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domenica 24 luglio 2016

La corruzione ? È un problema anche per la Slovacchia.

Un recente rapporto sull’integrità e la fiducia dell’opinione pubblica europea, a cura della Hertie School of Governance (Ercas) di Berlino e commissionato dalla presidenza olandese del Consiglio dell’Ue, mette in evidenza quella che viene definita “una delle violazioni dell’integrità di governo più ampiamente riconosciute”.   
Il rapporto precisa che i media slovacchi hanno pubblicato le prove “di come i posti di lavoro nel settore pubblico siano più facilmente assegnati a persone collegate al partito di governo”. Il caso in questione si è verificato a Zvolen nel 2013, ma da quello che scrive Ercas “tocca una corda familiare a tutti i nuovi paesi membri” come Grecia e Italia meridionale.
Le rivelazioni arrivano nel momento in cui la fiducia dei cittadini slovacchi nel loro governo nazionale e nel loro parlamento è precipitata del 19 e 12 per cento rispettivamente dal 2008 per assestarsi sul 29 per cento, secondo il rapporto dell’Hertie School of Governance. Ma, nel medesimo periodo, la fiducia nei partiti politici è cresciuta del 3, per assestarsi al 19 per cento.
Il rapporto afferma che il settimanale slovacco Pluska ha pubblicato le provesecondo le quali “le domande di assunzione sono contrassegnate da note a margine nelle quali c’è scritto quale persona o istituzione ha raccomandato quel particolare candidato”. Tra i nomi citati più di frequente c’è il membro locale del parlamento del partito Smer-SD al governo (Smer).
Alcune richieste di assunzione presentavano note in calce con i dettagli dell’adesione del candidato alla “sezione regionale del partito Smer” si legge nel rapporto.
Secondo un sondaggio citato nel rapporto, l’89 per cento degli slovacchi crede che conoscenze giuste e bustarelle siano spesso il modo migliore per ottenere un posto di lavoro nel settore pubblico. Secondo il 92 per cento degli intervistati la corruzione sarebbe assai diffusa nel paese, anche se soltanto il 30 per cento ritiene che i dipendenti pubblici sono corrotti, mentre il 49 per cento dice che corrotta è la classe politica.
“Pare che il sistema funzionasse bene” si legge nel rapporto di Ercas, “e tutti quelli che avevano fatto domanda per un posto di lavoro con una raccomandazione lo hanno ottenuto”. Più avanti si legge che “il caso fornisce un esempio ulteriore dei diversi modi in cui la fiducia dell’opinione pubblica è influenzata dalla mancata integrità nei nuovi stati membri dell’Ue”.

Abbiamo sottoposto il rapporto a Filip Kostelka, ricercatore presso la Presidenza per gli studi elettorali all’Università di Montreal, nonché associate fellow al Centro per gli studi europei di Sciences-Po a Parigi

Che cosa ne pensa di questi dati? Come spiega il fenomeno del clientelismo?
Filip Kostelka 
Penso che la situazione qui descritta sia realmente accaduta. Anche se probabilmente si tratta di un caso limite, alcune dinamiche di questo tipo – forse meno palesemente – possono aver luogo in altri municipi e in altre amminstrazioni slovacchi. In Slovacchia, il clientelismo si è sviluppato specialmente dopo l’indipendenza negli anni Novanta. In questo periodo cruciale nel quale sono stati istituiti i meccanismi di governo del nuovo sistema amministrativo e politico, il paese è stato governato dal Primo ministro Vladimir Meciar che aveva una tendenza particolare all’autoritarismo, e dopo un’epurazione il clientelismo [la capacità dei partiti politici di distribuire posti di lavoro nel settore pubblico] era uno degli strumenti più utilizzati per espandere la sua influenza e restare al potere. Dopo che nel 1998 ha lasciato l’incarico, i governi che si sono susseguiti non sono riusciti a depoliticizzare i servizi pubblici, e talvolta non hanno voluto farlo malgrado le forti pressioni da parte dell’Unione europea.

Ritiene che questo tipo di corruzione sia caratteristico della Slovacchia oppure è comune a tutti i paesi dell’Europa centrale e orientale?
In Slovacchia, gli anni di Meciar sono stati particolarmente devastanti. Sono diventati un problema ulteriore da risolvere, in aggiunta agli altri in comune con tutti i paesi post-comunisti. Prima di tutto il retaggio morale e comportamentale dell’epoca comunista: sotto il comunismo le conoscenze e un buon profilo politico erano indispensabili per poter accedere ai migliori posti di lavoro. In secondo luogo, dobbiamo ricordare che i paesi post-comunisti sono repubbliche giovani, nelle quali il clientelismo è una risorsa fondamentale per costruire partiti politici a livello locale.
Per esempio, questo fenomeno è stato di estrema importanza in Austria nei decenni dopo la Seconda guerra mondiale. Oggi è invece assai diffuso in America Latina. La preferenza dei partiti politici post-comunisti per il clientelismo è rafforzata oltretutto dalla difficoltà a trovare nuovi affiliati, tenuto conto che oggi vediamo sempre più screditato l’impegno politico, che assistiamo al declino delle ideologie e al crescere dell’individualismo e di un generico disincanto della popolazione nei confronti della politica. Ma anche se il clientelismo per ovvie ragioni è estremamente difficile da quantificare, le informazioni di cui disponiamo lasciano capire che c’è una differenza significativa tra i paesi dell’Europa centrale e quelli dell’Europa orientale.
Queste differenze possono essere spiegate, oltre che in altri modi, con le diverse evoluzioni dei partiti politici e così pure con il lascito culturale e della macchina burocratica a lungo termine. Il clientelismo potrebbe essere meno presente in Estonia, Slovenia e Repubblica Ceca, ma più diffuso in Romania e Bulgaria. Esistono tuttavia differenze anche all’interno di ogni paese (locale, nazionale…).

Possiamo sperare in una presidenza slovacca dell’Ue onesta e trasparente, se addirittura coloro che si presume debbano lavorare a tal fine potrebbero non essere stati scelti per la loro integrità e la loro competenza?
Per ciò che mi riguarda, credo che il favoritismo sia prima di tutto ed essenzialmente un problema morale, e soltanto in un secondo tempo diventi un problema di efficienza. Non sempre coloro che ne traggono beneficio sono incompetenti. Per le mansioni di grande responsabilità, e tenuto conto della posta in gioco nella presidenza dell’Ue, non è nell’interesse dei partiti politici nominare persone prive delle competenze richieste.
Oltre a ciò, e specialmente ai livelli più alti del governo, il clientelismo non è insolito neppure in Europa occidentale, anche se meno nell’Europa meridionale. Voglio confidare nel fatto che, tenuto conto delle piccole dimensioni del paese e del difficile contesto della Brexit, le autorità slovacche saranno quanto più preparate possono essere evitati.