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domenica 11 gennaio 2015

Uno studente con una passione ammirevole.

«Da bambino ero considerato una schiappa, da adolescente sono passato direttamente ad occupare il ruolo dello sfigato: in effetti sono oggettivamente bruttino, odio ogni tipo di sport e la timidezza mi ingabbia da sempre. Però sopravvivo, grazie a due straordinari salvagente: la consapevolezza e i libri».  
Non indossa alcuna maschera mentre ti parla di sé, davanti ad un computer in cui scorrono tutti i fanta-nomi dei suoi profili digitali: Marco, Vanessa, Giovanni, Ester, Mario, Luca, Giada... Accompagnati da icone a volte insipide e insignificanti, altre volte colorate e spiazzanti.  
Vive in una grande città del Nord, ha 19 anni e frequenta la quinta in un liceo delle Scienze umane . «Non voglio farmi riconoscere, non è ancora il momento di uscire allo scoperto: non ho paura a svelare chi sono ma ho il giustificato timore che poi non seguirebbero più i miei consigli». Sì, perché lo studente «senza nome» ha trovato nei social network lo strumento per farsi ascoltare. E, soprattutto, per dare consigli di lettura ai coetanei. «Sono un appassionato di letteratura, divoro libri da sempre, sono stati il mio rifugio: una passione difficile da condividere se già sei etichettato come il secchione. Così ho deciso di sfruttare le potenzialità della rete: mi sono inventato decine di finti profili su Facebook, attraverso i quali interagire con vecchi e nuovi compagni e amici e instaurare dialoghi finalizzati al diffondere il piacere del leggere e al suggerimento di un buon titolo».  
Da Camilleri a Verga, da «Il cardellino» ad «Harry Potter», da Salinger a Saramago: la biblioteca del «Personal booker 2.0» non si pone confini: quello che cerca di fare è scambiare un paio di battute in chat con l’interlocutore, farne un rapido identikit e, senza che l’altro se n’accorga, buttargli lì l’idea di sfogliare proprio quel volume. Con decine di contatti diversi ogni giorno. Per poi sparire e cambiare subito identità. «Sì, lo so: il mio è un gioco apparentemente un po’ sporco, ma non sto ingannando nessuno: non voglio vendere un’immagine diversa dalla mia, voglio solo che i ragazzi della mia età possano riscoprire il godimento che può trasmetterti un libro. Per vincere la timidezza e uscire dall’anonimato c’è tempo e ci sono altre strade: ma quello è un romanzo ancora tutto da scrivere».  

Federico Taddia, B come book, "La Stampa", 11-01-15.