Vorrei segnalare ai lettori del blog l'articolo di Giuseppe Provenzano pubblicato oggi sul "Riformista".
Finalmente parole chiare, da una certa parte del mondo politico, sui risultati catastrofici che hanno prodotto teorie (pseudo)pedagogiche considerate oro colato fino a pochi anni fa e che sono state utilizzate da personaggi senza scrupoli per i loro affari personali.
Senza arrivare agli eccessi di Crown Woods, il college inglese dove gli studenti più meritevoli si distinguono dagli altri sia per l'abbigliamento che per l'edificio in cui studiano, credo che si arrivato il momento di riportare serietà e selezione all'interno delle scuole, offrendo a tutti pari opportunità, ma senza transigere su principi non negoziabili e soprattutto sul valore della condotta.
Riporto solo un paio di brani dell'articolo.
"Nel declino dei “bravi a scuola” è il declino dell’Italia. E ci sono aspetti strutturali: un’economia sempre meno competitiva, con scarso contenuto di innovazione e conoscenza, sottoutilizza o spreca il “capitale umano”, e non solo contribuisce all’impoverimento collettivo ma scoraggia l’investimento formativo. Il declino dei tassi di iscrizione all’università ne è la più preoccupante testimonianza, così come il rischio che a minori aspettative di benessere, per le nuovissime generazioni, si affianchi ora una minore quantità e peggiore qualità di sapere.
È difficile non cogliere un disegno perverso nella devastazione di una scuola pubblica che pure non riusciva a garantire pieno sviluppo delle capacità e promozione dei talenti, in cui il successo formativo è ancora largamente determinato dal retroterra socio-economico e familiare.