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mercoledì 6 febbraio 2013

Elezioni e canone RAI.


di  A. Lalomia

Negli interminabili dibattiti che stanno mettendo a dura prova la pazienza degli Italiani in questo periodo elettorale, non si parla abbastanza di quello che viene considerato unanimamente il più odioso dei balzelli 1  e quello più evaso: il canone RAI.     
Vorrei quindi proporre ai lettori del blog  l'articolo di Settimo Laurentini  apparso recentemente su Libertiamo, perché mi sembra uno dei pochi esempi di come si possa affrontare in modo equilibrato l'argomento.
Forse anche troppo equilibrato, se si pensa che la RAI  ogni anno chiede a decine di milioni di utenti una somma rilevante non per l'erogazione di un servizio  (come sarebbe legittimo e come fanno alcuni dei suoi concorrenti), ma per il semplice possesso di un bene mobile, vale a dire il televisore  (o, per quanto riguarda le imprese, per la detenzione di apparecchi  "atti od adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive al di fuori dell'ambito familiare").
Una scelta apertamente criticata da molti e ritenuta lesiva della Carta Costituzionale.  Secondo fonti autorevoli, il mancato pagamento del canone  (sia ordinario che speciale)  si può stimare in una cifra attorno al miliardo e seicento milioni di € l'anno, il che confermerebbe l'autentico odio verso questo tributo.  In alcune città, l'evasione raggiunge cifre che dovrebbero far riflettere la RAI sul perché di questa scelta.  Penso ad esempio a Torino , dove la percentuale degli  'inadempienti'  ruota attorno al 50 %.  Peggio ancora in alcune regioni del Sud  (Campania, Calabria e Sicilia),  in cui la percentuale degli  'evasori'  supera l'85 %.  Per le aziende, poi, ignorare il canone  (in questo caso speciale)  rappresenta quasi la norma, con una media del 95  %.  Nel complesso, negli ultimi sette anni, l'evasione del canone è più che raddoppiata, mentre il numero dei nuovi abbonati diminuisce sempre di più.  
Per l'Associazione Contribuenti Italiani ,  «La questione di fondo per imprese e cittadini comuni è che il canone è percepito come un abbonamento, e non come una tassa. Per questo si tende a non considerarlo obbligatorio, e in tempo di crisi ciò che non è obbligatorio si taglia. » .  D'altra parte, nel sito della RAI non solo si parla di "abbonamento" e non di tassa, ma per chi è in regola con il canone è prevista la partecipazione al  concorso Telefortuna, che promette  (per i fortunati)  soggiorni a Sanremo durante il Festival e la possibilità di partecipare ad alcuni programmi tra le file del pubblico.  Come fa giustamente notare l'Associazione, «In nessun Paese al mondo chi paga le tasse può vincere un premio. Così si confondono i cittadini. Il sito web Rai incentiva l'evasione. » 2   
Io credo che quando la RAI sarà finalmente privatizzata; quando spenderà qualche miliardo in meno in trasmissioni sulle quali è meglio stendere un velo pietoso; quando proporrà invece programmi  degni di un paese civile  (a partire da quelli su scienza, tecnologia, cultura in generale); quando la smetterà di etichettare i non paganti  (soprattutto quelli che hanno inviato non una, ma più disdette)  come degli  'evasori'  fiscali;  tutti saranno ben disposti a versare un giusto contributo monetario.  Per un  servizio, però, non per il possesso di un apparecchio televisivo  (come accade invece oggi).

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Note

1  Il più esecrato anche per il modo minaccioso e intimidatorio con cui l'ente spesso tratta coloro i quali, già abbonati, hanno inviato una o più disdette.  Anche per questo motivo, credo, le iniziative per abolire il canone e per non pagarlo sono già numerose.
Sul tema, cfr.  Canone RAI. Un'iniziativa meritoria.   e   Canone RAI: promemoria. .


2  V. l'articolo sul  Sole 24 ore del 31-01-13.
Vale la pena precisare che, secondo diverse inchieste, molti di coloro i quali vengono bollati come  'evasori'  nei confronti della RAI, per quanto riguarda invece gli altri impegni finanziari, sono dei solerti e virtuosi contribuenti.