha scatenato una piccola psicosi in Israele.".
Sempre Meotti ha scritto un'ampia e dettagliata inchiesta sui preparativi di Gerusalemme per bloccare quella che ormai si sta palesando sempre più chiaramente come la volontà di Teheran di cancellare Israele dalla faccia della Terra (Paese a cui non riconosce neppure il diritto di esistere) e sulle conseguenze di un eventuale attacco preventivo contro l'Iran, che per inciso sarebbe auspicato da molti israeliani. Il servizio, dal titolo "Countdown. Storia preventiva dello strike.", è diviso in sei puntate e si può leggere sul Foglio, come di seguito:prima; seconda; terza; quarta; quinta; sesta. V. anche la versione in formato e-book, scaricabile direttamente dal sito del Foglio.
A rendere meno cupo questo scenario contro il Paese con la stella di David e il mondo ebraico in generale, giunge la notizia che nel ballottaggio delle elezioni comunali svoltosi a Francoforte sul Meno sempre il 25 marzo 2012, è uscito vincitore (con oltre il 57,4 % sul rivale Rhein, della CDU) il socialdemocratico Peter Feldmann, primo sindaco ebreo di questa città dal 1933 (quando il borgomastro di allora, Ludwig Landmann, che l'aveva guidata dal 1924, fu costretto a rifugiarsi in Olanda, dove scomparve nel 1945) e anche primo sindaco ebreo di una metropoli tedesca dai tempi del nazismo.
Peter Feldmann |