Sono ormai cinque anni che i terroristi islamici di Boko Haram assediano la Nigeria, e il bilancio di questa guerra è terribile: solo nell’ultimo anno novemila vittime. Lo ha ricordato Ignatius Ayau Kaigama, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, in un’intervista rilasciata alla Bbc. Dopo gli ultimi tre attentati che hanno visto anche il coinvolgimento di tre bambine kamikaze, l’arcivescovo di Jos si è rivolto all’Occidente che cerca di reagire compatto alla strage di Parigi, ricordando che anche la Nigeria ha «bisogno di quello spirito da diffondere in giro. Non solo quando [l'attacco] avviene in Europa, ma quando accade in Nigeria, in Niger, in Camerun. Dobbiamo mobilitare le nostre risorse internazionali e guardare e affrontare le persone che portano tanta tristezza in tante famiglie».
MA QUALI AIUTI AMERICANI. L’appello di Kaigama all’unità contro il fondamentalismo fa seguito all’attacco avvenuto la settimana scorsa a Baga, nel quale hanno perso la vita decine di persone (all’inizio si è parlato addirittura di 2 mila morti, poi la cifra è scesa a 150 ma non è ancora ufficiale), all’attentato di sabato scorso a Maiduguri, portato a termine da una bambina kamikaze che ha fatto 19 vittime, e a quello del giorno successivo in cui altre due bambine kamikaze, di 10 e 15 anni, si sono fatte saltare in aria nel mercato di Potiskum, uccidendo almeno 7 persone e ferendone 48. «È una tragedia monumentale che ha rattristato tutta la Nigeria», ha detto il capo dei vescovi nigeriani. «Ma ci sembra di essere impotenti. Perché se potessimo fermare Boko Haram, lo faremmo subito. Ma continuano ad attaccare e uccidere e occupare territori, con tanta impunità». Alla domanda della giornalista sugli aiuti degli Stati Uniti al Paese, Kaigama ha risposto ribadendo la necessità di non continuare a guardare solo in casa propria: «Se gli Stati Uniti ci aiutano perché Boko Haram cresce? Perché la loro strategia migliora? Mi domando quale sia la qualità degli aiuti che ci danno».
LE BAMBINE KAMIKAZE. Con l’agenzia Fides, poi, Kaigama ha parlato dell’aggravarsi dei metodi utilizzati dal gruppo islamista: «La nuova strategia dei terroristi di Boko Haram, di usare bambine innocenti come bombe umane, è aberrante e inimmaginabile», ha detto. Le bambine mandate dai terroristi al mercato imbottite di esplosivo «sono state indottrinate, hanno fatto loro il lavaggio del cervello per fargli credere che andranno in paradiso compiendo queste azioni». D’altronde, ha continuato l’arcivescovo, «abbiamo ben presente il triste fenomeno dei bambini soldato in diverse zone dell’Africa, che sono indottrinati con terrificanti metodologie di lavaggio del cervello per diventare delle macchine per uccidere».
«UNA GRANDE MARCIA». Anche a Fides Kaigama ha voluto infine ribadire il suo appello all’unità contro il terrorismo. In questo attacco sempre più globale sferrato dai terroristi, ha ricordato, «non c’è distinzione tra cristiani e musulmani: sono tutti fuggiti di fronte alle violenze di Boko Haram anche perché in diverse famiglie vi sono cristiani e musulmani che convivono pacificamente. Chi non condivide l’ideologia di Boko Haram, e tra questi molti musulmani, è costretto a fuggire». Perciò, ha concluso Kaigama, «penso alla grande manifestazione di Parigi e auspico anche qui una grande marcia di unità nazionale che superi le divisioni politiche, etniche e religiose. Dobbiamo dire no alla violenza e trovare una soluzione ai problemi che affliggono la Nigeria».
Benedetta Frigerio, Nigeria, l’appello di Kaigama al mondo: «Anche contro Boko Haram una marcia come a Parigi», "Tempi", 13-01-15.