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domenica 18 gennaio 2015

La scuola francese e il terrorismo.

Francia, abbiamo un problema e si chiama “scuola”. Dopo le stragi alla sede di Charlie Hebdo e al Hyper Cacher, la manifestazione di solidarietà di tutto il Paese, le accuse all’islam, quelle all’Occidente, i distinguo, è arrivato il turno della scuola. «Come abbiamo potuto permettere che i nostri alunni diventassero degli assassini?», riportava il Le Monde il 14 gennaio, prendendo a prestito il grido di quattro professori di Aubervilliers, la periferia parigina dove sono cresciuti gli assassini, i fratelli Kouachi.

PROBLEMA DELLA SCUOLA. Il ministro dell’Educazione nazionale Najat Vallaud-Belkacem è stata costretta ad ammettere che in decine e decine di scuole, giovedì 8 dicembre, il minuto di silenzio non è stato rispettato per l’opposizione di molti alunni. Gli incidenti eclatanti sarebbero stati più di 200, a conferma che l’integrazione, o come si dice in Francia il «vivere insieme», non funziona. Lo ha dovuto ammettere la ministra, affermando che «il problema delle regole e dell’autorità a scuola si pone», mentre gli insegnanti hanno risposto sconsolati al Le Monde: «La scuola non può risolvere tutti i problemi della società anche perché gli alunni sono con i professori solo per il 10 per cento del loro tempo».

LAICITÀ E UGUAGLIANZA. L’ammissione che esiste un problema è tanto più rilevante se si pensa che negli ultimi due anni il governo di François Hollande ha puntato molto sulla scuola, promuovendo l’anno dell’uguaglianza, la lotta alle discriminazioni e sponsorizzando in ogni modo la laicità, facendo addirittura affiggere in tutte le scuole la “Carta della laicità“, e i «valori repubblicani».

«CANTARE LA MARSIGLIESE». Ieri la ministra Vallaud-Belkacem, dopo aver lanciato una «grande mobilitazione della scuola per i valori della Repubblica», ha riunito sette ex ministri dell’Educazione per chiedere consiglio. Le proposte arrivate per risollevare la scuola francese però non sono allettanti e battono sempre sullo stesso tasto. Una delle proposte principali, «da non prendere alla leggera», è stata «imporre agli alunni di cantare la Marsigliese (l’inno nazionale, ndr).

«AMORE PER LA PATRIA». Poi, secondo il motto ottocentesco «l’istruzione religiosa appartiene alla famiglia, quella morale alla Scuola», è stato ricordato che «l’essenziale a scuola è trasmettere il sapere, i valori repubblicani e l’amore per la Francia». Per questo è stato proposto di aumentare le ore di «educazione civica e morale» statale, insieme «alla distribuzione di libretti della laicità a capi di istituto e insegnanti». Sarà sufficiente?