“Abbi cura della Russia”, gli disse Boris Eltsin 15 anni fa: le ultime parole del discorso con cui il vecchio presidente apparve sui teleschermi la notte del 31 dicembre 1999 per spiegare, ormai sfinito, che lasciava la guida del Paese prima del tempo, per affidarla a sorpresa allo sconosciuto scelto l'estate precedente (o che altri avevano scelto per lui) come primo ministro. Impacciato, senza un sorriso, Vladimir Putin apparve in tv a pochi minuti dalla mezzanotte per fare i suoi auguri. Disse che la Russia era diventata forte grazie alla democrazia e alle riforme, assicurò la preminenza delle libertà fondamentali, e avvertì che neppure per un istante ci sarebbe stato un vuoto di potere. Poi si mise al lavoro, anche se già nelle settimane precedenti la ripresa della guerra in Cecenia e il pugno di ferro verso i terroristi avevano lasciato intuire la linea che il nuovo uomo forte del Cremlino avrebbe seguito.
“Abbi cura della Russia”: la stabilità garantita negli anni successivi e il rafforzamento dell'economia avviato a partire dal 2000 furono la prima risposta del nuovo presidente a Eltsin. E la chiave con cui il sistema si apprestava a celebrare questi primi 15 anni - “L'inizio di una nuova era”, scrive la Tass - esaltando i progressi di un Paese che ogni russo ha visto via via trasformarsi intorno a sé, migliorare insieme al tenore di vita di una parte consistente della popolazione, dopo i traumi degli ultimi anni 90. Ma all'improvviso, proprio sul finire di questo ultimo anno, il castello costruito da Putin sembra in pericolo.
“Il ritorno a casa della Crimea resterà per sempre un capitolo importante nella storia della Russia”, ha detto il presidente mercoledì sera nel suo messaggio augurale ai russi, trasmesso nelle regioni dell'Estremo Oriente per prime per poi inseguire i fusi orari e avvicinarsi alla mezzanotte di Mosca.
E' questa la sintesi di un anno russo che per gran parte del mondo è stato drammatico, dai morti di Kiev alla tragedia dell'Est dell'Ucraina, dalle prime sanzioni all'impatto sempre più duro sulle economie. Ma per Putin l'unica lettura possibile di fronte al Paese è l'esaltazione della patria che ha ritrovato una terra perduta, la convinzione che la linea seguita in Ucraina sia quella giusta, e che la difesa dell'onore, della forza e della stabilità della Russia circondata da un mondo ostile non abbia prezzo. Sono le basi su cui Putin mantiene una popolarità incredibile, superiore all'80%. Soltanto questa può salvarlo.
Ogni giorno, compreso l'ultimo giorno dell'anno, le notizie economiche da Mosca mostrano cifre sempre più inquietanti: l'inflazione che in dicembre ha raggiunto l'11,4%, il potere d'acquisto che si assottiglia insieme al valore del rublo, gli interventi dello Stato a difesa delle banche e delle grandi compagnie che il Cremlino si è impegnato a salvare, fornendo la liquidità che la crisi e le sanzioni hanno prosciugato. L'ultimo è un intervento a favore di Gazprombank, il governo russo ha acquistato azioni privilegiate per 700 milioni di dollari circa attingendo al Fondo nazionale per il welfare - costruito negli anni dai profitti del petrolio: un altro dei numeri che angosciano gli economisti, perché se il prezzo del greggio resterà intorno agli attuali 60 dollari al barile la recessione dell'economia russa sarà del 4% nel 2015, calcola il governo.
Qualcuno cerca di metterla sul ridere. “Ho investito i risparmi di una vita nell'euro” - è uno degli scherzi che girano sul web russo -. “Ah sì? E quanto hai comprato?” “Un euro solo, appunto, tutto quello che posso permettermi con questo cambio”. Sul finire dell'anno l'intervento massiccio di governo e Banca centrale ha cercato di riportare un'apparenza di stabilità sui mercati, di dare la sensazione che le autorità hanno un piano coordinato per controllare la situazione. Ma per quanto tempo dureranno le risorse dello Stato russo, quanto tempo regaleranno a Putin prima che le difficoltà dell'economia e le rinunce che comportano intacchino l'appoggio dei russi per il presidente?
di Antonella Scott - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/yAyOY8
Martedì sera, quando l'opposizione ha cercato di risvegliare la protesta che aveva scosso Putin nell'inverno del 2011-12, pochi hanno sfidato il gelo e la polizia antisommossa schierata davanti al Cremlino. La Russia non si ribellerà nel nome di Aleksej Navalny, il blogger condannato per corruzione. Ma quel piccolo battaglione potrebbe ingrossarsi, è un campanello d'allarme per la stabilità del Paese, e Putin sbaglierebbe a non ascoltarlo. “Il prossimo anno - ha detto nel suo messaggio di Capodanno - sarà come noi lo avremo fatto”.
Antonella Scott, Putin, 15 anni di potere assoluto. Il suo castello scricchiola ma i russi sono ancora con lui,, "Il Sole 24 Ore", 1-01-15.