Un cantiere cominciato quattro anni fa e fermo da uno e mezzo, un edificio scolastico costato 30 milioni di euro che è completato al 90 per cento, ma in cui alunni e professori non sono ancora riusciti a mettere piede. E che ora, abbandonato alle intemperie e ai vandalismi, rischia di degradarsi e di essere pagato ancora più di quanto previsto. La Scuola per l’Europa di Parma attende la sua nuova sede dal 2010. L’edificio, un moderno campus composto da sette palazzi costruito su un’area di 86mila metri quadrati, doveva essere il fiore all’occhiello per la città ducale, che vanta la presenza della seconda scuola europea in Italia, unica dopo Varese ad ospitare un ente di formazione dedicato ai figli dei dipendenti di istituzioni europee. A Parma la Scuola per l’Europa è arrivato nel 2004 grazie alla benedizione dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha portato nella capitale della Food Valley l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, con una serie di progetti annessi, tra cui il Ponte Nord, ad oggi inutilizzabile, e l’istituto scolastico destinato ai figli dei dipendenti dell’Authority e poi aperto dall’ex sindaco Elvio Ubaldi anche a quelli dei lavoratori in trasferta e ai parmigiani. Era il 18 dicembre 2010 quando il suo successore Pietro Vignali, poi finito invischiato in inchieste di corruzione e tangenti, posava la prima pietra dell’opera che avrebbe dovuto lanciare Parma in Europa. L’appalto, affidato all’Ati che riunisce Co.Ge Costruzioni Spa e Unieco soc. cop, prevedeva la realizzazione di un campus in grado di ospitare 1200 studenti tra scuola materna, elementare, medie inferiori e superiori, con tanto di palestra e auditorium.