Vittorio E. Giuntella |
di A. Lalomia
Strane cose accadono nel mondo dell'editoria. Capita per esempio che un migliaio di copie di un classico della storiografia sui lager venga condannato al
macero dall'editore che qualche anno prima l'aveva dato alle stampe e distribuito nelle librerie.
Il libro destinato alla distruzione è Il nazismo e i lager, di Vittorio Emanuele Giuntella; la casa editrice le Edizioni Studium, che peraltro propone testi di ottima qualità; l'anno di pubblicazione il 1979.
La decisione dell'editore ha dell'incredibile ed è stata già criticata da vari studiosi 1 .
Giuntella (1913-1996) non è un autore qualunque: docente in varie università, le sue ricerche sull'Illuminismo e sul Risorgimento rappresentano ancora oggi una tappa obbligata per gli specialisti e per coloro i quali vogliono conoscere a fondo questi periodi.
Ma Giuntella è stato anche un testimone sensibile e acuto della seconda guerra mondiale, con particolare riguardo all’universo concentrazionario nazista, che ha vissuto in prima persona come internato militare (assieme a più di 600.000 militari italiani i quali si rifiutarono di aderire alla RSI e di collaborare con i nazisti). Il nazismo e i lager (paragonato a I sommersi e i salvati di Primo Levi) è una di quelle rare e preziose opere che coniugano il rigore scientifico della ricostruzione con il ricordo della propria esperienza 2 .
L’invito ad acquistare il volume da parte del Museo Storico di Via Tasso -invito al quale mi associo senza esitazione e che rivolgo soprattutto alle biblioteche scolastiche- dovrebbe rappresentare anche una risposta -pacata ma ferma- per quegli editori che non esitano a sbarazzarsi di testi che hanno pubblicato, che considerano le copie invendute troppo ingombranti per i loro magazzini, che non si preoccupano neppure di trovare una soluzione alternativa al macero. Una scelta tanto più deplorevole in quanto quei libri costituiscono un patrimonio culturale di inestimabile valore, fonti ineludibili per chiunque voglia occuparsi di determinati temi, tasselli di un mosaico della memoria storica che dovrebbe rappresentare patrimonio comune di quanti credono in certi principi. E una scelta -per restare a Giuntella- ancora più deplorevole se si pensa che quest’anno ricorre il centesimo anniversario della sua nascita (8 luglio 1913).
Vorrei concludere questo post con alcune indicazioni bibliografiche destinate a coloro i quali ancora non conoscono l'A. e non sanno quale abominio si commetterebbe, e non solo per la cultura italiana, distruggendo la giacenza del volume.
Qui un'ampia biografia apparsa nel n. 1 del 1997 della Rassegna storica del Risorgimento.
Qui un'ampia biografia apparsa nel n. 1 del 1997 della Rassegna storica del Risorgimento.
Qui un ricordo di Christoph Ulrich Schminck-Gustavus (Nocturnus in Lucem).
Qui e qui invece, due brevi schede biografiche.
Qui, un ampio saggio di Lutz Klinkhammer sull'opera a cui è dedicato questo post (Il nazismo e i lager nell'interpretazione storiografica di Vittorio Emanuele Giuntella).
Qui una testimonianza di Giuntella (La biblioteca del lager) sul suo amore per i libri e sul ruolo che hanno avuto i pochi testi che era riuscito a portarsi dietro durante l'internamento in un lager tedesco.Qui, un ampio saggio di Lutz Klinkhammer sull'opera a cui è dedicato questo post (Il nazismo e i lager nell'interpretazione storiografica di Vittorio Emanuele Giuntella).
Si veda anche l'importante documentazione conservata presso il MUSIL (Museo dell'industria e del lavoro di Brescia).
Qui un video con un'intervista a Giuntella.
Qui il resoconto di un convegno svoltosi a Viterbo per ricordare il grande storico.
Qui i saggi pubblicati da Giuntella sulla Rivista Storica del Risorgimento dal 1948 al 1986. Di particolare rilievo, visto l'argomento di questo post, il saggio Mito e realtà del Risorgimento nei lager tedeschi (1982, pp. 387-98).
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Note
1 Tra questi, vorrei citare almeno Mario Avagliano, che in un post del 30 gennaio 2013, Salvare dal macero "Il nazismo e i lager", ha segnalato le iniziative volte ad impedire la distruzione di questo prezioso volume, a partire da quella promossa dal Museo Storico della Liberazione (Via Tasso 145, 00185 Roma. Tel e fax: 06-7003866. E-mail: info@museoliberazione.it).
Avagliano si è occupato in più occasioni degli internati militari italiani: cfr. ad esempio Gli internati militari italiani, Einaudi, Torino 2009 (in collaborazione con Marco Palmieri). Questo libro ha vinto il Premio Nazionale ANPI del 2010.
2 Compito non facile, come sottolinea giustamente Klinkhammer nel lavoro sopra citato :
"L'immediatezza e la crudeltà dell'esperienza nei lager risaltano in ogni pagina. Si osserva che la tensione tra il compito dello storico e la violenza vissuta dal testimone gli erano ben noti. Certamente egli aveva anche presente quello che Benedetto Croce disse nel 1950: che, cioè, non avrebbe mai scritto la storia del fascismo perché lo odiava troppo e che scrivendo questa storia avrebbe rischiato di non trovare il distacco necessario e l'oggettività dovuta. Giuntella si misura con questo conflitto inevitabile e non si ritira in un comodo impossibilismo. Scrive invece che «il lettore noterà quanto il tentativo di non lasciarsi fuorviare dai ricordi e dai sentimenti (e peggio dai risentimenti) non sia sempre riuscito. L'aver tentato era dovere dello storico, non esserci riuscito è difetto dell'uomo». Quest'affermazione è un understatement. Lo storico Giuntella è riuscito ad imporsi nei confronti del testimone Giuntella. Solo quando descrive, per esempio, l'effetto devastante della fame, si capisce che questa descrizione così neutra respira una conoscenza diretta da parte dello storico-testimone. Questa consapevolezza però non va a scapito del carattere scientifico del libro, ma porta ad una maggiore incisività della descrizione. Dietro lo storico appare un uomo con una particolare sensibilità [...] ".
1 Tra questi, vorrei citare almeno Mario Avagliano, che in un post del 30 gennaio 2013, Salvare dal macero "Il nazismo e i lager", ha segnalato le iniziative volte ad impedire la distruzione di questo prezioso volume, a partire da quella promossa dal Museo Storico della Liberazione (Via Tasso 145, 00185 Roma. Tel e fax: 06-7003866. E-mail: info@museoliberazione.it).
Avagliano si è occupato in più occasioni degli internati militari italiani: cfr. ad esempio Gli internati militari italiani, Einaudi, Torino 2009 (in collaborazione con Marco Palmieri). Questo libro ha vinto il Premio Nazionale ANPI del 2010.
2 Compito non facile, come sottolinea giustamente Klinkhammer nel lavoro sopra citato :
"L'immediatezza e la crudeltà dell'esperienza nei lager risaltano in ogni pagina. Si osserva che la tensione tra il compito dello storico e la violenza vissuta dal testimone gli erano ben noti. Certamente egli aveva anche presente quello che Benedetto Croce disse nel 1950: che, cioè, non avrebbe mai scritto la storia del fascismo perché lo odiava troppo e che scrivendo questa storia avrebbe rischiato di non trovare il distacco necessario e l'oggettività dovuta. Giuntella si misura con questo conflitto inevitabile e non si ritira in un comodo impossibilismo. Scrive invece che «il lettore noterà quanto il tentativo di non lasciarsi fuorviare dai ricordi e dai sentimenti (e peggio dai risentimenti) non sia sempre riuscito. L'aver tentato era dovere dello storico, non esserci riuscito è difetto dell'uomo». Quest'affermazione è un understatement. Lo storico Giuntella è riuscito ad imporsi nei confronti del testimone Giuntella. Solo quando descrive, per esempio, l'effetto devastante della fame, si capisce che questa descrizione così neutra respira una conoscenza diretta da parte dello storico-testimone. Questa consapevolezza però non va a scapito del carattere scientifico del libro, ma porta ad una maggiore incisività della descrizione. Dietro lo storico appare un uomo con una particolare sensibilità [...] ".