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giovedì 4 dicembre 2014

Disinformazione in rete: la minaccia dei troll.

La polizia di sicurezza lettone ha individuato prove che evidenziano l’attività di “troll” russi all’interno dei social network, portali e blog lettoni, postando commenti con l’obiettivo di affermare idee di propaganda e sostegno al Cremlino e alle politiche di Putin nella regione.
Ne ha parlato un’inchiesta di De Facto, settimanale di approfondimento di LTV1, il primo canale pubblico lettone. La situazione rilevata in Lettonia conferma le inchieste già apparse su altri organi di stampa occidentali, come quella di Anne Applebaum su Slate ripresa in Italia dal Post.
Anche la Nato ha rilevato una forte attività di troll russi in Ucraina, mirata ad esaltare le qualità di Putin e le sue politiche, e che nello stesso tempo criticano aspramente le politiche degli Stati Uniti e dei paesi della Nato che li appoggiano.
L’obiettivo dei troll russi è quello di far apparire la società lettone, o quella degli altri paesi occidentali, in forte disaccordo con le posizioni dei propri governi, e invece aperta ad un sostegno evidente verso il Cremlino.
Un’attività che da un parte mira a dividere la società e dall’altra a immettere nei social network, nei commenti dei portali di informazione e nei blog, informazioni false o distorte, per ingannare e riorientare le convinzioni delle persone che accedo a questi siti.

“Sappiamo che in Lettonia il 30% dei matrimoni è fra lettoni e russofoni – afferma Jānis Kažociņš presidente dell’agenzia per la difesa della Costituzione (i servizi di informazione lettoni ndr) – il che significa che la nostra società non è divisa in due comunità separate. Ma l’attività dei troll nei siti lettoni vuole proprio dare l’impressione che in Lettonia siamo in presenza di due partili ostili fra loro.”
La “casa dei troll” a San Pietroburgo
Kažociņš a De Facto ha rivelato che le indagini della polizia di sicurezza lettone hanno evidenziato che all’inizio questa attività di disinformazione e disturbo nei commenti era stata affidata a giornalisti russi. Poi è stata creata una vera e propria organizzazione, dove operano circa seicento persone, e che ha sede in un palazzo di San Pietroburgo di proprietà di un imprenditore vicino a Putin. I servizi segreti occidentali chiamano questo palazzo “la casa dei troll”.
Questi seicento “troll” vengono ben remunerati. Secondo le informazioni in possesso dei servizi, gli stipendi per la struttura di disinformazione ammontano a 600 mila euro al mese.
La guerra in informazione dei troll finanziati dal Cremlino riguarda non solo la Lettonia, come detto. Attività di ampio raggio sono state individuate anche in Gran Bretagna, in Finlandia, e negli altri due paesi baltici, Estonia e Lituania.


La guerra di disinformazione dei troll russi nei siti lettoni (ed europei), "Baltica", 2-12-14.